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mercoledì 20 luglio 2016

 

Oggi ci sono più afro-americani in carcere o libertà provvisoria che schiavi nel 1850

di Silvia Arana per Agencia Paco Urondo

 

La giornalista Silvia Arana analizza la situazione razziale negli Stati Uniti. “Fino al 13 luglio 2016, la polizia aveva ucciso 518 persone. Una quantità sproporzionata delle vittime è composta da giovani afro-americani”. 

 

Secondo il calcolo Fatal Force del Washington Post, nel 2015 la polizia ha ucciso negli Stati Uniti 990 persone. Il 13 luglio 2016 i morti erano arrivati a 518.  Una quantità sproporzionata delle vittime è composta da giovani afro-americani.

Michael Eric Dyson, professore di sociologia a Georgetown, ha detto: “E’ chiaro che voi, gli statunitensi bianchi, non ci capirete mai. Siamo una nazione di quasi 40 milioni di anime nere all’interno di una nazione di oltre 320 milioni di persone. Non la pensiamo tutti allo stesso modo… ma c’è una cosa su cui la maggioranza di noi è d’accordo: non vogliamo che i poliziotti ci ammazzino senza temere di finire sotto processo e tanto meno di andare in carcere, perfino quando tutto il mondo ci vede morire in video amatoriali. Non capirete mai la disperazione che sentiamo osservando questi fatti più e più volte, mentre le immagini tremolanti raccontano una storia più dura di quello che gli occhi sono disposti a credere: che la vita dei neri valga così poco, che la morte di due uomini neri, Alton Sterling e Philando Castile, sia  stata registrata in un video e che tutto questo sia successo mentre guardavamo la polizia sparare. La polizia fa parte di una guerra non dichiarata contro la negritudine [… ] Ci sentiamo indifesi perché non riusciamo a farvi capire che le nostre vite di neri contano. Ci sentiamo indifesi e incapaci di evitare che continuiate a uccidere dei neri …”. [1]

 

La lotta per i diritti degli afro-americani: “Non bisogna confondere la visibilità con il potere”

L’affermazione che “le vite dei neri contano” è stata la bandiera del movimento sociale Black Lives Matter, sorto tre anni fa al culmine della violenza poliziesca contro gli afro-americani, gli ispanici e altri gruppi etnici. Alicia Garza, cofondatrice di Black Lives Matter, ha sottolineato che sebbene il movimento sia cresciuto e abbia acquisito forza a livello nazionale, è necessario ampliare il lavoro realizzato in questi anni, andare oltre il risveglio culturale e arrivare a una trasformazione reale, perché la visibilità ceda il posto al potere e le vite dei neri contino veramente.  “Credo che la gente possa confondere la visibilità con il potere” ha ammonito. “In realtà le condizioni nella nostra comunità non sono molto diverse da prima”. [2]

La situazione delle comunità afro-americane, ispaniche e di altri gruppi etnici è devastante: disoccupazione, detenzioni di massa, mancanza di accesso all’istruzione e alla sanità e violenza poliziesca smisurata e impunita.

Per quanto i dati siano molto conosciuti, ricordiamo che nel paese con la popolazione carceraria più numerosa al mondo, il 40% dei detenuti è costituito da afro-americani, che però rappresentano solo il 13% della popolazione. Oggi ci sono più afro-americani in carcere o libertà provvisoria che schiavi nel 1850.

 

Un sistema di vigilanza razzista

Quali sono le cause di questa situazione? Varie importanti voci della comunità afro-americana hanno  evidenziato che il problema non sono i poliziotti razzisti, ma un sistema razzista. La definizione del profilo di un delinquente basata sulla razza viene ampiamente usata dalla polizia in tutto il paese. Il sistema di vigilanza parte dalla premessa che un nero è di per sé sospetto. In un conteggio realizzato in un tratto di autostrada nel New Jersey è emerso che il 46% dei conducenti fermati era afro-americano, ispanico o appartenente a un altro gruppo etnico minoritario, anche se solo il 15% di loro era sospettato di aver guidato al di sopra del limite di velocità. In tutti gli altri stati succede la stessa cosa.

 

“Il razzismo serve a fare soldi”

La scrittrice afro-americana Toni Morrison, Premio Nobel della Letteratura, ha sottolineato come il razzismo sia una costruzione sociale per fare soldi, visto che le razze non esistono dal punto di vista scientifico o antropologico. “A volte ci dimentichiamo che il colonialismo è stato ed è una guerra, una guerra per controllare le risorse di un altro paese, ossia per fare soldi. Possiamo ingannarci pensando che il nostro sforzo per ‘civilizzare’ o ”pacificare’ altri paesi non sia collegato al denaro. Lo scopo della schiavitù era fare soldi: mano d’opera gratis per i proprietari di schiavi e per l’industria. Gli attuali ‘lavoratori poveri’ sono come le ricchezze inesplorate dell’‘Africa nera coloniale’: accessibili a prezzi irrisori di acquisto e con salari da fame e sottoposti al potere delle corporazioni che si moltiplicano e soffocano le voci di dissenso…”. [3]

 

L’assassinio legalizzato al servizio del neoliberismo

All’interno della narrazione dominante il dibattito si pone in termini di “polizia razzista” o afro-americani che “non rispettano la polizia”. In realtà il razzismo e l’abuso poliziesco svolgono una funzione vitale per il sistema neoliberista: la polizia viene usata per reprimere le comunità afro-americane povere, al fine di evitare qualsiasi forma di ribellione, mentre si saccheggiano le risorse e la ricchezza si concentra nelle mani delle elite.

Secondo Chris Hedges, noto giornalista investigativo statunitense, la polizia commette “assassini legalizzati” contro persone di colore non necessariamente per razzismo, ma perché le comunità impoverite sono diventate piccoli “stati di polizia”. Qui gli agenti possono imprigionare, interrogare e arrestare le persone senza motivo per lunghi periodi e perfino assassinarle nella più totale impunità. Dice Hedges: “L’obiettivo dello stato corporativo è avere gli strumenti, la giustificazione legale e la capacità di privare i cittadini di diritti, ricchezza e risorse. Quelli che vengono scartati, soprattutto gli afro-americani poveri, si vedono negati un lavoro degno, l’istruzione e cure sanitarie adeguate […]. Li si trasforma in delinquenti. Dalla nascita alla morte sono intrappolati in stati di polizia e gli si dà anche la colpa della loro miseria”.

Hedges lancia un appello per porre fine alla barbarie degli assassini legalizzati e avverte: “Dobbiamo liberarci della velenosa ideologia del neoliberismo. Se continuiamo a essere suoi prigionieri, precipiteremo nell’incubo che affligge i nostri vicini.” [4]

 

Note

[1] What White America Fails to See, Michael Eric Dyson, professore di sociologia a Georgetown, Sunday Review The New York Times

[2] Intervista ad Alicia Garza, cofondatrice di Black Lives Matter, con Sonali Kolhatkar, Truthdig

[3] No Place for Self-Pity, No Room for Fear, Toni Morrison, The Nation

[4] Legalized Crime and the Politics of Terror, Chris Hedges,Truthdig

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