Originale: Informed Comment

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30 novembre 2016

 

Ha ragione Jimmy Carter che Obama dovrebbe riconoscere la Palestina?

di Juan Cole

Traduzione di Maria Chiara Starace

 

Ieri Jimmy Carter ha scritto un editoriale sul New York Times in cui invita Obama a programmare che il Consiglio di Sicurezza dell’ONU riconosca la Palestina e approvi delle risoluzioni che riaffermino l’illegalità dell’occupazione abusiva  israeliana  del suolo palestinese in Cisgiordania.

Carter fa notare che ci sono 600.000  coloni israeliani che risiedono sulla terra palestinese rubata. Carter sa che probabilmente l’elezione di Trump segna la fine della notizia da copertina che opera verso una soluzione con due stati.

Con tutto il dovuto rispetto per Carter, che  ne merita molto, non c’è assolutamente nessuna  prova che gli Stati Uniti abbiano fatto qualcosa per attuare una soluzione con i due stati. Washington ha occasionalmente ospitato negoziati israelo-palestinesi, ma quando la parte israeliana insultò il Segretario di Stato e il presidente americano e si rifiutò di smetterla di colonizzare la Palestina in modo aggressivo anche quando, presumibilmente facevano scommesse per questo, gli Stati Uniti acconsentirono all’intransigenza israeliana.  I dispacci di Wikileaks del 2016 e del 2007, dimostrano che i funzionari dell’ambasciata americana seguivano abbondantemente le iniziative politiche israeliane come il boicottaggio di Gaza.

Carter sta facendo sentire la sua voce perché la politica di Trump riguardo a Israele/Palestina mette in dubbio l’eredità dei suoi accordi di Camp David del 1978-79. Di fatto, se i palestinesi in stato di occupazione si ritrovano a vivere nell’inferno di una apartheid durata decenni sotto il totalitarismo israeliano, allora Camp David sembra sempre di più proprio una pace separata in cui l’Egitto si è districato da  ulteriori scontri con l’espansionista Israele, riavendo il Sinai, e lasciando i deboli palestinesi e libanesi nel loro stato di oppressione.

Non soltanto è giusto salvare milioni di palestinesi dalla mancanza di uno stato  ma risolvere questo problema risolvere il 70% del problema del terrorismo dell’America nella regione.

Quanto è, quindi, plausibile, la proposta di Carter a Obama?  Oh, si potrebbe fare molto facilmente. Gli altri membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, oltre agli Stati Uniti (Gran Bretagna, Francia, Russia, e Cina) sarebbero assolutamente felici di far approvare una risoluzione che condanni  gli insediamenti illegali di Israele sul territorio palestinese, se fossero sicuri che gli Stati Uniti non lo vietassero semplicemente, come fanno quasi sempre. Gli Stati Uniti stessi potrebbero presentare una risoluzione, e ho sentito dire che la squadra di Obama ne ha creata una come eventualità.

Il problema è il la volontà politica. Gli Stati Uniti dovrebbero evitare di esercitare il loro veto. Pongono sempre il veto a risoluzioni che sanzionano o criticano l’aggressione e la colonizzazione israeliana.

Ogni presidente si comporta in questa maniera perché le lobby israeliane hanno tradizionalmente contribuito a finanziare le campagne politiche (John Mearsheimer e Stephen Walt hanno stimato che queste lobby forniscono fino a un terzo del finanziamento della campagna per il partito Democratico). Ci si chiede se tutto questo cambierà con i nuovi modelli di Bernie Sanders e di Donald Trump – da una parte

la campagna elettorale finanziata con raccolte di denaro e dall’altra un miliardario che si compra la presidenza con il suo denaro. Sanders poteva assumere una posizione più imparziale circa l’occupazione dei palestinesi privi di stato proprio perché non doveva nulla a nessun  grosso donatore. Hillary Clinton, invece si sentiva obbligata nei riguardi dei precedenti fanatici di Israele come Haim Saban, e i suoi discorsi sul Medio Oriente sembrerebbero essere stati proprio scritti dal governo israeliano di Netanyahu. Sanders ha preso pochi soldi da Sheldon Adelson, verso la fine, ma non molto, credo che fossero 3 milioni di dollari che presumibilmente non sono bastati a comprare molto.

Il pericolo quindi, è che se Obama  abolirà il veto permanente sulle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU sulla Cisgiordania e sulla politica di colonizzazione israeliana, le lobby monotematiche favorevoli a Israele rifiuteranno l’appoggio al Partito Democratico nel 2020. Obama, come capo del Partito Democratico, non può farsi scappare  un terzo dei finanziamento del partito per la prossima campagna presidenziale. (Anche se, come ho detto, Sanders e Trump hanno introdotto nuovi modelli che potrebbero permettere di evitare le lobby monotematiche come l’AIPAC) (https://it.wikipedia.org/wiki/AIPAC).

Questa congiuntura è, però, speciale e Carter ha ragion di dire che Obama potrebbe     prendere la guida in questo caso.  Prima di tutto, dove andranno i donatori favorevoli a Israele? Da Trump? Possono realmente fidarsi di qualcuno che sta pubblicamente nominando noti neofascisti e fautori della supremazia dei bianchi?

E così questa è l’unica volta in cui Obama potrebbe probabilmente  ostacolare il Partito Likud senza danneggiare la raccolta di fondi del Partito Democratico in futuro.  Naturalmente, c’è anche il problema del voto pro-Israele in Florida  e altrove ma questo non potrebbe fermare Trump in Florida o in Pennsylvania, dato che non sono così fondamentali come l’AIPAC continua a proclamare.

Mi sembra quindi che Obama possa davvero agire e ciò che sento dire è che sta attivamente prendendo in considerazione questo passo. Trump non potrebbe facilmente capovolgere una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU che ha imposto sanzioni a Israele per aver infranto la legge internazionale con il furto megagalattico del territorio palestinese e con l’aver degradato i palestinesi a oggetti di dominio militare straniero. Potrebbe riprendere a porre il veto a nuove risoluzioni.

Infatti se Obama non fa quello che Carter sta chiedendo, potrebbe finire con non lasciare alcuna eredità. L’accordo con l’Iran è fragile, così come le riforma Obamacare, i quali sono stati i suoi veri risultati a parte un sacco di ordini esecutivi che possono essere annullati dalla nuova amministrazione.

Ma, naturalmente, il destino di 12 milioni di palestinesi è alquanto più importante del fatto che un politico sia ricordato per qualcosa nei libri di storia.

 


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

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Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/is-jimmy-carter-right-that-obama-should-recognize-palestine/

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