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17.10.2016

 

Per salvare la Clinton, Obama dichiara cyber-guerra alla Russia

di Ulderico de Laurentiis

 

Secondo la storica emittente televisiva americana NBC, l'anatra zoppa starebbe tentando il colpo gobbo.

 

La Casa Bianca sta valutando la possibilità di sferrare un attacco informatico contro la Russia, in risposta alle sospette azioni di interferenza da parte di Mosca nelle elezioni presidenziali Usa. A riportarlo è stata la rete NBC, network radiotelevisivo statunitense con sede presso il Rockefeller Center di New York.

Secondo la storica emittente televisiva americana, l'anatra zoppa (appellativo solitamente utilizzato per indicare i limitati poteri dei presidenti americani in particolari condizioni politiche, come l'essere a fine mandato), starebbe tentando il colpo gobbo.

Barack Hussein Obama II, avrebbe incaricato la CIA di preparare varie opzioni per un'operazione "clandestina" di attacco informatico ad ampio raggio allo scopo di danneggiare e "imbarazzare" la leadership del Cremlino.

Le fonti di intelligence citate dalla Nbc News non forniscono i particolari delle misure allo studio della Cia, ma riferiscono che l'agenzia di intelligence ha già avviato i preparativi dell'operazione, tra i quali la scelta dei bersagli da colpire.

In sostanza l'amministrazione americana, senza fornire alcuna prova, ha accusato la Russia di voler influenzare la campagna elettorale USA e di essere responsabile delle operazioni hacker che hanno portato Wikileaks a entrare in possesso di migliaia di email dei democratici americani. Tra gli intercettati, il responsabile della campagna elettorale di Hillary Clinton, John Podesta del quale il sito web di Assange rilascia quasi quotidianamente la corrispondenza elettronica. Da qui il passo falso di Obama che avrebbe già dato via libera ai servizi segreti di operare e aprire delle "doors" nei sistemi informatici del governo russo. Una mossa azzardata, dato che in questo modo a Washington stanno pubblicamente ammettendo di essere coinvolti in attività di hackeraggio contro uno stato sovrano, manifestando l'intenzione di attaccarlo in assenza del benchè minimo indizio.

Il Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, ha risposto con preoccupazione alle indiscrezioni su un attacco americano ai sistemi informatici del suo governo. In una dichiarazione riportata dall'Ansa e attribuita alle agenzie Tass e Interfax, Putin ha chiarito subito che, in violazione delle regole internazionali, "minacciando la Russia di scatenare un attacco hacker, gli Stati Uniti ammettono per la prima volta di essere coinvolti in questo genere di attività".

D'altro canto le indiscrezioni di NBC news non sono state smentite dal governo statunitense, anzi il vice presidente Joe Biden ha annunciato che Washington "sta per mandare un messaggio" a Putin. "Abbiamo la capacità di farlo e il messaggio sarà inviato. Lui sarà in grado di riconoscerlo e questo avverrà quando decideremo". Il presidente russo ha poi replicato facendo notare che questo comportamento è contrario alle regole internazionali, rigettando la tesi che le violazioni subite dal partito democratico e dalla Clinton siano responsabilità del suo governo.

Intanto la live map degli attacchi hacker nel mondo, pubblicata dalla Norse Corporation, consultata mentre scriviamo, offre una fotografia curiosa: la maggior parte dei cyber conflitti sembrano originati dagli USA e destinati alla stessa nazione.

Tuttavia in presenza di attacchi così sofisticati si suppone che essi possano essere mascherati altrettanto sofisticatamente, facendo intendere una fonte e una provenienza diverse da quelle reali.

In clima di intensa cyber warfare, il sabotaggio, l'inganno e il depistaggio fluiscono alla velocità dei bit e anche per questo la minaccia di guerra informatica della Casa Bianca che attribuisce ai russi interferenze e attacchi hacker senza fornire prove, rischia di essere solo un pericolosissimo tentativo di Obama di soffiare sul fuoco della guerra mondiale per tirare fuori Clinton e democratici in campagna elettorale dal pesante macigno delle rivelazioni di WikiLeaks.

Del resto, Donald Trump ne approfitta, inchiodando quotidianamente la sua avversaria a quanto emerge dai leaks. Il numero uno della campagna elettorale di Hillary Clinton, John Podesta, ha accusato il fondatore di WikiLeaks Julian Assange di aiutare Trump nella corsa elettorale alle Casa Bianca e nello stesso tempo la Russia di essere dietro l'ultimo attacco hacker al suo account Gmail, dopo il quale il sito di Assange ha pubblicato migliaia di mail personali del consigliere politico della candidata democratica.

Da qui, appare assurdo che Obama si spinga addirittura a fare proprie queste tesi, senza dare al mondo la "pistola fumante" usata dai russi.

Una posizione fuori dalla realtà e per giunta molto pericolosa.

Sullo sfondo le tante domande senza risposte sui finanziamenti sospetti alla Fondazione dei coniugi Clinton; sulle ingerenze nella crisi siriana; le relazioni con i jihadisti; i rapporti con Wall Street e le grandi banche d'affari; gli americani che non votano per lei definiti miserabili e deprecabili; il rischio di un conflitto di proporzioni mondiali per gli interessi di un establishment ormai inviso ad ben ampie fasce della popolazione americana.

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