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18 giugno 2016

 

Fallujah riconquistata. Il problema delle città che hanno aderito spontaneamente all’Isis

di Enrico Oliari

 

I militari iracheni, supportati dalle milizie popolari sciite al-Hasheb Shaabi (sostenute dall’Iran), sono riuscite a prendere il centro di Fallujah, città di 450mila abitanti dell’al-Anbar, caduta nelle mani dell’Isis nel gennaio 2014.

L’annuncio è stato dato dal premier Haider al-Abadi, il quale si è complimentato con l’esercito ed ha notato che sono ancora in corso combattimenti con i jihadisti dell’Isis per la presenza di alcune sacche di resistenza. Gli artificieri stanno ora bonificando le strade disseminate dalle mine, come pure sono in corso sparatorie per stanare i molti cecchini.

L’80 per vento del centro abitato è stato ripreso dai militari ed i jihadisti sono in fuga o si stanno arrendendo.

Fallujah rappresenta una vittoria importante per Baghdad, sia sotto il profilo militare che politico: la città è uno dei molti centri che ha aderito spontaneamente allo Stato Islamico, per cui vi è stato il caso di numerosi abitanti che non solo non avevano lasciato Fallujah, ma addirittura oggi hanno imbracciato le armi contro i regolari.

Notizie Geopolitiche ha potuto verificare la cosa portandosi al fronte a soli 18 chilometri dal centro di Mosul e il generale peshmerga Atu Zibari ha spiegato al nostro giornale che “…Ad esempio un villaggio presso il ponte di Hadith, che si chiama Hassan Shami, è formato da una maggioranza islamico-sunnita, e la popolazione ha combattuto contro di noi. Sono rimasti uccisi più di cento abitanti. Per questo temo che Mosul sia difficile da riprendere” (vedi). Nel 2014 a Mosul erano entrai 300 jihadisti, in una realtà urbanistica grande come Milano, e cosa non diversa è stata per Fallujah.

Proprio la provincia di Ninive, di cui Mosul è capoluogo, è il prossimo obiettivo dell’avanzata irachena, che i sunniti vedono come di un governo sciita.

Il timore è che vi possano essere ritorsioni e vendette specialmente da parte delle milizie sciite, ed anche ieri la tv panaraba al-Jazeera, con sede in uno dei paesi che ha finanziato in passato lo Stato Islamico, cioè il Qatar, ha denunciato che ai civili non è stato consentito dirigersi verso Baghdad, situata ad una sessantina di chilometri, in quanto i militari hanno bloccato l’accesso al ponte Bazibz. In realtà vi è il timore da parte delle autorità che possano nascere disordini dovuti a risentimenti, dopo che l’Isis si è reso responsabile di innumerevoli e sanguinosi attentati nella capitale e che in molti giovani militari sono morti per combattere i jihadisti.

Amnesty International ha denunciato violenze, detenzioni arbitrarie, torture e abusi sugli abitanti di Tikrit e di Ramadi, dopo che le due città sono state riprese dai governativi, ma anche a Fallujah si sono registrati nei giorni scorsi i primi casi di soprusi su chi degli abitanti ha combattuto dalla parte dei jihadisti.

Dopo aver risolto l’emergenza profughi e garantito gli aiuti umanitari a Fallujah (la Cooperazione italiana ha inviato nei giorni scorsi un milione e mezzo di euro – vedi), il compito primario delle autorità sarà quello di portare un’amministrazione che non arrivi alle discriminazioni e alle divisioni che sono state la causa dell’adesione spontanea della città allo Stato islamico.

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18/06/2016

 

Falluja liberata. Daesh è più debole del previsto

 

Giubilante dichiarazione del premier Obaidi. L’esercito afferma che vi sono ancora alcune piccole sacche di resistenza. I capi di Daesh sono fuggiti, lasciando solo alcuni combattenti. Molti degli abitanti avevano abbandonato la città e sono ora rifugiati.

 

Falluja è liberata dai terroristi del cosiddetto “Califfato Islamico” di Daesh: è quanto ha riferito ieri con giubilo il primo ministro iracheno Haidar Al Obaidi, annunciando che “le forze dell’esercito sono arrivate al cuore di Falluja” e congratulandosi con “il popolo iracheno per questa vittoria”.

In un discorso rivolto alla nazione, Obaidi ha promesso nuove e prossime vittorie anche a Mosul, “la prossima destinazione”, invitando “tutte le istituzioni dello Stato a mettere a disposizione tutte le risorse per garantire ai civili” di Falluja “gli aiuti umanitari di cui hanno bisogno”.

Rivolgendosi ai combattenti di Daesh, Obaidi ha detto: “Non c’è posto per voi in Iraq. Abbiamo promesso di liberare Falluja e le Forze di sicurezza hanno mantenuto la promessa, contrariamente ai capi di Daesh i quali avevano promesso di resistere e poi hanno abbandonato i loro fedeli per darsi alla fuga”. 

Il tenente generale Abdel Wahab Al Saadi, Comandante delle operazioni militari a Falluja, ha annunciato di “controllare totalmente il quartiere Nazal [nel centro della città] ormai liberata da Daesh” riconoscendo tuttavia che una ‘piccola resistenza’ di Daesh continua ad essere registrata in alcune parti della città e che verrà schiacciata nelle prossime ore. Falluja, a soli 50 km da Baghdad, era nelle mani dell’Isis dal 2004 ed è stata una dei bastioni del Califfato.

La Polizia federale ha confermato che “la bandiera irachena sventola sopra il Palazzo amministrativo, cosi come anche sopra il tetto dell’ospedale della città” di Falluja.

La notizia ha creato ampio consenso fra le varie componenti del Paese, dando speranza a tutti. Una parte della stampa parla addirittura di “una nuova pagina gloriosa da aggiungere nel libro della storia contemporanea dell’Iraq”.

Quello che tutti confermano è che la resistenza di Daesh è stata minore di quanto si prevedeva smascherando l’aura di terrore invincibile che la propaganda dello SI aveva sparso per mesi.

La fuga dei capi dal campo di battaglia, lasciando in prima linea i combattenti “convinti” contribuirà a seminare la sfiducia totale verso eventuali simpatizzanti del Califfato, in pieno fallimento militare e morale.

Decine di corpi dei combattenti dell’Isis giacciono per le strade della città, distrutta dai bombardamenti. All’inizio dell’operazione di riconquista, molti abitanti hanno cercato di fuggire, trovando accoglienza in campi profughi. Quando è cominciata l’operazione vi erano almeno 50mila residenti in città. Ora, dopo essere stati usati come scudi umani ed esser fuggiti, non si conosce il loro numero.

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