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19/09/2016

 

Gerusalemme: palestinese ferisce due agenti, la polizia israeliana gli spara

 

Uno dei due agenti ha riportato gravi ferite. Autore dell’assalto un palestinese di circa 20 anni, ricoverato in condizioni critiche. Dopo tre settimane di relativa calma si sono registrati sei attacchi in quattro giorni. Il 21 settembre faccia a faccia fra Netanyahu e Obama a margine dell’Assemblea generale Onu. 

 

Un assalitore palestinese ha ferito due poliziotti israeliani, uno dei quali in modo grave, prima di essere “neutralizzato” dall’intervento delle forze di sicurezza, che hanno esploso diversi colpi di arma da fuoco. L’attacco è avvenuto questa mattina a Gerusalemme est, nei pressi della Città Vecchia. 

Fonti mediche parlano di una poliziotta di circa 20 anni che ha riportato ferite molto gravi; migliore la situazione di un collega di 45 anni, che ha riportato solo lievi danni nell’assalto.

Un portavoce delle forze dell’ordine aggiunge che l’assalitore ha circa 20 anni ed è originario di Gerusalemme est. Al momento si trova ricoverato in condizioni critiche. 

L’attacco all’arma bianca di questa mattina è il sesto in soli quattro giorni, dopo circa tre settimane di relativa tregua, durante le quali non si sono registrati assalti o episodi di violenza. 

L'assalto ha avuto luogo nei pressi della porta di Erode, all’ingresso della Città Vecchia, a poca distanza dalla porta di Damasco dove lo scorso 16 settembre un cittadino giordano è stato ucciso dalla polizia dopo aver cercato di accoltellare un agente. 

Dall’ottobre scorso, dopo una serie di provocazioni di ebrei ultra-ortodossi che sono andati a pregare sulla Spianata delle moschee, si sono moltiplicati incidenti e scontri in Israele e nei territori palestinesi, nel contesto della cosiddetta “intifada dei coltelli”. Finora sono stati uccisi almeno 227 palestinesi, 34 israeliani, due americani, un giordano, un sudanese e un eritreo.

La maggior parte dei palestinesi è stata uccisa mentre tentava di accoltellare o colpire con armi o con l’auto passanti o soldati. Altri sono stati uccisi nel corso di manifestazioni o scontri con i militari.

A fronte di questa escalation di violenze, culminata nell’attacco a Tel Aviv dell’8 giugno scorso, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha deciso di rafforzare la politica delle demolizioni delle case di assalitori palestinesi. Una misura che, secondo le voci critiche, rappresenta una “punizione collettiva” la quale finisce per esasperare la tensione. 

Intanto è giunta conferma dell’incontro bilaterale fra il Primo Ministro israeliano Netanyahu e il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite in programma questa settimana a New York. Secondo quanto riferiscono fonti della Casa Bianca, il faccia a faccia è previsto per il 21 settembre prossimo; al centro dei colloqui la soluzione di pace dei due Stati - da tempo in fase di stallo - per mettere fine al conflitto israelo-palestinese, mentre sul terreno “la situazione si fa sempre più preoccupante”. 

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