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Mercoledì 21 Settembre 2016

 

Afroamericano ucciso a Charlotte dalla polizia, scoppia la rivolta... i media gettano fango

 

Dopo Terence Crutcher in Oklahoma lunedì scorso, l'assassinio di Keith Lamont Scott ieri è l'ennesimo di un afroamericano da parte della polizia. Freddato per l’intolleranza e il delirio razzista che è tratto unificante della sequela di uccisioni dei copsai danni di persone di colore negli stati federali dell’ America, questa volta l’omicidio è avvenuto a Charlotte, nella Carolina del Nord.

Nonostante i goffi tentativi di camuflage da parte della narrazione mainstream statunitense ed europea sin dalla prima mattinata,che ha posto l’accento sui disordini delle ore successive, l’uomo ucciso era disabile, disarmato (secondo le testimonianze di coloro che stavano assistendo alla scena nei paraggi, solo per il poliziotto sarebbe stato armato,e stava leggendo alla fermata del bus mentre attendeva il figlio di ritorno da scuola). I principali media locali e internazionali filo-statunitensi hanno sentenziato che fosse armato, il che ha scatenato l’amaro sarcasmo di molte persone nei social che hanno detournato la fuorviante distorsione in “era armato.. di libro”.

La notte è diventata subito caldissima a Charlotte, con centinaia di afroamericani in rivolta che hanno bloccato le strade e sanzionato diverse pattuglie della polizia, la cui risposta ha portato a scontri, con lanci di lacrimogeni da parte delle guardie. Epicentro della rivolta le strade del quartiere della vittima. Le forze dell’ ordine ferite sarebbero una dozzina, mentre la principale autostrada della città è stata bloccata.

La mente corre indietro alle scene di poco più di due anni fa, dopo l’uccisione di Michael Brown che causò lo scoppio dei riots a Ferguson, mostrando al mondo le ingiustizie e gli episodi sistematici di razzismo e classismo perpetrati dalle forze dell’ ordine statunitensi a danno degli afroamericani, in esponenziale aumento negli ultimi anni. Un eccidio che per contro non ha visto ripercussioni legali ai danni degli esecutori divisa, anzi alcuni di essi ( è il caso di agenti in servizio nel NYPD) han visto aumentare stipendi e grado..

 

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23 settembre 2016

 

Rivolte a Charlotte e Tulsa contro il massacro dei neri da parte della polizia

 

Più che negli Stati Uniti sembra ormai di vivere nel Sudafrica dell’apartheid. Cittadini neri uccisi ripetutamente dalla polizia e “neri” in piazza per protestare contro la brutalità poliziesca. “La vita dei neri conta” è ormai non solo una campagna (Black live Matter) ma è un allarme disperato sulla discriminazione razziale rivelatasi plateale in un paese che fino a novembre avrà ancora il suo primo, unico e forse ultimo presidente nero.  Quella che sembrava l’ennesima dimostrazione del sogno americano – anche un “nero” può diventare presidente – si è trasformato in un incubo.

A Charlotte, dopo la seconda notte consecutiva di scontri e devastazioni, il governatore del North Carolina ha dichiarato lo stato di emergenza , dando il via libera all'intervento della Guardia Nazionale. Nelle prossime ore non si esclude il coprifuoco. Negli scontri – durissimi, questa volta ci sono stati anche 12 poliziotti feriti – è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco un manifestante, che è morto in ospedale dopo ore di agonia in circostanze ancora tutte da chiarire. Le autorità si sono affrettate a dire che gli agenti non hanno sparato, ma sull'episodio si sta ancora indagando.

I manifestanti a Charlotte si sono radunati nei pressi della Università del North Carolina subito dopo la notizia della morte per mano della polizia di un uomo di 43 anni di nome Keith Lamont. La polizia dice di aver sparato perché l'uomo rappresentava una grave minaccia. Sull’episodio esiste però un video che la polizia si è rifiutata di rendere pubblico. Dalle immagini, come ha ammesso il capo della polizia, non si capisce se Scott punti davvero una pistola verso i poliziotti, come finora raccontato dalle autorità. Secondo i familiari in mano aveva un libro.

Intanto anche a Tulsa un altro afroamericano è morto per mano della polizia. È il terzo caso del genere in pochi giorni negli Stati Uniti. L'ultima vittima si chiamava Tawon Boyd, aveva 21 anni ed era disarmato. Cinque agenti, sono piombati nel suo appartamento dopo una segnalazione, lo hanno pestato e immobilizzato a terra. Dopo alcuni giorni di agonia il ragazzo è morto. I familiari accusano la polizia, secondo loro c'è stato un uso eccessivo e ingiustificato della violenza.

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