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15/01/2016

 

La Quarta Rivoluzione Industriale, il tema flop del Foro Economico Mondiale 2016

di Jeremy Rifkin

 

I leader dell'economia mondiale, i capi di stato, gli intellettuali e le ONG si preparano per intraprendere il loro pellegrinaggio annuale verso la cittadina sciistica di Davos, per il simposio previsto dal 20 al 23 gennaio. Il forum è un luogo di dibattito ideato dall'economista tedesco Klaus Schwab quarant'anni fa. Lo scopo principale di questa iniziativa è coinvolgere i grandi della Terra per tentare di fare previsioni sui prossimi scenari economici e sociali al fine di prepararsi come meglio si può "ai grandi eventi che incomberanno". Solitamente gli argomenti al centro di ogni forum sono mirati e spesso offrono spunti di riflessione interessanti, altre volte, però, sono stati autentici buchi nell'acqua.

Il tema scelto per l'edizione di quest'anno è la Quarta Rivoluzione Industriale. Il Professor Schwab ha presentato il tema in un corposo saggio pubblicato su Foreign Affairs lo scorso dicembre. Secondo Schwab ci troveremmo all'inizio della Quarta Rivoluzione Industriale che nelle prossime decadi cambierà radicalmente il nostro modo di lavorare e vivere. Buona parte del saggio descrive eloquentemente i grandi cambiamenti tecnologici frutto della digitalizzazione della vita economica e sociale e il loro impatto su prassi commerciali e norme sociali.

Non sono d'accordo. Contesto il fatto che secondo Professor Schwab questi fenomeni testimonierebbero l'inizio di una Quarta Rivoluzione Industriale. Schwab afferma che nella Prima Rivoluzione Industriale si assistette all'introduzione della macchina a vapore. La seconda rivoluzione diede il via a processi di produzione di massa alimentati ad elettricità. Con la Terza Rivoluzione Industriale abbiamo assistito all'introduzione della digitalizzazione delle tecnologie. Inoltre, il professore aggiunge che "in questo momento sta prendendo piede una Quarta Rivoluzione Industriale che trova le sue fondamenta nella Terza Rivoluzione, la rivoluzione digitale è nata dalle ceneri della precedente. Essa si caratterizza per una commistione di tecnologie che rende labili i confini tra le sfere fisiche, digitali e biologiche". Ma è qui che sorge il problema. La natura stessa della digitalizzazione, elemento chiave della Terza Rivoluzione Industriale, è caratterizzata dalla sua capacità di semplificare le comunicazioni e i sistemi visivi, uditivi, fisici e biologici, per estrapolare informazioni che sono poi rielaborate da ampie reti interattive, le quali funzionano come ecosistemi complessi. In altre parole, la natura interconnessa della tecnologia della digitalizzazione ci permette di abbattere le frontiere e "rendere labili i confini tra le sfere fisiche, digitali e biologiche".

Il modus operandi della digitalizzazione è "l'interconnessione e la creazione di reti" ma la digitalizzazione sta operando in questo modo già diversi decenni, sebbene lo faccia in modo sempre più sofisticato. È questo ciò che definisce la spina dorsale della Terza Rivoluzione Industriale. Tutto questo fa sorgere un interrogativo: dove nasce l'esigenza di parlare di una Quarta Rivoluzione Industriale? Forse per il professore sostenere che "rendere labili i confini" tra il mondo fisico, digitale e biologico equivale ad ammettere l'esistenza di "nuovo sviluppo" in termini di qualità tanto importante ed evidente da giustificare la teorizzazione di una Quarta Rivoluzione Industriale. Tuttavia, il professor Schwab allontana il discorso da quello che la tecnologia fa e preferisce concentrarsi su suoi effetti su tempo, spazio e società, suggerendo che i cambiamenti sono tanto evidenti da poter garantire la fine della Terza Rivoluzione Industriale e il principio della Quarta.

Schwab scrive, "ci sono tre ragioni che spiegano perché i cambiamenti odierni non possono interpretarsi come meri prosegui della Terza Rivoluzione Industriale ma piuttosto come il principio di una Quarta rivoluzione, distinta dalla precedente: la velocità, la portata e l'impatto sistemico". Se guardiamo con maggiore attenzione, capiamo la tesi di Schwab, secondo la quale un cambiamento qualitativo nella velocità, nella portata e nell'impatto sistemico delle nuove tecnologie implicherebbe il passaggio dalla Terza alla Quarta Rivoluzione Industriale, non regge per vari motivi.

