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Mag 04, 2016

 

Bloccheremo ogni passaggio minaccioso nello Stretto Hormuz

 

Gli Stati Uniti dovrebbero trarre lezioni dai loro recenti errori, ha avvisato il generale di brigata Hossein Salami, numero uno del Pasdaran, riferendosi all’arresto di 10 marines americani dalle forze navali iraniane per lo sconfinamento nelle acque territoriali iraniani nel Golfo Persico.

Il generale Salami parlando martedì alla Tv di stato ha osservato:” l’arresto dei militari statunitensi dimostra che noi siamo riusciti a sviluppare la potenza delle forze navali del Corpo delle Guardie Rivoluzionario Islamico e delle nostre forze armate i quali sono in grado di difendere gli interessi e l’indipendenza della nostra nazione”.

Il comandante iraniano ha inoltre ribadito che Teheran non cederà alle assurde restrizioni che saranno imposte da certe potenze mondiali per quanto riguarda lo svolgimento delle manovre militari nel Golfo Persico sottolineando che si tratta di un “diritto legale” dell’Iran.

 

“In base alla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS) firmata nel 1982, bloccheremo decisamente ogni passaggio minaccioso nello Stretto di Hormuz,” ha aggiunto il generale Salami.

Intanto il comandante della Marina iraniana, l’ammiraglio Habibollah Sayyari ha annunciato che le forze navali iraniane terranno almeno 20 esercitazioni militari speciali entro il marzo 2017.

Di recente il governo americano aveva preteso che l’Iran non dovrebbe tenere esercitazioni militari nel Golfo Persico.

Negli ultimi giorni si è verificato un incidente nello stretto di Hormuz dovuto ad una nave da carico battente bandiera delle Isole Marshall che le forze iraniane hanno abbordato nell’area del Golfo Persico, martedì scorso. Alcune motovedette hanno sparato colpi di avvertimento verso la prua, dopodiché hanno ordinato al cargo di entrare più in profondità in acque iraniane mentre stava attraversando lo Stretto di Hormuz.

Il Pentagono ha dichiarato che intercettazione e l’abbordaggio da parte dell’Iran di una nave da carico battente bandiera delle Isole Marshall costituisce un “atto provocatorio”, ma i funzionari americani non hanno ancora ben chiari tutti i fatti che circondano questo “incidente”.

Il colonnello Steve Warren, portavoce del Pentagono, ha detto che la decisione da parte delle forze navali iraniane di sparare colpi di avvertimento verso la prua del cargo sia “inappropriata”. Inoltre, il portavoce del Ministero della Difesa, ha dichiarato che un cacciatorpediniere della Marina degli Stati Uniti si è diretto verso l’area interessata per monitorare la situazione, eseguire un pattugliamento marittimo e di ricognizione, con l’ausilio di aerei della US Navy. Non è chiaro il motivo che obblighi gli Stati Uniti ad un’azione così difensiva verso un cargo delle Isole Marshall.

La nave, la “MV Maersk Tigri”, ha inizialmente ignorato gli avvisi delle motovedette iraniane che hanno ordinato di portarsi all’ingresso nelle acque territoriali iraniane, ordine subito dopo rispettato dal capitano del cargo dopo aver udito i primi spari di avvertimento. La Maersk Tigri è gestita dalla società di Singapore Rickmers Ship Management, che fa parte del gruppo Rickmers con sede ad Amburgo. Una portavoce della Rickmers Group ha rifiutato di commentare l’accaduto.

Forze Usa nella regione hanno immediatamente risposto alle richieste di soccorso dalle Tigri Maersk con l’invio del cacciatorpediniere USS Farragut per monitorare la situazione e inviando sul posto un aereo da ricognizione.

La nave non aveva cittadini statunitensi a bordo, ha detto il portavoce della difesa statunitense, contraddicendo il rapporto di Al-Arabiya, che ha sostenuto che sulla nave erano presenti 34 marinai americani.

I dati di navigazione hanno mostrato che la nave era diretto a Jebel Ali negli Emirati Arabi Uniti, dopo aver lasciato il porto di Jeddah in Arabia Saudita.

La strategica via d’acqua dello Stretto di Hormuz, vicino alla città portuale iraniana di Bander Abbas, è l’unica via di comunicazione tra il Golfo Persico e l’Oceano Indiano e circa il 40% delle forniture marittime mondiali di greggio passa proprio attraverso questo spazio, che nel suo punto più stretto è largo appena 54 km. Il flusso di navi e petrolio deve rimanere costante per non provocare un rapido incremento del prezzo del greggio, poiché le contromosse studiate per rotte alternative (come l’oleodotto che dovrebbe attraversare l’Arabia Saudita da est a ovest) sono ancora lontane dall’essere realizzate.

L’Iran controlla la parte nord dello stretto, mentre gli Emirati Arabi Uniti e l’Oman controllano il tratto opposto. L’Iran non intende farsi intimidire e condurrà le proprie esercitazioni militari nonostante le richieste fatte dal comando della US. Navy.

Da notare che le flotte USA scorazzano nei mari del Pianeta, dal Mar Mediterraneo al Mar Nero, dall’Oceano Indiano al Mar della Cina, dall’Atlantico al Mar del Caribe, sentendosi in diritto di condurre le loro esercitazioni ovunque, anche sotto le coste della Russia (nel Mar Nero) o vicino alle isole del mar Cinese meridionale (la cui sovranità è reclamata dalla Cina).

Mentre Washington pretende di esercitare il proprio controllo su ogni angolo di mare del pianeta, considera provocatorie le manovre e le esercitazioni che altri paesi, come l’Iran, vogliono effettuare nel mare antistante le proprie coste.

Contro l’arroganza dell’Impero USA iniziano a dare segni di insofferenza alri paesi che rifiutano il rapporto di vassallaggio con la “zio Sam”, in paticolare, oltre alla Russia, la Cina e l’Iran.

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