As-Safir

19/03/2016

 

Il Medio Oriente tra terrorismo e crisi di legittimità

di Tawfiq al-Madini

giornalista tunisino

Traduzione e sintesi di Antonia Maria Cascone

 

La sconfitta della regione araba di fronte al dilagare del terrorismo e degli Stati autoritari

 

Al tempo dei movimenti estremisti di matrice jihadista, gli Stati del Medio Oriente, specialmente quelli nei quali sono stati i movimenti nazionalisti arabi a salire al potere, vivono sotto l’influenza del fenomeno dello Stato totalitario, dalla struttura coercitiva. Nel corso di numerosi decenni, i movimenti jihadisti militanti hanno avuto un gran numero di opportunità strategiche che hanno consentito un’ampia gamma di possibilità, e si sono poi concretizzate nel progetto dell’organizzazione “Stato Islamico”.

Gli Stati del Medio Oriente si trovano, dunque, in balia di due diverse spinte: quella in nome della realizzazione di Stati nazionali, portata avanti dalle forze democratiche, e l’altra per la creazione di uno “Stato Islamico” più ampio. Sono questi due progetti a lacerare il Medio Oriente e a farlo oscillare tra il pericolo della frammentazione e il pericolo dell’unificazione in entità più ampie. È ironico che siano proprio le minoranze etniche e religiose a rappresentare, in questo frangente storico, i più stabili sostenitori di questi Stati arabi sorti sulle ceneri dei loro sogni di realizzare l’unità panaraba, poiché vedono nella struttura statale la migliore protezione di fronte alle ondate di attacchi dell’organizzazione “Stato Islamico”, che preme dall’interno e dall’esterno per la creazione di un unico grande Stato.

I paesi del Medio Oriente arabo sono stati talvolta descritti come “Stati nazionali” o “Stati nazionali moderni”, espressioni afferenti più alle scommesse e alle volontà ideologiche che alla realtà di questa regione, le cui origini storiche si collocano in un contesto profondamente diverso da quello nel quale hanno avuto origine gli Stati nazionali occidentali, anche perché gli Stati arabi sono nati in un contesto lontano dalle moderne conquiste della borghesia. Al contrario, essi ignorano completamente queste conquiste, definite in termini di modernità politica e culturale, che si basano su due pilastri fondamentali: la democrazia politica e la laicità razionalista. L’apparenza esteriore degli Stati mediorientali cela, in realtà, una struttura tradizionale e, fondamentalmente, superata, dominata da ideologie arcaiche che non smettono di vedere la politica come uno tra i tanti affari personali del leader carismatico.

Il pensiero politico arabo, in tutte le sue sfumature, continua ad attribuire all’ideologia nazionalista panaraba la responsabilità storica della crisi politica, sociale, economica e militare che sta vivendo la regione, arrivando addirittura ad attribuire il fallimento subito dalla nazione araba al fallimento del panarabismo. Quello che è certo è che è un fallimento che investe tutti, i singoli e le comunità, le fazioni e i partiti politici, per quanto diversi possano essere i loro riferimenti ideologici, in quanto è espressione dell’incapacità di realizzare un’unità, nonostante il massiccio supporto morale e politico delle masse popolari. Chi si dovrebbe fare carico di questa responsabilità, però, non è il progetto in sé, bensì il movimento nazionalista, la cui massima espressione di fallimento è la sconfitta della società civile, con la marginalizzazione del popolo e la sua estradizione dalla vita politica, a causa della deriva autoritaria degli Stati della regione, che ha mandato in frantumi tutti i principi di democrazia, coesione sociale e sviluppo nazionale. Gli Stati del Medio Oriente hanno voltato le spalle all’ideologia panaraba e islamica e hanno costruito un’ideologia artificiale volta a preservare i propri interessi, che ha gettato la regione nell’attuale stato di miseria.

L’emergere di organizzazioni quali Al-Qaeda e Daesh (ISIS) conferma il fallimento storico degli Stati del Medio Oriente, la diffusione del fenomeno del populismo e la mancanza di tradizione di dialogo democratico. La divisione netta tra lo Stato e la società è la manifestazione più eclatante dello Stato tirannico, e le ripetute sconfitte e il fallimento del progetto panarabo hanno spianato la strada al ritorno massiccio del fattore religioso e al suo utilizzo in chiave politica e sociale da parte di un certo tipo di terrorismo. Lo “Stato Islamico”, in conclusione, è frutto dell’umiliante sconfitta della regione araba, contro il progetto israelo-americano da un lato, e contro la barbarie della tirannia da parte degli Stati autoritari dall’altra.

 

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