I costi fissi in caduta libera delle tecnologie digitali, i costi marginali relativi al loro utilizzo che rasentano lo zero e la natura interconnessa e intrinseca della tecnologia stessa costituiscono gli elementi che negli ultimi venticinque anni hanno permesso un salto di qualità in termini di "velocità, portata e impatto sistemico". Il professor Schwab saprà certamente che la tecnologia digitale, elemento cardine della Terza Rivoluzione Industriale, è stata responsabile della creazione di curve esponenziali, che per diversi decenni ha messo a soqquadro interi settori dell'economia e ha generato nuovi modelli economici, a partire dal raddoppio della capacità e dal dimezzamento dei costi dei chip per computer della Intel, che ha portato il costo dei computer a un costo marginale vicino allo zero. Ovunque si siano diffuse le tecnologie digitali, computer, telefoni mobili, internet, i social media, la conservazione di dati, musica e video digitali, le tecnologie legate alle energie rinnovabili, le tecnologie di fabbricazione, la robotica, l'intelligenza artificiale, lo splicing dei geni e il sequenziamento genico, la biologia di sintesi, il GPS e ora l'Internet degli Oggetti (dall'inglese Internet of Things, ndt), la velocità, la portata e l'impatto sistemico sono esponenziali e rinnovatori. Ancora una volta ricordiamo che questo accade oramai da decenni.

L'industria musicale, la televisione, i mezzi d'informazione, la formazione e, più recentemente, il settore energetico, i trasporti e il commercio al dettaglio hanno subito sconvolgimenti considerevoli e sono stati pesantemente penalizzati dalla libera condivisione della musica, dalla fruizione gratuita di video su YouTube, e-book, social media , Wikipedia e corsi aperti online (i cosiddetti MOOC, ndt), il cui costo marginale rasenta allo zero. Ci sono milioni di persone che producono energia rinnovabile con un costo marginale pari a zero, condividono le automobili grazie al car sharing e le abitazioni con l'home sharing con bassi costi marginali, realizzano prodotti utilizzando stampanti 3D con bassi costi marginali e acquistano sempre di più on-line. Allo stesso tempo, mentre il peso dell'industria tradizionale diminuisce costantemente, stanno sorgendo migliaia di nuove imprese, con o senza scopo di lucro. Tali nuove imprese sfruttano il potenziale produttivo della rivoluzione digitale, creando le piattaforme digitali, algoritmi, app e le energie rinnovabili, trascinando l'umanità intera nell'era digitale e nella Terza Rivoluzione Industriale.

Ebbene, malgrado da diverse decadi le tecnologie digitali e e relative reti si siano diffuse in tutti i settori, di pari passo con le dirompenti curve esponenziali concernenti velocità, portata e impatto sistemico, dando impulso allo sviluppo di un nuovo modo di fare business, il professor Schwab sostiene che "la velocità delle invenzioni recenti non ha precedenti storici". Tutt'altro. Le curve esponenziali, la velocità, la portata e l'impatto sistemico non sono caratteristiche esclusive della rivoluzione digitale. Si considerino, per esempio, le curve esponenziali e la velocità, la portata e l'impatto sistemico che hanno accompagnato la Prima Rivoluzione Industriale e che hanno implicato un'enorme trasformazione nella società e nella distribuzione dei beni, passando in meno di quarant'anni da una società prevalentemente agricola a un'economia industriale. Secondo il professor Schwab, il cambiamento radicale in termini di velocità, portata e impatto sistemico bastava a giustificato il passaggio dalla Prima alla Seconda Rivoluzione Industriale, sebbene si continuasse a utilizzare le tecnologie caratterizzanti della Prima Rivoluzione Industriale, non ancora soppiantate da tecnologie e infrastrutture proprie della Seconda Rivoluzione Industriale? Probabilmente no.

