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05 set 2016

 

100 intellettuali per una diplomazia popolare

di Cecilia D’Abrosca

 

Meeting a Nablus, aperto da Noam Chomsky, sulle modalità per attirare pensatori internazionali intorno alla causa palestinese e alle possibili soluzioni

 

Roma, 5 settembre 2016, Nena News –

 

Cento intellettuali di diversi Paesi si sono riuniti in Cisgiordania, nella città di Nablus, per l’avvio di una campagna sociale a favore dei Territori Palestinesi. La campagna come obiettivi quello di attirare il maggior numero di pensatori internazionali alla causa palestinese, in virtù del loro ruolo politico, sociale e culturale all’interno dei rispettivi paesi e ideare, attraverso il loro sostegno, strategie comunicative e d’azione a lungo termine, che abbiano l’effetto di mantenere viva e rinnovare la vicinanza alla popolazione palestinese.

L’apertura della campagna è avvenuta per mezzo di una videoconferenza alla quale è intervenuto uno degli intellettuali e studiosi più celebri, Noam Chomsky, che ha il divieto d’ingresso in Cisgiordania. Il messaggio di apertura, trasmesso da Chomsky, è molto forte. Rivolgendosi agli intellettuali presenti e alle persone intervenute, dichiara: “Israele continua ad ignorare entrambe le soluzioni prese in considerazione, quella dei due Stati e quella di uno Stato unico, mentre si sforza di stabilire una ‘Greater Israel’. La causa del fallimento della soluzione attuale è l’atteggiamento d’irriguardosa indifferenza di Washington e Israele nei confronti dei diritti civili e politici della popolazione palestinese”.

In un secondo momento il filosofo statunitense ripercorre il percorso e il progresso storico della causa palestinese, in considerazione della crescita e/o del calo d’interesse presso la collettività internazionale, evidenziando che la discussione della causa palestinese è stata assente dagli ordini del giorno delle varie nazioni sin dalla dichiarazione d’indipendenza d’Israele nel 1948.

Secondo il suo punto di vista, la soluzione possibile risiederebbe nell’istituzione di uno Stato palestinese indipendente che poggi sul consenso dell’America e degli altri Paesi. Il momento storico potrebbe essere quello adatto, sostiene, in quanto l’opinione pubblica americana comincia ad accettare e mostrare un sostegno più diffuso alla causa palestinese; al pari di ciò che accade da tempo in Europa.

L’iniziativa, è bene precisarlo, non tralascerà i filosofi, docenti e intellettuali arabi e del Medio Oriente, tra questi sono coinvolti, ad esempio, l’intellettuale libanese Amin Maalouf e l’ex primo ministro della Turchia, Ahmet Davutoglu, docente ed esperto di politica estera. L’assestamento della campagna e del suo successo richiederà del tempo ma l’appoggio di alcuni governi europei, in particolare di quello norvegese, e dell’Istituto di Scienze Politiche di Parigi potrebbe agevolare, in tal senso, l’azione della campagna.

Il Witness Center for Citizen’s Rights and Social Development

L’ideazione e la progettazione di una campagna sociale che tenga conto della causa palestinese nasce nell’ambito del Witness Center for Citizen’s Right and Social Development. A partire dal 2014, anno della sua fondazione, il Witness Center lavora affinchè i diritti dei cittadini palestinesi diventino una priorità stabilitanell’agenda dell’opinione pubblica, in sintesi, il Centro si adopera per far sì che i diritti della popolazione palestinese costituiscano il tema al vertice della discussione e dell’interesse dei media e della classe politica, intanto che si procede all’accertamento che i cittadini siano coinvolti nel processo di sviluppo sociale e di partecipazione agli sviluppi della vita pubblica e politica nei Territori palestinesi.

A chiarire il senso e l’ambizione dell’attività della campagna è Mohammad Areiqat, segretario del Witness Center for Citizen’s Rights and Social Development nonchè coordinatore della campagna dal titolo “100 intellettuali in Palestina”. Precisa che “lo scopo della campagna è quello di rinnovare e stimolare l’interesse verso la causa palestinese, sia all’interno del dibattito politico dei singoli Paesi sia nella mente dei singoli, ma notando la rapidità con la quale le vicende si consumano in Medio Oriente, in special modo in Siria in Egitto e nello Yemen, ci si è resi conto che queste realtà territoriali e politiche stanno spostando il focus di attenzione lontano dalla Palestina, non più identificata come una delle priorità oggetto di discussione e confronto dialogico”.

Il Witness Centre ha intuito, a questo punto, che il modo migliore per richiamare l’attenzione sulla realtà palestinese è quello di far leva sulla voce degli intellettuali di ogni parte del mondo, in virtù dell’essenziale ruolo da essi svolto di saper incidere e disegnare i tratti delle politiche nazionali dei rispettivi paesi, non trascurando sia la capacità d’influenzare i rispettivi governi e le persone sia la facoltà di orientare e modellare l’opinione pubblica. Inoltre, la centralità della loro figura all’interno della campagna, servirebbe a ricercare soluzioni e strategie d’intervento non tradizionali nè sbilanciate in favore di Israele, creando, nel frattempo, una lobby popolare che si diffonda in maniera globale.

Areiqat, infine, spiega il perchè è stato deciso di intentare questo tipo di azione; a tale scopo si pronuncia nei confronti dell’Autorità Palestinese, spiegando che questa negli ultimi 20 anni ha intrapreso sforzi diplomatici attraverso negoziati con Israele, sotto il controllo internazionale, ma questo tipo di diplomazia ha fallito a causa di un forte disequilibrio favore di Israele. Intanto, la diplomazia popolare era trascurata ai danni di una riduzione globale dell’interesse pubblico nei confronti della situazione palestinese. Il modo migliore, sottolinea, di ravvivare la vicinanza alla causa palestinese nella mentalità collettiva, è attraverso una diplomazia popolare, cioè attraverso l’influenza dei più brillanti pensatori che potrebbe essere in grado di fornire supporto a questa forma di diplomazia.

Il 15 settembre di quest’anno, la prossima discussione della campagna avrà luogo alla Birzeit University, nelle vicinanza della città di Ramallah, ad essa parteciperanno diversi giornalisti esperti di politica estera. Nel corso della giornata si discuterà dell’impatto che le lobby ebraiche hanno sul processo decisionale degli Stati Uniti in relazione all’area mediorientale. Nena News

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