Fort Russ

Die Zeit

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28 giugno 2016

 

Anaconda-2016 svela l’inefficienza della NATO

di Jochen Bittner

Traduzione di Alessandro Lattanzio

 

La NATO è veramente pericolosa; nel corso della dimostrazione di forza ha mostrato piuttosto cigolii e gemiti nelle grandi manovre. L’occidente dimostra che Putin avrebbe gioco facile con esso. Ci sono case vecchie, le cui travi sono così storte e traballanti che gli architetti si chiedono vedendole perché non sono crollate da tempo. Questo stato si chiama Instabilità statica. A volte solo la carta da parati tiene su la casa. Della NATO, la presunta più potente alleanza nella storia del mondo, si può dire la stessa cosa con le sue maggiori esercitazioni militari dalla fine della guerra fredda. Il ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier ha avvertito su “minacce di guerra e propaganda di guerra” evidenziate da tale grande esercitazione con decine di migliaia di soldati della NATO in Europa orientale, al confine della Russia. Ma se i militari del Cremlino avrebbero effettivamente percepito tali esercitazioni come minacciose, sarebbe molto gentile da parte loro. I suoni che la NATO ha emesso con le grandi manovre Anaconda in Polonia, erano più che altro gemiti e cigolii. La promessa dell’Alleanza di mutua assistenza politica e militare è estremamente fragile. Ma quando l’attuazione della promessa diventa dubbia, la NATO ancora vive o la sua struttura dietro la carta da parati politica è morta da tempo?

Visto da un elicottero, il paesaggio nel nord-est della Polonia è idilliaco, con le barche a vela sui Laghi Masuri che tracciano piccole linee sull’acqua e le casette lungo le rive. Ma i soldati a bordo dell’elicottero Blackhawk vedono qualcosa di diverso: problemi. Un terreno difficile. Fiumi che devono essere superati. Paludi in cui i veicoli ruotati rimarrebbero bloccati. Il Generale Ben Hodges, comandante delle forze di terra statunitensi in Europa, fa clic sul pulsante della radio di bordo e scorre la cartina del territorio sorvolato. “La geografia non è solo un vantaggio per i difensori“, dice. Anche così i polacchi chiedono ai loro partner della NATO la sicurezza che, in caso di emergenza, correranno in aiuto. Ma i limiti alla solidarietà già si presentano nella fase di pianificazione dell’esercitazione. Anaconda non è ufficialmente una manovra della NATO, ma polacca. Anche se 25000 uomini provenienti da 22 Paesi della NATO vi hanno preso parte, “alcuni Paesi come Germania e Francia trovavano provocatorio nei confronti della Russia chiamarla esercitazione della NATO“, dice Hodges sopra il rumore del rotore. E non è strano? Alza le spalle, il generale. “I russi confrontano la manovra con l’Operazione Barbarossa“, dice, cioè all’attacco della Wehrmacht all’Unione Sovietica nel 1941. A quanto pare, Hodges, alzando le spalle indica che i politici sono troppo impressionati dalla propaganda di Mosca. Il governo polacco vuole che le manovre siano intese come risposta ai grandi interventi dell’esercito russo. Nell’ultimo anno ha manovrato in esercitazioni d’attacco con 95000 soldati ai confine con la NATO, secondo l’alleanza. Esercitazioni d’attacco contro i tre Stati baltici furono svolte in precedenza, denominate esercitazioni Zapad. Con un budget per la difesa pari a circa il 4,5 per cento del prodotto interno lordo, il governo russo spende più del doppio delle tasse versate alle forze armate dai Paesi europei della NATO.

