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24 dicembre 2016

A cura di AssopacePalestina

 

Dichiarazione di S.E. l’Ambasciatore Dott. Riyad Mansour, Osservatore Permanente dello Stato di Palestina alle Nazioni Unite, davanti al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, Situazione nel Medio Oriente, comprendente la Questione Palestinese, 23 Dicembre 2016.

Traduzione di Maurizio Bellotto

 

Signor Presidente,

La ringrazio per la convocazione di questa importante riunione ed esprimo il sincero apprezzamento dello Stato di Palestina per gli sforzi basati sui migliori princìpi che Lei ha esercitato, sia nella Sua funzione nazionale sia a nome della Spagna, come Presidente del Consiglio di Sicurezza per questo mese.

L’azione del Consiglio, sebbene attesa da tempo, è tempestiva, necessaria ed importante. La risoluzione adottata ribadisce la posizione pluridecennale del Consiglio, secondo cui gli insediamenti Israeliani nei Territori Palestinesi Occupati, compresa Gerusalemme Est, 1- non hanno validità legale; 2- costituiscono violazioni flagranti del diritto internazionale, e particolarmente della Quarta Convenzione di Ginevra; 3- costituiscono un grave ostacolo alla pace, limitando gravemente la praticabilità della soluzione dei due Stati basata sui confini del 4 Giugno 1967 e la possibilità della sua realizzazione.

Esprimiamo il nostro apprezzamento a tutti i Membri del Consiglio che hanno sostenuto questa risoluzione. Essi hanno adottato la risoluzione a nome di tutta la comunità internazionale, riflettendo il consenso globale che da lunga data esiste sulla questione. Qui, dobbiamo anche esprimere la nostra gratitudine ai quattro co-sostenitori – Malesia, Nuova Zelanda, Senegal e Venezuela. Hanno agito in linea con i loro appelli costanti a favore di iniziative per sanare questa situazione di ingiustizia, saldi nella loro responsabilità di Membri del Consiglio. Ringraziamo anche l’Angola tra i membri del movimento dei Paesi non allineati per il loro sostegno costante. Naturalmente ringraziamo anche l’Egitto, rappresentante dei Paesi Arabi al Consiglio, per tutti gli sforzi esercitati nel corso di questo procedimento.

 

Signor Presidente,

Nel corso degli anni abbiamo fatto innumerevoli appelli al Consiglio perché tenesse fede ai doveri derivanti al suo Atto Costitutivo, convinti della sua centralità e del primato del diritto internazionale. Abbiamo insistito sulla necessità di un’azione concertata per affrontare l’oppressione Israeliana del popolo Palestinese e l’incessante colonizzazione della nostra terra durante l'occupazione straniera che dura da mezzo secolo. I nostri appelli hanno cercato, nell’immediato, di alleviare le sofferenze del nostro popolo, una popolazione civile indifesa cui sono negati diritti, dignità e umanità; ma i nostri appelli sono stati anche inviti affinché il Consiglio contribuisse alla causa di una pace duratura – pace per la Palestina, pace per Israele, pace per la regione del Medio Oriente e per il nostro mondo.

Non siamo stati soli nei nostri appelli; essi sono stati ripetuti dagli stessi Membri del Consiglio di Sicurezza e dagli Stati, le organizzazioni, i funzionari internazionali e della società civile che sono venuti davanti al Consiglio, tutti implorandolo ad agire, in particolare anche per affrontare l’illegalità delle attività Israeliane di insediamento nella Palestina Occupata, compresa Gerusalemme Est, e l’erosione della soluzione dei due Stati basata sui confini del 1967 e l’erosione delle prospettive di una pace giusta, duratura e globale.

Che il Consiglio abbia finalmente scelto di agire è significativo, dopo anni di paralisi, così come il fatto che la risoluzione sia stata adottata con il sostegno della maggioranza. Ma questo passo richiede un monitoraggio vigile per essere significativo, per arginare un ulteriore deterioramento e salvare la soluzione dei due Stati dall’oblio negli archivi della storia. Sforzi urgenti sono necessari per invertire le pericolose, negative tendenze in campo e per far progredire i nostri sforzi collettivi per porre fine all’occupazione Israeliana che ha avuto inizio nel 1967 e raggiungere la libertà, i diritti e la giustizia per il popolo Palestinese, compresi i profughi Palestinesi, portando alla pace ed alla sicurezza per la Palestina ed Israele, ed all’obiettivo della pace Arabo-Israeliana.

 

Signor Presidente,

Non c’è la volontà di “linciaggio”, come più volte sostenuto dal Governo Israeliano, non da parte della Palestina, non da parte del Consiglio, né da alcuno di quelli che hanno ripetutamente sollecitato il Consiglio ad agire nell’interesse della pace e della sicurezza. Pretendere di vedere una volontà di colpire è oltremodo offensivo, perché in realtà l’azione di oggi potrebbe essere troppo poco e troppo tardi. Dopo anni in cui si è permesso che la legge venisse calpestata e che la situazione si avvitasse sempre più in basso, la risoluzione di oggi può a ragione essere vista come un ultimo tentativo di preservare la soluzione dei due Stati e rilanciare il percorso di pace. A molti questo sembra virtualmente impossibile a questo punto, dopo che ad Israele, la Potenza occupante, è stato permesso di consolidare con assoluta impunità la sua occupazione e una realtà di Stato unico, a volte venendo addirittura ricompensata per le sue violazioni e la sua intransigenza.

In questo contesto, il fatto che ci sia stata una sola risoluzione del Consiglio in quasi otto anni non è eccessivo; è vergognoso. Ma il voto di oggi corregge questo passato e ci mette su un nuovo corso.

