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14 novembre 2016

 

Ecco chi è lo smanettone antisemita che darà la linea a Trump

di Stefano Cagelli

 

Steve Bannon sarà il capo stratega della Casa Bianca. Dal sito Breitbart News ha sdoganato le posizioni più estreme, xenofobe e complottiste dell’ultra-destra americana.

 

Gli occhi del mondo sono puntati su New York, in particolare sulla Trump Tower. E’ qui che in queste ore si sta delineando il futuro di quella che sarà la prossima amministrazione americana. L’interrogativo, ovunque, è sempre lo stesso: quante delle promesse fatte in campagna elettorale faranno effettivamente parte del programma di governo del presidente eletto? Questo, ovviamente, lo diranno con chiarezza solo le prossime settimane e quanto verrà fatto dal momento dell’insediamento in poi.

Per ora bisogna limitarsi a decriptare non solo le prime parole di Trump, ma anche le prime mosse. Sappiamo, per esempio, che per sostituire Antonin Scalia alla Corte suprema verrà nominato un giudice anti-aborto e favorevole al secondo emendamento (quello che di fatto consente l’uso indiscriminato delle armi da fuoco) vicino alla destra cristiana. Sappiamo che l’intenzione di costruire un muro – o quantomeno una barriera – lungo tutto il confine tra Stati Uniti e Messico rimane una priorità. Sappiamo che c’è l’intenzione di “deportare o incarcerare due o tre milioni di immigrati clandestini con precedenti penali”.

Certo, sappiamo anche che il presidente eletto ha speso parole di ammirazione (a differenza di quanto aveva fatto in campagna elettorale) nei confronti del suo predecessore Barack Obama, un uomo a suo dire “fantastico, amichevole, molto intelligente e dotato di gran senso dell’umorismo”. Sappiamo però, al tempo stesso, che ha confermato che smantellerà le fondamenta della riforma sanitaria nota come ‘Obamacare’, tanto contestata dai repubblicani al Congresso.

Ma in un contesto in cui si moltiplicano le aggressioni a sfondo razzista propugnate dai seguaci del tycoon da una parte e le manifestazioni di protesta dall’altra, a fare notizia sono le prime nomine ufficiali fatte da Trump. Nomine che sembrano al momento confermare la volontà del miliardario newyorkese di procedere con una politica “cerchiobottista”, con l’intento di lanciare un messaggio di distensione da un lato e di rinvigorire il proprio elettorato dall’altro.

E’ questa la logica che lo ha portato ad affidare due ruoli chiave della futura amministrazione a due profili tra loro apparentemente opposti. Il “moderato” Reince Priebus, presidente del Comitato nazionale repubblicano, è stato scelto come capo dello staff, mentre Stephen Bannon, il numero uno della campagna elettorale, una figura dell’ala più conservatrice, sarà ‘chief strategist’ (capo stratega) e consigliere anziano del presidente. Il primo è la quintessenza dell’establishment repubblicano, uno dei leader principali del partito, grandissimo conoscitore delle dinamiche del Congresso di Washington.

Il secondo, invece, è quanto di più inopportuno e preoccupante si possa immaginare. Noto per posizioni vicine al nazionalismo bianco, accusato di antisemitismo, l’aggressivo ex patron del sito ultraconservatore e populista Breitbart News, Steve Bannon, è l’uomo che avrà un ruolo chiave nella Casa Bianca di Donald Trump. Sarà lo stratega della linea politica, l’uomo di fiducia del presidente per le grandi questioni americane e internazionali. Già il fatto che, nel comunicato con cui è stato dato l’annuncio, il suo nome figuri prima di quello di Reince Priebus, desta non poca preoccupazione circa il ruolo di interlocutore privilegiato che avrà Bannon nello Studio Ovale.

Negli ultimi mesi ha guidato la campagna elettorale di Trump, ma per anni è stato l’uomo, che dalla piattaforma di Breitbart News, ha soffiato sul fuoco dei movimenti più estremi nel panorama politico americano. Sessantadue anni, non è solo l’autore di un documentario che osanna Sarah Palin, ma ha guidato fino ad agosto scorso il sito ferocemente ostile ad Hillary Clinton e allo stesso establishment repubblicano, facendone l’orgoglioso portavoce, lo ha detto lui stesso, della “piattaforma di alt-right”, la frangia legata all’ideologia della destra radicale, suprematista e anti-semita.

Sotto la guida di Bannon, il sito ha virato ulteriormente a destra, portando all’esterno voci misogine, complottiste e xenofobe. Ha anche alimentato le più varie teorie cospirative, dalla nazionalità non americana di Barack Obama ai rumor sulla salute di Hillary Clinton, passando per l’accusa ad Huma Abedin, braccio destro di Hillary, di essere una spia di Riad. Non solo. Il sito ha un’influenza “palpabile”, come ha scritto il New York Times, sui social media: nell’ultimo anno ha raddoppiato i suoi contatti da Facebook e la notte delle elezioni, ha ricevuto il quarto numero più alto di interazioni di utenti sull’intera piattaforma di Mark Zuckerberg. Bannon è anche considerato l’uomo che si è inventato la conferenza stampa a sorpresa, con cui Trump fece precedere il secondo dei dibattiti tv contro la rivale democratica: il magnate repubblicano attorniato dalle donne accusatrici di Bill.

Una nuova redazione sarà presto aperta a Washington per seguire da vicino la Casa Bianca ma, per poter creare un pacchetto che dia voce a tutti i movimenti anti-establishment e spesso considerati “di destra” del resto del mondo, Bannon sta guardando anche all’Europa e all’Africa. Da mesi titoli vengono dedicati alle gesta della Le Pen in Francia (che è già stata “sponsorizzata” fortemente da Breitbart), dell’Ukip di Farage in Gran Bretagna e dai pro Brexit, dell’Alternative per la Germania (AFD), il PVV in Olanda e anche dell’M5s in Italia (vedi l’elezione della Raggi a Roma) o della Lega.

La nomina di Bannon – che nel suo curriculum professionale ha anche un passato manageriale presso Goldman Sachs e in quello personale una denuncia per violenze domestiche nei confronti dell’ex moglie – sta facendo rapidamente il giro del mondo. “Sebbene al presidente eletto vada riconosciuto il beneficio del dubbio”, scrive il quotidiano israeliano Haaretz, la nomina di Steve Bannon nel ruolo di capo della strategia della nuova amministrazione non lascia ben sperare.

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