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23.11.2016

 

Che cosa è l'Alt-right americana? La nuova propaganda sulla supremazia dei bianchi

di Andrea Spinelli Barrile

 

Sabato 19 novembre, presso il Ronald Reagan Building and International Trade Center di Washington, circa 200 persone hanno partecipato alla conferenza annuale del National Policy Institute (NPI), un think-tank americano nato nel 2005 ad Arlington, Virginia, promotore di idee nazionaliste di estrema destra e per la supremazia della razza bianca.

L'NPI descrive se stesso, sul suo sito internet, come “un'organizzazione indipendente dedicata al patrimonio, all'identità e al futuro delle persone di discendenza europea residente negli Stati Uniti e in tutto il mondo”: dal 2016 il think-tank è guidato da Richard Bertrand Spencer, nato nel 1978 a Boston e residente a Whitefish, nel Montana, ex-giornalista fondatore nel 2010 del sito internet AlternativeRight.com e creatore del termine “Alt-right” per indicare un movimento ideologico volto a promuovere la supremazia dei bianchi.

Oggi, in America, sempre più persone sanno cosa si intende quando si parla di Alt-right: “È il sogno di una società nuova, un etno-Stato, il punto d'incontro per tutti gli europei” spiega Spencer alla piccola folla accorsa a Washington per acclamarlo, “dobbiamo attivarci per una pulizia etnica pacifica”. Definire con precisione l'Alt-right non è facilissimo: cercando di fare più chiarezza possibile in questa zona grigia di elettorato e politica americana è molto utile affidarsi alle parole proprio di Richard Spencer e dei suoi sodali per capire bene di cosa stiamo parlando quando parliamo di National Policy Institute e ultra-destra americana. La conferenza di Washington è stata lunga: 11 ore di interventi e tavole rotonde chiusi nei locali dell'edificio che prende il nome dal presidente-attore Ronald Reagan, a pochi isolati dalla Casa Bianca. Una lunghissima sequela di idee, proposte e progetti, tantissima filosofia spicciola e una consapevolezza molto chiara: smetterla di agire come un'organizzazione clandestina e cominciare a pensare, e agire, come un gruppo organizzato, “come l'establishment”. The Atlantic ha promesso un documentario su questo nuovo spaccato di politica americana. 

“Hail Trump! Hail our people! Hail victory!” ha salutato Richard Spencer al termine del suo intervento, in chiusura di giornata, mascherando con la traduzione di 'Ave' in inglese (ma urlando 'hail' negli USA si prende benissimo anche il taxi) il vecchio 'Heil' di hitleriana memoria, quel 'Sieg Heil' - 'salve vittoria' - che richiama a un passato orrendo. Spencer, vestito con un bel completo grigio, nel salutare la folla ha alzato in aria il bicchiere d'acqua che aveva a disposizione sul palchetto mentre molti dei presenti in sala tendevano il braccio verso di lui mostrando fieramente il saluto nazista. La lunghissima giornata dell'NPI e dei suoi militanti si è svolta pacificamente: una sfilata di oratori si è alternata sul palco discutendo della propria ideologia in forma piuttosto leggera, senza mai istigare alla forca né lanciando provocazioni particolarmente forti. Altrettanto vero è che se il contenitore NPI era decisamente ripulito il contenuto puzzava di razzismo lontano un miglio.

Il pubblico, di età media piuttosto bassa per una convention politica, era lì per sentirsi dire qualcosa di preciso, di rassicurante, che stuzzicasse e riscaldasse la loro paura usando l'odio come combustibile e accendendo il tutto col calore dell'arte oratoria: Spencer che sorride nel citare i motti della propaganda tedesca nazionalsocialista, Spencer che si scaglia contro gli ebrei, Spencer che afferma che “l'America appartiene ai bianchi, ai figli del sole” schiacciati ed emarginati da un presente infausto che ha seguito un glorioso passato da conquistatori e creativi. Un passato che, dice Spencer, è pronto a tornare più bello di prima. “Il Presidente Donald Trump risveglierà la nostra identità” ha urlato dal palco l'ex-giornalista: l'NPI, lui stesso, erano dei perfetti sconosciuti prima che abbracciassero il programma politico del Presidente eletto ed oggi l'Alt-right americana, un'ultradestra che in confronto il Tea Party è un circolo di educande, è sempre più conosciuta all'audience americana e internazionale.

E, come spiega il New York Times, oggi i leader dell'NPI pretendono di avere almeno un orecchio nella stanza ovale della Casa Bianca. Già descrivendo il panorama europeo dei legami transnazionali dei partiti di destra e ultradestra nei Paesi UE e confinanti, noi di IBTimes Italiaavevamo parlato di 'altro-establishment', al posto dell'abusato anti-establishment, per descrivere il lavoro di cesello politico delle destre europee. Negli Stati Uniti sta succedendo, né più né meno, la stessa cosa: “L'America è stata, fino alla scorsa generazione, un Paese bianco disegnato per noi e i nostri successori: è la nostra creatura, la nostra realtà, ci appartiene. […] Essere bianchi significa essere impegnati, degli esempi, dei crociati, dei conquistatori. Noi produciamo, cresciamo e riconosciamo la menzogna al centro delle relazioni razziali degli americani: non sfruttiamo altri gruppi, non guadagnamo nulla dalla loro presenza. Sono loro ad avere bisogno di noi e non il contrario” ha dichiarato Spencer durante il suo intervento, applauditissimo dal pubblico entusiasta. Contrariamente a quanto si possa pensare non c'erano cappucci bianchi, divise militari brune, fasce rosse al braccio o croci uncinate; “sembravano usciti dal Campidoglio” li descrive il magazine Quartz: magliette, camicie, giacche, capelli lunghi, maglioncini. Niente mimetiche, niente scarponi neri. Ma grattando sotto quelle facce giovani e pulite, ascoltando bene la terminologia usata da oratori e pubblico e facendo, in questo senso, un po' di fact-checking, la tinozza politica nella quale si immerge l'NPI e l'Alt-right statunitense è una brodaglia xenofoba da libri di scuola.

