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17 ottobre 2016

 

L’alba di un mondo multipolare

di Alessio Caschera

 

I paesi Brics, riuniti in India, a Goa, danno il via a una nuova fase di cooperazione su economia e sicurezza. Un segnale per un Occidente esclusivista in perenne stato comatoso e di guerra.

 

Lotta al terrorismo e integrazione economica, questi i principali temi sul tavolo dell’ottavo vertice dei Brics tenutosi a Goa, in India. In una fase particolarmente delicata per i rapporti tra occidente e paesi emergenti, Russia, Cina, India, Brasile e Sudafrica fanno quadrato e annunciano la firma di nuovi accordi economici e militari. A fare gli onori di casa è stato il premier indiano Narendra Modi, leader dell’unico paese a forte crescita economica del gruppo.

 

“La minaccia più grande alla prosperità economica del pianeta è il terrorismo“, ha dichiarato Modi. “L’arco crescente del terrorismo minaccia oggi Medio Oriente, Asia occidentale, Europa e Asia meridionale. I paesi Brics, debbono unirsi e affrontare insieme questa sfida, adoperandosi anche per una rapida adozione della Convenzione onnicomprensiva sul terrorismo internazionale”, ha concluso il premier indiano, sollecitando le potenze occidentali a impegnarsi di più nella lotta al terrorismo. Osservata speciale la Russia, vera superpotenza del gruppo, alle prese con un’economia traballante e con una nuova guerra fredda alle porte. La strategia del Cremlino è chiara: più cooperazione e un nuovo approccio al mondo globalizzato, sopratutto nella sfera dell’economia e della sicurezza. “Particolare attenzione meritano le questioni legate alla sicurezza nazionale, la stabilità e il consolidamento delle nostre economie in prospettiva di uno sviluppo internazionale di esse”, ha detto il presidente russo Vladimir Putin. Coordinamento già esistente con India e Cina, futuri paesi leader in forte crescita. India e Russia, in particolare, condividono le stesse preoccupazioni riguardo alla crescita del fenomeno jihadista. Nuova Delhi è pronta a dare appoggio a Mosca in Siria a fianco del governo di Bashar al Assad. Sul tavolo la creazione di un fondo per la ricostruzione della Siria, oltre a più cooperazione nel campo militare. Una proposta che arriva a pochi giorni di distanza dalla discesa in campo cinese nella disputa siriana. Pechino, inizialmente neutrale, da agosto scorso ha deciso di impegnarsi concretamente a fianco del governo siriano, prima fornendo aiuti economici, poi inviando personale militare per l’addestramento delle truppe fedeli ad Assad. Goa è stata l’occasione per i presidenti di Russia e Cina per parlare a quattro occhi anche del futuro della Siria e delle strategie comuni per rafforzare la sicurezza. L’alleanza tra Mosca e Pechino sta vivendo una nuova primavera. Oltre al partenariato economico e commerciale, ora, russi e cinesi sono pronti a cooperare in altre aree, come quella della lotta al terrorismo. Non solo Brics, Cina e Russia cooperano con successo sia nella Shanghai Cooperation Organization che alle Nazioni Unite. Proprio al palazzo di vetro di New York sta nascendo un asse diplomatico alternativo a quello occidentale, di cui russi e cinesi, in quanto membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, sono i capofila. Un’alleanza tra i paesi emergenti che vedono nei Brics un punto di riferimento fatto di nazioni economicamente e politicamente diverse, ma in grado di raggiungere risultati importanti nel campo dello sviluppo umano ed economico. Un sodalizio alternativo, ma non per questo nemico dell’occidente.

 

La convinzione che il mondo si stia dividendo tra paesi del G7 e Brics non solo è falsa, ma anche ingannevole. Nel mondo del XXI secolo le differenze possono coesistere e sovrapporsi. Il concetto unipolare di una nazione a guida di un organizzazione internazionale appartiene al periodo della guerra fredda. Nel mondo che si sta plasmando, dominato dal multipolarismo, la tendenza deve essere alla cooperazione inclusiva. L’occidente, dominato da una visione esclusivista, non può permettersi di chiudere le proprie porte. I Brics, vantano enormi risorse naturali e umane, vasti mercati e potenziale politico da vendere, tutti fattori indispensabili che permetteranno uno sviluppo nel lungo periodo di certo superiore a quello occidentale.

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