La realtà è che le uniche azioni violente sono quelle compiute da Israele – contro questo Consiglio e contro l’intero sistema delle Nazioni Unite, il suo Atto Costitutivo e il diritto internazionale. Per cinque decenni, nonostante la risoluzione 242 (1967) che chiede il ritiro di Israele dai territori che ha occupato nel 1967 e tutte le risoluzioni seguenti, Israele ha continuato a tutta forza con la sua occupazione. I suoi insediamenti illegali ed il muro hanno gravemente frammentato la nostra terra, minato la sua continuità territoriale, e isolato Gerusalemme Est – il cuore e la capitale del nostro Stato, la cui annessione de facto da parte di Israele non è mai stata riconosciuta dalla comunità internazionale che continua a rifiutarla. E ha distrutto la fiducia nella razionalità, fattibilità ed equità della soluzione dei due Stati, come si vede riflesso nei crescenti sentimenti negativi tra i Palestinesi, sia coloro che sono assediati e sigillati in modo inumano da quasi un decennio nella Striscia di Gaza, sia coloro che sopportano l’assalto della colonizzazione ed il terrore imposto quotidianamente dai coloni in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, o quelli della Diaspora, che vivono nei campi profughi Palestinesi sparsi in tutta la regione, la cui pazienza nell’attesa di giustizia e di una soluzione pacifica è leggendaria, ma ormai davvero fragile.

All’insolente affermazione di distorsione, rispondiamo che la sola distorsione in atto è contro la legge, contro la ragione, e contro la visione dei due Stati come la soluzione più praticabile a questa prolungata occupazione illegale e a questo conflitto disastroso e tragico. Abbiamo sentito forte e chiaro nelle allegre vanterie di alcuni funzionari Israeliani dire che “la soluzione dei due Stati è morta” e che “non ci sarà alcuno Stato Palestinese”. Siamo testimoni di questo nelle continue manovre Israeliane, di cui fanno parte gli stratagemmi della Knesset che tentano di sovvertire il diritto e rendere possibile l’illecito, e nei pretesti utilizzati per espropriare e colonizzare la nostra terra ed approfondire l’occupazione. Siamo testimoni di questo, vedendo il disprezzo palese di Israele nei confronti delle richieste universali di conformarsi agli obblighi previsti dalla legge, come ci si aspetta da qualunque altro Stato della comunità internazionale, e di impegnarsi finalmente nel percorso di pace. Ma oggi questo Consiglio ha detto: basta.

 

Signor Presidente,

Questa risoluzione rappresenta un passo necessario per affrontare uno degli aspetti più critici della questione che è rimasta più a lungo irrisolta nell’agenda delle Nazioni Unite, una ferita aperta da 70 anni, che rende impossibile la pace e la stabilità nella nostra regione, con conseguenze di vasta portata, non ultimo il contributo ad alimentare la rabbia e la disperazione causate dall’ingiustizia, soprattutto tra i giovani che non vedono né presente né futuro, ed innegabilmente contribuisce ad alimentare gran parte del radicalismo e dell’estremismo che affliggono la nostra regione ed il mondo.

Il Consiglio di Sicurezza deve rimanere saldo su questa decisione, deve stare dalla parte della legge e dalla parte giusta della storia. Non deve essere intimidito da minacce negative o ritorsioni; il Consiglio sta facendo la cosa giusta. Ci auguriamo che questo appello universale per la cessazione delle attività degli insediamenti Israeliani e delle violazioni serva a costringere al rispetto della legge, smorzi le tensioni, ponga fine alla violenza, compresi tutti gli atti di terrorismo, le provocazioni e le istigazioni, ed inverta le tendenze negative in campo. Questo è di vitale importanza per il recupero delle prospettive di pace.

Guidati dall’azione responsabile del Consiglio, tra cui il monitoraggio futuro delle relazioni richieste al Segretario Generale nell’attuazione della risoluzione, ci auguriamo che il prossimo periodo veda uno sforzo importante per definire un orizzonte politico credibile ed aiutare le controparti ad avanzare verso una soluzione pacifica. Qui riconosciamo pienamente gli sforzi degli Stati Arabi nel contesto dell’Iniziativa di Pace Araba, che rimane una pietra angolare per la pace, così come gli sforzi della Francia, del Quartetto, dell’Egitto e della Federazione Russa, e speriamo che questi sforzi collettivi, col sostegno internazionale, arrivino a compimento.

Rimaniamo fermi nella nostra convinzione che la pace – lo scopo centrale di questa organizzazione – ha bisogno sia di legislazione internazionale sia di azione internazionale. Sollecitiamo dunque l’intensificazione degli sforzi internazionali e regionali per raggiungere, senza indugio, la fine dell’occupazione Israeliana che ha avuto inizio nel 1967 ed una pace globale, giusta e duratura, basata sulle attinenti risoluzioni delle Nazioni Unite, sul Mandato della Conferenza di Madrid, compreso il principio "terra per la pace", sull’Iniziativa di Pace Araba e sulla Tabella di Marcia del Quartetto, secondo cui il popolo Palestinese realizzerà i propri diritti ed otterrà giustizia, tra cui una giusta soluzione per i profughi Palestinesi sulla base della risoluzione 194 (III), e potrà finalmente vivere in libertà e dignità, esercitando il suo diritto inalienabile all’autodeterminazione nel proprio Stato di Palestina indipendente, sovrano e non frammentato, con Gerusalemme Est come capitale, vivendo fianco a fianco con Israele in pace ed all’interno di frontiere sicure e riconosciute.

La ringrazio, Signor Presidente.

 

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