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12/01/2016

 

La Russia risponde alla Nato: costruirà due nuovi basi militari al confine con l’Ucraina

di Eugenio Cipolla

 

Putin, già impegnato sul fronte siriano, sta cercando una risposta adeguata all’espansionismo dell’occidente nell’ex repubblica sovietica

 

«La Nato non avrebbe dovuto espandersi a Est. Con gli Usa volevano una vittoria completa sull'Urss, volevano sedersi sul trono dell'Europa da soli. Ora però siedono lì e stiamo parlando di queste crisi che altrimenti non avremmo avuto». Intervistato dalla Bild, Vladimir Putin ha detto senza mezzi termini ciò che pensa circa il comportamento dell’Alleanza Atlantica negli ultimi anni. Il riferimento ovviamente era alla crisi ucraina, la quale, nonostante il silenzio dei media, continua a protrarsi senza un apparente via d’uscita. Sul campo di battaglia governativi e separatisti si limitano a supervisionare le zone di propria competenza, limitando al minimo ogni tipo di scontro armato, che potrebbe riaccende il conflitto in men che non si dica.

 

La vera guerra si è spostata sul piano commerciale e geopolitico, con l’Ucraina che ha deciso di bypassare i filorussi, rivolgendo i suoi attacchi direttamente a Mosca. L’ultima dichiarazione degna nota è quella di Poroshenko, che proprio ieri ha annunciato che l’Ucraina «farà a meno del gas russo. I nostri produttori stanno trovando nuovi mercati». Il nuovo mercato, perché di uno si tratta in realtà, è quello europeo. Qui Kiev acquisterà il gas a 200$ ogni mille metri cubi, contro i 212$ imposti dalla Russia con il nuovo contratto take or pay. Ma al di là di questo, la vera questione è tutta strategico-militare. Che dietro le mosse della leadership ucraina ci siano Nato e Usa non è più un mistero, così Putin, già impegnato sul fronte siriano, sta cercando una risposta adeguata all’espansionismo dell’occidente nell’ex repubblica sovietica.

 

Una è senza dubbio la costruzione di due nuovi basi militari nella zona sud-occidentale, al confine con l’Ucraina. Nella città di Boguchar, nella regione di Voronezh, situata a 45 km dal confine con la regione ucraina di Luhansk, per buona parte sotto il controllo dei separatisti, il ministero della Difessa russo ha intenzione di trasformare un vecchio magazzino militare in una grande base con decine di edifici, in grado di ospitare 1.300 pezzi di artiglieria militare e più di 5.200 soldati. Al centro dei progetti militari del Cremlino, c’è anche la cittadini di Valujki, nella regione di Belgoros, 20 km al confine con la regione di Luhansk, dove verrà costruito un altro campo militare di media grandezza: 300 ettari di terreno e capacità di ospitare 3.500 militari.

 

E’ possibile, anche se non ancora certo, che qui vengano ospitate le tre nuove divisioni che saranno create nelle prossime settimane da Mosca e che avranno il compito di presidiare la parte al confine con il paese ucraino. «Non posso non soffermarmi sull’importanza di creare tre divisioni a ovest», ha detto ieri il ministro della Difesa russo, Serghej Shoigu, annunciando al contempo l’intenzione russa di tenere esercitazioni nella parte sud-occidentale del paese. «Sullo sfondo di una difficile situazione politico- militare internazionale è importante valutare la nostra capacità di proteggere gli interessi nazionali nella direzione strategica sud-occidentale», ha aggiunto. «Le nostre truppe devono saper rispondere efficacemente in un terreno montuoso con l’aumento delle minacce terroristiche nella regione».

 

In questo quadro fragile e delicato l’Ucraina non rimarrà certo con le mani in mano. Sempre ieri, a Ternopil, Petro Poroshenko ha annunciato che Kiev ha intenzione di acquistare nel 2016 più di due mila unità tra armi e attrezzature militari. «Abbiamo intenzione di ri-ammodernare anche l’attuale equipaggiamento». Un progetto che vedrebbe l’aggiustamento di circa 1.500 pezzi. Se non è guerra aperta, poco ci manca.

 

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