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giovedì 10 marzo 2016

 

A giudizio gli abusivisti del MUOStro di Niscemi

di Antonio Mazzeo

 

La Procura di Caltagirone ha chiuso le indagini preliminari sulla violazione delle normative urbanistiche e ambientali durante i lavori di realizzazione del terminale terrestre del MUOS all’interno della riserva naturale di Niscemi. Sette gli indagati citati direttamente in giudizio: il dirigente della Regione Siciliana Giovanni Arnone che nel giugno 2011 firmò per conto dell’Assessorato all’Ambiente e Territorio le due autorizzazioni per l’avvio dei lavori; i responsabili delle società che hanno concorso alla costruzione dell’impianto di telecomunicazione satellitare (Mauro Gemmo della Gemmo Impianti Spa di Arcugnano Vicenza, Adriana Parisi della Lageco di Catania, Concetta Valenti della Calcestruzzi Piazza di Niscemi, Carmelo Puglisi della PB Costruzioni e Maria Condorelli della CR Impianti di Catania); il direttore dei lavori Giuseppe Leonardi, originario di Paternò. “Ai professionisti che svolgono queste attività sul territorio da moltissimo tempo non poteva sfuggire la macroscopica illegittimità dei decreti autorizzativi emessi”, ha commentato la Procura di Caltagirone.

 

Citato a giudizio anche il cittadino statunitense Mark Andrew Gelsinger che per conto della Marina militare USA, affidò i lavori del MUOS il 26 aprile del 2007 all’associazione temporanea Gemmo-Lageco. In base agli accordi bilaterali tra Italia e Stati Uniti, Gelsinger non potrà però essere processato nel nostro paese.

 

“I lavori del MUOS sono stati eseguiti senza la prescritta autorizzazione assunta legittimamente o in difformità di essa, e insistono su beni paesaggistici, all’interno della riserva naturale orientata di Niscemi in zona A, di inedificabilità assoluta, in violazione delle prescrizioni del decreto istitutivo e del regolamento inerente”, hanno scritto i giudici di Caltagirone nell’ordinanza di sequestro dei cantieri del MUOS emessa nella primavera dello scorso anno e che dopo il vaglio della Cassazione è ancora vigente.

 

In verità, la Marina militare statunitense avviò la realizzazione del MUOS all’interno della riserva “Sughereta” senza attendere le necessarie autorizzazioni della Regione siciliana. La prova inconfutabile del deprecabile comportamento di Washington è stata individuata dagli attivisti No MUOS in un rapporto ufficiale del Program Executive Office PMW-146, dal titolo “Mobile User Objective System (MUOS) Communications-on-the-Move (COTM)”, pubblicato il 28 aprile 2009 ma desecretato solo l’1 aprile 2010. Il documento descrive analiticamente le caratteristiche tecniche del MUOS, dei satelliti geostazionari e delle stazioni di terra. Nel capitolo relativo allo stato di avanzamento dei lavori nei terminali terrestri, alla pag. 14 sono riportate le foto dei quattro siti prescelti (Hawaii, Australia, Virginia e Niscemi). L’immagine dell’infrastruttura siciliana è eloquente: in un ampio spiazzo ricavato dopo la rimozione di un’intera collina appaiono già completati gli scavi per le tre piattaforme in cemento armato destinate a sorreggere le mega-antenne. Attorno al cantiere, perimetrato da una rete metallica, sono ben visibili i sentieri tracciati per gli accessi dei camion e dei mezzi pesanti.

 

Lo stato dei luoghi lascia presupporre che la foto sia stata scattata nell’inverno del 2009. Proprio in quei mesi i pacifisti avevano pubblicamente denunciato che i lavori per il terminale di Niscemi erano iniziati prima che si perfezionasse l’iter autorizzativo. In un dossier del marzo 2009, la Campagna per la smilitarizzazione di Sigonella scriveva che “le opere di movimentazione terra e predisposizione delle piattaforme per le antenne e le torri radio del MUOS hanno preso il via il 19 febbraio 2008, dopo una breve cerimonia cui partecipò, tra gli altri, il direttore del Mobile User Obiective Program dell’US Navy, Wayne Curls”. Fu il settimanale della base di Sigonella Signature, nel numero del 29 febbraio 2008, a descrivere i particolari della cerimonia d’inaugurazione dei cantieri. “Quando il sistema sarà pienamente implementato, i sistemi di guerra avranno la completa capacità di comunicazione per rispondere a tutte le richieste di missione in qualsiasi parte del mondo”, dichiarò allora Wayne Curls.

 

Nel maggio 2008 fu realizzata anche una cabina di media tensione per alimentare gli impianti del MUOS, come riferito per e-mail nel febbraio 2009 da Marina Paganini, responsabile relazioni pubbliche della Gemmo Spa, azienda capofila del consorzio “Team MUOS Niscemi” a cui erano state affidate le opere del terminale terrestre. Seguirono poi i lavori di “prevenzione per l’erosione superficiale e il drenaggio” e di “costruzione di un’infrastruttura preparatoria all’installazione delle tre antenne, comprensiva di opere di fondazioni e basamenti speciali, impianti idrici, elettrici, fognari e antincendio”, come si evinse dalla pagina web dell’altra società componente il consorzio “Team MUOS”, la Lageco di Catania. Nell’autunno 2009 i lavori del MUOS proseguirono con lo scavo e la posa di circa 6 km di cavi in fibra ottica dalla stazione di radiotelecomunicazione della Marina USA alla rete informatica commerciale già esistente nella cittadina di Niscemi, consentendo il collegamento con il Centro per le comunicazioni di US Navy ospitato a Sigonella.

L’avvio delle opere del MUOS senza le prescritte autorizzazioni fu segnalato con un esposto dall’Associazione antimafie “Rita Atria”, oggi parte offesa nel procedimento per abusivismo insieme all’Ass. Movimento No MUOS Sicilia, Legambiente, il Comune di Niscemi, la Regione Siciliana e l’attivista-insegnante Giuseppe Maida.

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