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23 ottobre 2016

 

Il Columbus Day: alla scoperta di un’altra America

di Alexander Dugin

Traduzione di Vollmond

 

Oggi è il Columbus Day e si festeggia la scoperta dell’America. Si avvicina inesorabilmente l’8 novembre, giorno delle elezioni presidenziali americane . Non resta che un ultimo confronto tra la protetta del governo mondiale, Hillary Clinton, e il portavoce dell’americano medio, Donald Trump, il vero rappresentante dell’America. Presto i nodi si scioglieranno…

Nel corso di queste elezioni, per la prima volta dopo diversi secoli, si è riusciti a rispondere a una domanda fondamentale: dove sono gli Stati Uniti? Questa domanda è stata posta nel corso della Guerra d’indipendenza, quando nessuno ha sostenuto i massoni della loggia dei Figli della Libertà nella loro rivolta contro la corona di Sua maestà. La seconda volta nel corso della Guerra di seccessione, quando il Nord universalista e repubblicano, rappresentante del progressimo liberale, si scontrò con il Sud democratico, che aveva votato per la schiavitù e aveva visto nelle iniziative di Lincon un tentativo contrario alla sovranità degli stati autonomi. La terza volta risale ai 14 punti del presidente Woodrow Wilson, diventati di fondamentale importanza quando, dopo la prima guerra mondiale, Wilson ha dichiarato che gli Stati Uniti sarebbero stati i garanti della democrazia e del liberalismo su scala mondiale.

Questo significava che l’America sarebbe passata dal suo tradizionale isolamento all’espansionismo imperiale prendendo il testimone dalla Gran Bretagna, ormai divenuta una periferia dell’impero americano.

Nel XX secolo il successo degli Stati Uniti è stato rafforzato da interventi mirati dell’élite globalista. Il crollo dell’Urss nel 1991 ha portato alla creazione di un ordine mondiale unipolare. L’insediamento di un governo mondiale, per il quale le logge massoniche lottavano da secoli, si sarebbe potuto realizzare più facilmente ora che visto gli Stati Uniti non avevano più rivali. I neocons, tra i quali ex trotskisti, hanno annunciato l’inizio di un nuovo secolo americano. La costruzione dell’impero globale americano entrava nella sua fase finale.

Tutti i candidati, democratici e repubblicani, concordano. Tutti, tranne Donald Trump. È il tema del momento.

Trump rappresenta l’americano vero e assoluto. Secondo lui, la libertà è sempre libertà di scelta, di parola e azione. Poco importa ciò che le élite considerano o ciò che le regole del politicamente corretto esigono. Lui pensa: «Se questo va contro la mia volontà e il mio spirito, non mi interessa, perché sono libero». O come dice lo slogan dello stato del New Hampshire: «vivi libero o muori». Questo è anche il motto di Donald Trump. La libertà è la facoltà di dire sì o no a tutto: sia al globalismo sia ai neocons, alle élite politicamente corrette e al governo mondiale. Trump non è un ideologo. Non ha una strategia a lungo termine. Non pensa che all’America. È la cosa più importante per lui! Non sono parole vuote. Se l’America sarà grande, il suo programma sarà realizzato.

Ma questa grandeur è incompatibile con la situazione attuale. Tutti i popoli e le nazioni del mondo, alleati compresi, detestano gli Stati Uniti. Alcuni tra loro ne hanno semplicemente paura, o da lei dipendono, mentre altri si sono liberati dal suo giogo. Alla testa di coloro che non la temono e sono indipendenti c’è la Russia di Putin. La Russia è il principale nemico del governo mondiale. Ma Trump non accetta quest’affermazione. Veramente la Russia minaccia gli Stati Uniti e la sua integrità territoriale? La Russia minaccia la potenza economica americana? Questo paese ha intenzione veramente di infliggere un duro colpo all’America? Putin combatte veramente lo Stato islamico in Siria e in Iraq? Certo che sì! Putin respinge il governo mondiale e insiste sulla sovranità, ma nello stesso tempo, agisce alla maniera americana anteponendo la libertà a tutto. Se l’America fosse ancora una volta grande e libera, questo ragazzo difficile chiamato Putin potrebbe non essere più un nemico, bensì un amico o un alleato.

Ecco perché biasimano Trump. Sembra che l’élite mondiale dei banchieri e dei globalisti, agendo in nome del liberalismo e della libertà, detestino la libertà stessa. Scorgono il nemico nel volto di Putin e, a livello nazionale, in quello di Trump. Ma il dato più importante è già irreversibile. Gli Stati Uniti non saranno mai più ciò che sono stati finora. Infatti Trump ha iniziato una nuova rivoluzione americana. Questa rivoluzione è, ancora una volta, per la libertà. Ma questa volta si tratta di liberarsi dalla psicopatica élite globalista. Come il genio imprigionato nella lampada, una volta liberato, non tornerà schiavo di nuovo. Poco importa ciò che arriverà, Trump e i suoi sostenitori non si dissolveranno dopo le elezioni.

La società americana ha riassaporato il gusto della libertà. Il gusto della libertà è la strada per decidere, scegliere, parlare e agire. Così, con la vittoria di Trump, assisteremmo a una nuova rivoluzione americana. Per la vostra libertà e la nostra. Cari fratelli americani.

 


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12.10.2016

 

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