Fonte: The Independent

http://znetitaly.altervista.org

3 maggio  2016

 

Proteste in Iraq

di Patrick Cockburn

Traduzione di Maria Chiara Starace

 

L’assalto dell’edificio del parlamento da parte dei dimostranti che scandivano il nome dell’ecclesiastico populista Mutqada al-Sadr è un segno che il sistema politico costruito fin dall’invasione statunitense del 2003 si sta disintegrando. Le forze di sicurezza irachene  sono rimaste lontane  e non hanno fatto nulla mentre i dimostranti irrompevano nella Zona Verde, illustrando graficamente la debolezza del Primo Ministro Haider al-Abadi e delle istituzioni statali in generale.

L’irruzione da parte dei sostenitori di Sadr nella Zona Verde pesantemente fortificata, il cuore del potere governativo in Iraq, è arrivata pochi minuti dopo che Sadr aveva terminato  una conferenza stampa nella città santa sciita di Najaf durante la quale ha condannato i politici per essersi rifiutati di mettere fine allo stallo politico. Ha chiesto che Mister Abadi nomini un governo non settario di tecnocrati che metterebbe fine alla corruzione e ad altri abusi. Fin dall’inizio di quest’anno, lui e i suoi seguaci hanno continuato a tenere dimostrazioni di massa, ma egli li ha in precedenza frenati  nel loro tentativo di invadere la Zona Verde, anche se è stato sempre presumibile che le forze di sicurezza non li avrebbero fermati.

E’ improbabile che  Sadr volesse l’invasione del parlamento perché questa causerà un ulteriore indebolimento del governo invece che la sua riforma. In passato, aveva alternato richieste moderate ma contemporaneamente minacciando che la rabbia delle persone non poteva essere contenuta. Egli stesso, simbolicamente, era entrato nella Zona Verde un mese fa, ma aveva dato istruzioni ai suoi sostenitori di non seguirlo.

Sadr proviene da una famiglia di ecclesiastici sciiti che deve il suo stato emblematico e quasi semi-divino in Iraq alla sua lunga opposizione a Saddam Hussein e al regime Baathista. Aveva 25 anni quando suo padre, Mohammed Sadiq al-Sadr, e i suoi due fratelli furono assassinati dai banditi armati di Saddam Hussein. Avevano guidato un movimento religioso populista che traeva sostegno dai poveri e anche da molte tribù che erano diventate chiaramente ostili al regime di Baghdad.

Mutqada al-Sadr rimase agli arresti domiciliari a Najaf fino al 2003 quando emerse come capo di un movimento che si opponeva all’occupazione statunitense e che la combatté nel 2004.

L’esercito paramilitare sciita del  Mahdi  (che combatté l’esercito degli Stati Uniti a Najaf, in seguitò svolse un ruolo importante nella guerra settaria di Baghdad del 2006-2007 in cui morirono diecine di migliaia di persone. Sadr in seguito rinnegò molti dei suoi seguaci che compirono uccisioni di tipo settario e si ritirò in Iran a compiere studi religiosi. Di ritorno in Iraq,  però, continuò a guidare un movimento politico potente e ben organizzato che elesse un gruppo importante al parlamento iracheno e che ebbero vari incarichi ministeriali.

Ci sono stati rapporti che riferiscono di dimostranti che hanno lasciato la Zona Verde, ma forse non tutti se ne vanno e ciò che è accaduto una volta può succedere di nuovo. Le ambasciate straniere potrebbero  fare i  bagagli e andarsene perché temono di essere presi di mira la volta successiva per ragioni politiche o semplicemente come posti da saccheggiare. L’altro pericolo è che ci potrebbero essere delle unità nell’esercito iracheno come la Brigata Dorata, che potrebbero sparare e uccidere i dimostranti. Le altre principali fazioni sciite sono anche in grado di mobilitare le loro proprie milizie per difendere i propri interessi che vedono minacciati dai Sadristi. Questo può causare battaglie tra i differenti gruppi armati.

 


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Originale: https://zcomm.org/znetarticle/iraq-protests/

top