Originale: Informed Comment

http://znetitaly.altervista.org/

4 giugno 2016

 

L’ultima lotta del  pugile Sufi Mohammed Ali è stata contro l’estremismo e la

islamofobia dei politici

di Juan Cole

Traduzione di Maria Chiara Starace

 

Il pugile Muhammad Ali, nato Cassius Marcellus Clay a Louisville, Kentucky, il 17 gennaio 1942, è morto a 74 anni.

 

Ali fece parte della squadra statunitense per i Giochi Olimpici di Roma nel 1960 e divenne campione olimpico dei pesi mediomassimi. Cassius Clay e la sua squadra furono  mitizzati  al loro ritorno in patria, ma poi, in Kentucky  rifiutarono  a Cassius un tavolo al ristorante.

Nel 1964 sconfisse Sonny Liston. Divenne famoso per il suo agile lavoro di piedi  sul ring, per le sue vanterie e  il  dileggio dei suoi rivali, a cui diceva a quale ripresa li avrebbe sconfitti.

Nel 1964 era già coinvolto nella Nation of Islam, una setta nazionalista nera afro-americana, una religione folkloristica che divergeva in modi importanti dalla tradizione sunnita musulmana: non credeva nella vita dopo la morte, e tendeva a demonizzare i bianchi.

Si convertì e cambiò il suo nome in Muhammad Ali, rifiutando Cassius Clay come suo “nome da schiavo.” Istantaneamente perse la sua popolarità nell’America dei bianchi.

Al’ si rifiutò di fare il suo giuramento di fedeltà o di combattere i Viet Cong con i quali, disse, non aveva litigato, e fu privato del suo titolo nel 1967.

La foto con un testo non è stata riprodotta in questo testo: potete vederle nell’articolo originale sul sito.

 

Traduzione:

Non mi preparo a evitare (di andare in guerra)

non sto bruciando alcuna bandiera,

non sto scappando in Canada. Resto

proprio qui.

Mi volete mandare in carcere? Bene. Procedete.

Sono stato in carcere per 400

anni, potrei starci per altri 4 o 5 o più,

ma non farò altre 10.000 miglia per aiutare

ad ammazzare e a uccidere altra povera gente. Se io

voglio morire, morirò proprio qui, proprio adesso,

lottando contro di voi, se voglio morire.

Voi siete il mio nemico, non i cinesi, non

i viet cong, non i giapponesi. Voi siete il mio oppositore

quando io voglio la giustizia.”

Muhammad Ali

Fu condannato a 5 anni di carcere. La sentenza fu ribaltata nel processo di appello.

Nel 1970 il paese era stata preso dalla sua avversione per la guerra del Vietnam e a Clay fu permesso di tornare sul ring. Riconquistò il suo titolo non una volta, ma due. Vinse 56 combattimenti, in 37 vinse per knockout, e ne perse soltanto 5.

A 40 anni, quando si ritirò dal ring cominciò a soffrire di Parkinson.

Fondò un centro no profit a Louisville, in Kentucky, il Centro Muhammad Ali che, secondo le parole della BBC, “promuove la pace, la responsabilità sociale e il rispetto.”

Nel 1975 Ali divenne un ordinario musulmano sunnita. Nel 2005 adottò il ramo  sufita mistico, dell’Islam per influenza di Hazrat Inayet Khan. In quanto sufita, Ali rifiutò la interpretazioni che seguivano una dura linea  puritana salafita dell’Islam, e anche l’estremismo violento.

Il dicembre scorso pubblicò una dichiarazione che alcuni interpretarono come una replica diretta all’invito di Donald Trump di bandire i Musulmani. Il suo portavoce ha tuttavia smentito che la dichiarazione fosse diretta a Trump. Ovviamente, si stava rivolgendo indirettamente a Trump, anche se:

In quanto Musulmani, dobbiamo  resistere a coloro che usano l’Islam per mandare avanti i loro personali piani di azione… Sono un Musulmano e non c’è nulla di islamico nell’uccidere persone innocenti a Parigi, a San Bernardino o in qualsiasi altro posto del mondo… I veri Musulmani sanno che la violenza spietata dei cosiddetti Jihadisti islamici va contro proprio  i principi  della nostra religione.”  “Credo che i nostri leader politici dovrebbero usare la loro posizione per indurre alla comprensione della religione dell’Islam e chiarire che questi assassini fuorviati hanno traviato le idee delle persone circa quello che è realmente l’Islam.”

Sebbene una rete originariamente aveva dato un titolo che indicava che la dichiarazione di Ali attaccava Trump, lo staff di Muhammad sono stati fermi nel dire che quella era l’interpretazione sbagliata. Hanno detto che attaccava quei Musulmani che distorcono l’Islam usando un estremismo violento.

Muhammad Ali, lungi dall’essere ‘pugilistico’ con il combattivo Trump, ha fatto gentilmente appello a tutti i politici statunitensi a distinguere tra una frangia di estremisti fuorviati, e i veri insegnamenti dell’Islam che Ali considerava unissero il genere umano nell’amore. Alla fine, l’uomo che era famoso per vantarsi di come sapeva colpire duro, ha dimostrato che non gli interessavano le polemiche infantili.

Ammetteva il problema dell’estremismo, ma chiedeva comprensione per l’ordinaria tradizione musulmana praticata da un miliardo e mezzo di esseri umani.

Ma mentre era troppo signore per dirlo, è innegabile che Donald Trump aveva deciso di sostenere i privilegi dei bianchi e di tentare di riportare il paese al 1963 riguardo a questo. In altre parole, vuole cancellare tutte le cose che ha ottenuto Muhammad Ali.

 

Ecco che cosa ha detto Muhammad Ali sul modo in cui vorrebbe essere ricordato:

 

Vi dirò come mi piacerebbe essere ricordato:

Come un uomo di colore

Che ha vinto il titolo dei pesi mediomassimi.

Che era ironico

E che non ha mai guardato dall’alto in basso

Coloro che lo guardavano con ammirazione

Un umo che ha sostenuto

La libertà, la giustizia

E

L’uguaglianza

E a cui non mi dispiacerebbe neanche

Se le persone dimenticassero  come ero bello.


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte:  https://zcomm.org/znetarticle/sufi-boxer-muhammad-alis-last-fight-was-against-extremism-politicians-islamophobia

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