Gli elicotteri Blackhawk atterrano a Wegorzewo, piccola cittadina a meno di venti chilometri a sud dell’enclave russa di Kaliningrad. Nel cortile di una caserma polacca, la 4.ta Divisione di fanteria di Fort Carson, Colorado, ha tirato su tende sferiche ad alto contenuto tecnologico. Le cupole diventano ocra sotto il sole estivo, proprio come gli Humvee nel parcheggio. Il camuffamento desertico spicca sui prati dell’Europa centrale come un bersaglio. “Non dovremmo semplicemente ridipingerlo?” scherza un ufficiale… nella tenda principale, i soldati si affollano intorno a quattro lunghi tavoli pieni di PC. Il combattimento si svolge principalmente sullo schermo. “Ma se la corrente viene a mancare o si viene hackerati“, dice un addetto stampa, “saremo ancora qui comunque“. Ha davanti un tavolo da gioco con gettoni da poker rossi e blu, tutti etichettati. Mostrano la situazione tattica, che sembra questa: i “bothniani” (come chiamano l’esercito russo) ha invaso la Polonia da nord e vuole prendersi le riserve di petrolio del Paese. Sono sostenuti da truppe irregolari provenienti dal sud (che sarebbe la Bielorussia), così come dalla “guerra dell’informazione” (cioè la propaganda del Cremlino). Già 100000 persone fuggono verso sud, su quelle stesse strade che le forze della NATO dovrebbero utilizzare per avanzare verso nord. Il grafico con i gettoni da poker è chiaramente fittizio. In realtà mostra una striscia di terra, che gli strateghi considerano la parte attualmente più vulnerabile della NATO, una striscia larga circa 120 km lungo il confine polacco-lituano e confinante con Kaliningrad a nord e la Bielorussia a sud. Dovrebbero inviare tutte le forze e i rifornimenti necessari per difendere i Paesi baltici attraverso questo corridoio, il “gap di Suwalki”, come lo chiama la NATO. Per arrivarci, gli alleati avevano al massimo 36-60 ore prima che le truppe russe occupassero le capitali estone e lettone Tallinn e Riga. Questo era il risultato di una simulazione elaborata dal famoso think tank degli Stati Uniti RAND. I soldati sono qui per aiutare l’esercito polacco a distruggere le postazioni di artiglieria nemica. I computer utilizzano tracce radar dei proiettili per individuare l’artiglieria nemica e inoltrare i dati agli obici, che poi effettuano il tiro di controbatteria. Idealmente, radar e obici sono interconnessi tramite una linea digitale. Ma nel caso delle unità statunitensi e polacche, non lo sono. I polacchi devono dare agli statunitensi le coordinate della postazione nemica telefonicamente o via mail, e a loro volta, devono inserire i dati nel computer manualmente. Al completamento, la posizione dell’avversario potrebbe essere cambiata e la NATO sparerebbe a vuoto. Le email di Hodges segnalano il problema dei bocchettoni per i serbatoi. Sebbene le cisterne statunitensi possano certamente riempire i serbatoi di carburante polacchi, canadesi e lituani, ma non quelli tedeschi, francesi, inglesi, italiani o ungheresi. Quindi servono degli adattatori. L’esercito degli Stati Uniti ne possiede 36, e un furiere riferisce ad Hodges che gli altri Paesi non ne hanno, ad eccezione della Francia. Ma ciò che preoccupa di più Hodges è la tecnologia delle comunicazioni: “Né radio né e-mail sono sicuri, suppongo che tutto ciò che scrivo sul mio Blackberry venga intercettato“. Quelli che a Mosca intercettano queste e-mail nelle ultime settimane, potrebbero trovare difficile credere all’accerchiamento della Russia da parte dell’aggressore imperiale NATO. L’Alleanza occidentale, quindi, effettua da quasi venti anni missioni congiunte all’estero senza sapere come far muovere le truppe. Rimane un’alleanza di isole nazionali e tecniche, ed è quindi già strutturalmente svantaggiata di fronte alla potenza militare centralmente organizzata della Russia.

L’articolo 5 del trattato NATO che afferma che “l’aggressione armata ad una o più (parti) in Europa o Nord America sarà considerata un aggressione contro tutti“, fu scritto 67 anni fa, da politici di un’altra generazione, con altre esperienze in un altro mondo. È questo l’aiuto che i politici oggi giurano di portare? Il governo federale ha finalmente accettato d’inviare 400 soldati in Polonia per Anaconda, ma non sarebbero truppe combattenti, solo genieri. Non un’azione pericolosa, solo utile per le foto. Presso il villaggio di Che?mno sulla Vistola, il 130.mo Battaglione corazzato genieri di Minden posizionava 30 veicoli anfibi gittaponti, ciascuno grande il doppio di un camion, su un fiume largo 350 metri. Dopo circa mezz’ora il ponte era percorribile, e il presidente della Polonia vi fece una corsa speciale sopra, trovando parole di apprezzamento. Ma per quanto impressionante fosse lo spettacolo tecnico, fu l’unico dato dalla NATO. Non c’è un altro ponte del genere in Europa. E per inviare i necessari veicoli anfibi pesanti in Polonia, la Bundeswehr ha dovuto prendere in prestito dei pianali dalle ferrovie ceche. Le ferrovie tedesche non ne hanno abbastanza. Lo stato maggiore deve rompersi la testa sulla pianificazione per via della mole di scartoffie necessarie prima che qualsiasi cosa in verde oliva possa andare ad est. Le truppe statunitensi per prima cosa hanno dovuto fare passare i loro equipaggiamenti dalla dogana; quindi era necessario che tutti i convogli avessero i permessi di transito nei Paesi e nelle regioni. No c’è Schengen per le truppe della NATO. Ancora un altro svantaggio rispetto alla Federazione Russa. Lo stato maggiore del Generale Hodges si consola al pensiero che, alla fine, era solo una manovra. Tutto verrebbe eseguito più velocemente e con decisione “se la merda colpisse il ventilatore”, come uno dei suoi collaboratori la mette. È una possibilità. L’altra, se la manovra ha attraversato tali disavventure, quali follie subirebbe l’alleanza in caso di prove reali?

Se Putin ha osservato da vicino questi ultimi giorni, sa che forse solo una minima, piccola spinta, basterebbe a distruggere la fiducia in sé della NATO.

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