Esiste un modo migliore di interpretare la nostra era. La rivoluzione digitale degli ultimi quarant'anni cresce con ogni nuova interconnessione di reti e diventa sempre più un fenomeno sistemico, trasformando il nostro modo di lavorare, vivere e di governarci. Così come è avvenuto per la Prima e per la Seconda Rivoluzione Industriale, un nuovo sistema emerge quando tre tecnologie caratterizzanti emergono e convergono per dare vita a ciò che noi chiamiamo l'ingegneria identifica come una piattaforma tecnologica con scopi diversi, la quale cambia radicalmente il modo di gestire, determinare e orientare l'attività economica: le nuove tecnologie della comunicazione gestiscono in modo più efficiente l'attività economica; le nuove fonti di energia alimentano in modo più efficiente l'attività economica e nuovi mezzi di trasporto muoverono in modo più efficiente l'attività economica. Ciascuna di queste tecnologie caratterizzanti interagisce con l'altra al fine di consentire al sistema di operare come un insieme (il Professor Schwab scorge solo una parte della matrice tecnologica che genera i grandi cambiamenti nei paradigmi economici nel corso della storia). Per esempio, nel diciannovesimo secolo, la stampa a vapore e il telegrafo, il carbone di cui si disponeva in abbondanza e le locomotive che viaggiavano sulle linee ferroviarie nazionali hanno dato origine alla Prima Rivoluzione Industriale. Nel diciannovesimo secolo, l'elettricità centralizzata, il telefono, la radio e la televisione, il petrolio reperibile a buon mercato e i veicoli a combustione interna che viaggiavano su strade nazionali convergono per creare un'infrastruttura solida adatta a ospitare la Seconda Rivoluzione Industriale.

Oggi, l'infrastruttura sistemica ha un raggio maggiore ed è foggiata sulle esigenze derivanti dalla Terza Rivoluzione Industriale. L'Internet della Comunicazione digitalizzata, l'Internet dell'Energia e l'Internet dei Trasporti e della Logistica (guidato da sistemi GPS e che non necessiterà il conducente) convergono per creare un super-Internet in grado di gestire, promuovere e dirigere l'attività economica attraverso la catena dei valori della società. Queste tre sfaccettature di Internet si muovono all'interno di un quadro generale più ampio chiamato Internet degli Oggetti. Nell'era dell'Internet degli Oggetti, ogni dispositivo ed elettrodomestico conterrà dei sensori che permetteranno alle cose di comunicare tra loro e con gli utenti, fornendo dati aggiornati sulla gestione, la promozione e la direzione dell'attività economica all'interno di una micro-società digitale. Attualmente quattordici miliardi di sensori sono integrati in sistemi di flussi in entrata, magazzini, sistemi stradali, nelle linee di produzione delle fabbriche, nella rete di trasmissione dell'energia elettrica, in uffici, abitazioni, negozi e veicoli. Questi sensori monitorano costantemente lo status e le prestazioni dei dispositivi e inviano i dati all'Internet delle Comunicazioni, all'Internet dell'Energia e all'Internet dei Trasporti e della Logistica.

Si stima che entro il 2030 ci saranno più di cento bilioni di sensori a connettere digitalmente l'uomo e l'ambiente naturale avvalendosi di una rete intelligente distribuita capillarmente a livello mondiale. Per la prima volta nella storia, tutti gli esseri umani saranno in grado di collaborare direttamente tra loro e, di conseguenza, assisteremo alla democratizzazione reale dell'attività economica.

La digitalizzazione della comunicazione, dell'energia e dei trasporti conduce anche a nuovi rischi e nuove sfide, tra cui la necessità di garantire la neutralità della rete, impedendo la creazione di nuovi monopoli da parte delle multinazionali, la protezione della privacy degli utenti, garantendo la sicurezza dei dati personali, e infine la lotta contro la criminalità informatica e il cyber-terrorismo. La Commissione Europea ha già iniziato a discutere per trovare una soluzione a questi problemi, stabilendo come principio generale quello secondo il quale "la privacy, la protezione dei dati e la sicurezza delle informazioni personali sono elementi necessari e intrinseci dei servizi offerti dall'Internet degli Oggetti."

All'interno di questa economia digitale così diffusa, le imprese private collegate all'Internet degli Oggetti hanno la possibilità di usufruire dei macro-dati e delle statistiche per sviluppare algoritmi che accelerino l'efficienza aggregata, aumentino la produttività e riducano considerevolmente i costi marginali di produzione e di distribuzione di beni e servizi, rendendo le aziende più competitive all'interno di un mercato globale post-petrolio. (Il costo marginale è il costo di produzione di un'unità aggiuntiva di un bene o un servizio, assorbiti i costi fissi). Il costo marginale di alcuni beni e servizi sta già rasentando lo zero, consentendo a milioni di prosumer connessi all'Internet degli Oggetti di produrre e scambiare prodotti tra di loro, in maniera quasi gratuita, nella cornice della sempre più crescente Sharing Economy.