Molte idee propagandate dall'Alt-right americana sono note e sembrano uscite dal megafono dei nazisti dell'Illinois, nel film di John Landis The Blues Brothers: la presunta - e falsa - nascita del Presidente Obama in terra straniera, vecchia storia tirata fuori molto spesso anche da Trump, la cospirazione contro i bianchi da parte di movimenti come Black Lives Matters, la necessità di espellere i figli degli immigrati clandestini ispanici anche se questi nascono in America. Uno degli oratori di sabato, il fondatore del sito di informazione anti-immigrazione Vdare.com Peter Brimelow, ha incalzato la folla presente chiedendo loro il perché i bianchi fossero riluttanti ad organizzarsi per rivendicare i propri diritti, come invece fanno i neri proprio con Black Lives Matter o gli ebrei con l'Anti-Defamation League o gli ispanici con il Consiglio Nazionale della Raza.

Un'abbondante parte di odio di questa gente è indirizzata ai media, ai giornalisti, alla stampa mainstream colpevole di avere indottrinato, e anestetizzato, “la razza bianca americana”- che poi visto così il problema sarebbe di portata internazionale. Nel suo discorso Spencer si è scagliato contro la stampa usando il termine tedesco “Lügenpresse” (letteralmente 'stampa che mente'), slogan politico che arriva direttamente dal XIX Secolo e che oggi viene utilizzato anche in Europa da diversi movimenti politici di destra, xenofobi, islamofobi e populisti, come l'Alternative Für Deutscheland tedesco. Secondo Spencer i mezzi di informazione sono il male della razza bianca e le prove di quanto afferma gliele fornirebbe il recente passato, “basta guardare come è stato criticato Donald Trump” durante tutta la campagna “al fine di tutelare gli interessi ebraici”. Sorriso amaro: “Sono dei golem senz'anima” ha detto riferendosi a opinionisti e sondaggisti, che hanno trasformato l'America in una “società malata, corrotta” e parlando infine della vittoria elettorale di Trump come della “vittoria della volontà”. Uscito nel 1935 'Triumph Des Willens' (in italiano 'vittoria della volontà') è stato il film della propaganda nazista più famoso e visto in Germania durante il regime hitleriano.

Ma Richard Spencer non è il diavolo. E nemmeno un buon oratore. L'abilità di Richard Spencer è quella di intercettare le paure e la rabbia, di aggregare la frustrazione di un'America totalmente incapace di osservare se stessa, di autocritica, bisognosa di conformismo egoico e di un nemico con un volto, un odore, una diversità che esemplifichi la violenza, la discriminazione e le ingiustizie che oggi “la razza bianca” subirebbe. Roba pericolosa, esplosiva, che va oltre i 200 astanti della conferenza di sabato 19 novembre: Breitbart News è un sito di informazione noto per i toni polemici, incendiari e politicamente scorretti, diventato il faro dell'informazione altro-establishment americana in seno all'Alt-right. “Il femminismo rende le donne più brutte?” è stato uno dei titoli più cliccati. A capo di Breitbart News c'era, fino a poche settimane fa, Stephen Bannon, scelto da Donald Trump come stratega della sua campagna elettorale ed oggi nominato capo-stratega della Casa Bianca.

Breitbart News è stato il sito che più di tutti ha alimentato, per mesi, la campagna sulla presunta nascita all'estero di Barack Obama, che ha proposto l'obbligo di esporre la bandiera confederata negli Stati del sud, che si propone nel mondo come clava mediatica da usare contro l'avversario politico 'buonista': sulla falsariga di quanto fanno portali come Russia Today (la voce del Cremlino) o Sputnik News, che raccontano il mondo con gli occhi dei russi ma in realtà fanno spesso mera propaganda e tanta disinformazione producendo tonnellate di news-spazzatura e bufale che il mainstream (e questa è vera grande responsabilità del giornalismo di oggi) evita spesso di verificare. Anche Breitbart News vuole uscire dal guscio e proporsi nel mercato internazionale.

La piattaforma è stata lanciata nel Regno Unito, dove c'è un pubblico di riferimento che fa capo a partiti come l'Ukip e altri alla sua destra, ma nei piani editoriali c'è anche la volontà di aprire una redazione a Parigi e a Berlino prima delle prossime elezioni (in Francia a maggio 2017). Lo stesso Bannon ha dichiarato al Wall Street Journal che l'Alt-right rappresenta solo “una piccola parte” del punto di vista che Breitbart News vuole rappresentare: “Definiamo Alt-right come giovani anti-global, nazionalisti, fortemente anti-establishment […] con alcune sfumature razziali e anti-semite”. Un populismo che rischia di stravolgere lo status-quo, cosa che non rappresenta un giudizio di merito ma semplicemente un dato concreto sulla cui liceità ci sarebbe da dibattere: Breitbart UK ha fatto record di visite nel periodo immediatamente precedente al voto sulla Brexit, la casa madre americana ha registrato picchi incredibili durante la campagna di Trump e le polemiche in essa contenute e certamente la sua versione francese o tedesca garantiranno un forte vento in poppa dei partiti di ultra-destra europea: il nuovo altro-establishment si sta organizzando.

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