Fonte: Periodismo Alternativo

http://www.controinformazione.info/

Giu 19, 2016

 

Un successo per il sistema globalizzato del grande capitale: I Robots iniziano a sostituire le persone

 

Altro che Jobs Act e riforme della normativa sul lavoro, lavoratori e sindacati diventeranno perfettamente inutili.

Il peggior incubo dei lavoratori diventa realtà: essere sostituiti dai robots. Gli esempi sono in rapido aumento. L’impresa Foxconn, che produce la grande maggioranza degli articoli commercializzati sotto il marchio Apple e Samsung, ha già sostituito dai 60.000 ai 110.000 operai con i robots, che significa la metà delle sue maestranze. La finalità è quella di ridurre la mano d’opera e risparmiare sui costi di produzione.

 

Un docente di economia politica dell’Università del paese Basco, Joaquín Arriola, indica che, nella produzione orentata al mercato non sono rilevanti soltanto i costi di produzione ma anche gli utili che si ottengono e questi si realizzano in funzione delle vendite.

 

Arriola segnala che, se si verifica una sostituzione di massa dei lavoratori dalle macchine, e questi lavoratori non trovano un lavoro in altri settori, allora ci sarà un problema di domanda effettiva che andrà dismettere quello che si è prodotto negli ultimi 20 anni del secolo passato, e che va a dare luogo alle teorie del Keines sulla domanda effettiva e sulla necessità dello Stato di generare quello che il mercato è incapace di fornire, ovvero la domanda solvibile.

 

In fondo, aggiunge l’economista, quello che si trova al fondo della discussione è l’enorme incremento della produttività che si sta verificando e che si prevede che si andrà accelerando nei prossimi anni, il problema sta nel come si andrà a ripartire. Un problema di distribuzione e non tanto di occupazione e di tempi di lavoro, quello che si cela dietro il dibattito, ritiene Arriola.

 

L’impresa Foxconn, famosa per le condizioni di lavoro di schiavitù che hanno provocato suicidi di massa, in una sola mossa sembra aver voluto prendere due piccioni con un solo colpo.

 

Questa tendenza di robotizzare i posti di lavoro non fa altro che crescere. Xu Yulian, direttore di pubblicità della Foxconn per la zona di Kunshan, lo ha detto chiaramente; “Ci sono sempre di più imprese propense a fare lo stesso”.

Nel frattempo, un vecchio presidente esecutivo della McDonald’s spiega questa tendenza con le cifre: “è più economico comprare un robot per 35.000 dollari che non pagare 15 dollari l’ora per un dipendente inefficace che si occupa di imbustare le patatine fritte”.

 

A queste opinioni, si sommano quelle del matematico ed economista César Molinas il quale, nel Foro di Retina, celebrato in Spagna, ha dichiarato: “Andrà a sparire l’impiego fisso, che è un concetto ormai del secolo XIX. Come già qualcuno ha detto altre volte: è sicuro che non ci sarà disoccupazione di massa ma nessuno avrà più un posto di lavoro fisso”.

 

Per Arriola, affermare questo equivale a dire che andrà a sparire il capitalismo. Questo perchè non si può concepire un sistema basato sulla proprietà privata dei mezzi di produzione se non c’è il lavoro.

La sparizione dei posti di lavoro fissi (anticipata dal Job Act in Italia) e la trasformazione nella società della precarietà assoluta, regolata dal mercato globale, a parte dall’essere una proiezione futura, presuppone mettere in questione l’insieme dei principi della vecchia società capitalista, ritiene Joaquín Arriola. Questo avrà delle implicazioni che vanno al di là di quello che molte volte sono in grado di percepire gli stessi teorici che lo affermano.

 

Le avvertenze sulla perdita dei posti di lavoro causata dall’automazione dei robot, sono state oggetto di dibattito dell’ultimo Foro di Davos di Gennaio. In quel momento gli economisti e gli esperti del Foro Economico Mondiale hanno esaminato il capitolo della “quarta rivoluzione industriale”, per spiegare che, per causa del processo di automatizzazione, saranno in pericolo almeno cinque milioni di posti di lavoro nel mondo da qui al 20120.

 

Nota di Luciano Lago

Alcuni analisti lo avevano predetto ed erano rimasti inascoltati: il  futuro del mondo globalizzato e del mercato dominante, che andrà a soppiantare gli Stati e le comunità, non sarà così roseo come ci viene presentato dai fautori della globalizzazione.  Ci saranno quelli (una esigua minoranza) che si avvantaggeranno di questo processo che permetterà un aumento a dismisura dei profitti delle grandi entità finanziarie e delle grandi corporations, mentre  vi saranno coloro (la grande massa) che subiranno a loro spese le conseguenze di questo processo con perdita dei posti di lavoro, delle garanzie e dei  diritti sociali  e delle certezze.

Le disuguaglianze si accresceranno in forma esponenziale e la elite dominante,  proprietaria dei grandi agglomerati finanziari ed industriali, farà in modo che la gente sia comunque convinta che questo sia “un processo irreversibile” ed un percorso verso il “progresso e la democrazia”.  Un grande inganno di massa reso possibile dal controllo dell’apparato mediatico che provvede alla “distrazione” delle popolazioni inebetite dal consumismo e dalle mode.

La globalizzazione dei mercati avanza inesorabilmente verso un sistema di automazione delle produzioni e di espansione dei servizi on line. La figura del lavoratore classico alla catena di produzione è ormai superata. Le grandi corporations industriali (multinazionali) che diventano sempre più preminenti sui mercati, metteranno all’angolo (grazie anche ad accordi come il TTIP) le vecchie produzioni manifatturiere basate su sistemi classici e regolate dall’intervento dei lavoratori. Le produzioni artigianali sono destinate a sparire, il piccolo commercio ed i servizi andranno a scomparire sostituiti dalle grandi strutture, dalle  vendite e dai servizi offerti sul web e i lavoratori si dovranno adattare ai lavori precari e sottopagati. I servizi pubblici saranno sempre più privatizzati ed affidati ad imprese che avranno come finalità  l’efficienza, il profitto e la riduzione dei costi inutili.

 

Grazie al mercato globalizzato, le fabbriche che ancora necessitano di mano d’opera si andranno a delocalizzare verso i paesi a basso costo di mano d’opera (dal Vietnam alla Cambogia, Filippine, ecc.) e le attività economiche si concentreranno dove i mercati presentano le migliori opportunità di investimento e di utili per le grandi multinazionali.

 

D’altra parte, se i lavoratori della classe media europea saranno poco propensi ad accettare questa situazione, sono già in arrivo ondate di immigrati dall’Africa e dall’Asia che saranno disponibili come mano d’opera di riserva sotto costo. Questo spiega perchè i governi, al servizio dei potentati finanziari, favoriscono  in modo incontrollato questo afflusso di gente da altri continenti.

Si vivono tempi di grandi cambiamenti ma non tutti si sono accorti di questo visto che il sistema dei media continua ad ingannare le persone con le falsa rappresentazione della realtà.

top