La natura paritetica della piattaforma dell'Internet degli Oggetti permette a milioni di attori diversi, che siano piccole e medie imprese, imprese sociali o individui, di incontrarsi, produrre insieme e scambiare beni e servizi direttamente, eliminando quei costi marginali elevati propri della Seconda Rivoluzione Industriale costituiti dagli intermediari. Questa trasformazione tecnologica così cruciale per l'organizzazione dell'attività economica annuncia un grande spostamento del flusso del potere economico (da pochi attori alla collettività), nonché la democratizzazione della vita economica.

È necessario sottolineare che il passaggio dalla Rivoluzione Industriale attuale alla successiva non si verificherà in modo brusco ma avverrà, invece, nell'arco di trenta o quaranta anni. Molte multinazionali sapranno gestire con successo la transizione poiché adotteranno un nuovo modo di fare impresa, più collaborativo, proprio della Terza Rivoluzione Industriale, anche qualora volessero continuare a mantenere in vita le prassi commerciali della Seconda Rivoluzione Industriale. È molto probabile che nei prossimi anni le imprese capitalistiche troveranno valore nell'aggregazione e nella partecipazione a reti di impresa anziché ostinarsi a vendere beni e servizi discreti in mercati che si caratterizzano dall'integrazione verticale.

L'interconnettività digitale attraversa i confini virtuali, fisici e biologici di ogni settore della società e sta mettendo a dura prova alcune delle nostre convinzioni più radicate circa la vita economica, sociale e politica. Nel contesto della Terza Rivoluzione Industriale digitalizzata, il capitale sociale ha la stessa importanza vitale del capitale di mercato, l'accesso è importante quanto la proprietà, la sostenibilità sostituisce il consumismo, la collaborazione è cruciale quanto la concorrenza, l'integrazione virtuale delle catene del valore cede il passo alle economie di scala, la proprietà intellettuale lascia spazio alle risorse aperte e a licenze libere quali i Creative Commons, il PIL diventa meno rilevante e gli indicatori sociali acquisiscono un peso maggiore all'interno della misurazione della qualità della vita della società e un'economia basata sulla scarsità e sul profitto viene rimpiazzata dalla Società a zero costo marginale, nella quale una gamma sempre più ampia di prodotti e servizi è prodotta e condivisa gratuitamente in virtù di un'economia dell'abbondanza.

È veramente importante attribuire allo scenario tecnologico emergente il paradigma di Terza o Quarta rivoluzione industriale? Io credo di sì. Il professor Schwab ed io crediamo che l'introduzione delle tecnologie digitali nel corso dell'ultimo mezzo secolo ha generato una vastità di reti interconnesse, cambiando radicalmente il modo di organizzare la nostra vita economica, politica e sociale. Siamo entrambi d'accordo sul fatto che la digitalizzazione costituisce il segno distintivo e la tecnologia caratterizzante di quel fenomeno noto come la Terza Rivoluzione Industriale.

Tuttavia, aggiungerei che l'evoluzione della digitalizzazione ha appena iniziato a fare il suo corso e che la sua nuova fattezza, l'Internet degli Oggetti, non è che la fase successiva del suo sviluppo. La digitalizzazione ci ha fornito gli strumenti per connetterci in una rete sempre più globale tanto da farci sentire un'unica famiglia umana per la prima volta nella storia. La stessa tecnologia digitale sta anche cominciando a includerci nelle reti ecologiche che compongono la nostra biosfera , permettendoci di ristabilire un rapporto primordiale e inscindibile con la comunità a cui apparteniamo tutti e il cui benessere è indispensabile per il progresso. La Terza Rivoluzione Industriale, vale a dire la rivoluzione digitale, non ha ancora raggiunto il suo massimo potenziale e per tale motivo è ancora troppo presto per considerare conclusa questa era. È probabile che in un futuro prossimo o remoto arrivi una nuova rivoluzione tecnologica, con un impatto sulla società altrettanto potente, esteso e su vasta scala la come la digitalizzazione e solo quando sarà il momento opportuno potremo apporvi l'etichetta di "Quarta Rivoluzione Industriale".

La Terza Rivoluzione Industriale digitalizzata ci porta alla cuspide di una nuova era economica, con benefici inestimabili per l'umanità. Ora c'è bisogno di un impegno globale affinché tutti siano coinvolti nella piattaforma dell'Internet degli Oggetti. Allo stesso modo, c'è l'esigenza di agevolare il passaggio alla fase evolutiva successiva, quella della Società a costo marginale zero, all'economia della Terza Rivoluzione Industriale, se vogliamo creare una società più prospera, equa, umana ed ecologicamente sostenibile.

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