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18 gen 2016

 

Colona israeliana uccisa in casa. Bruxelles al voto su insediamenti illegali

 

La donna sarebbe stata accoltellata da un palestinese nella sua casa di Otniel, colonia illegale a sud di Hebron. I coloni promettono che cresceranno, mentre il Consiglio per gli Affari Esteri dell’Unione Europea oggi presenterà una risoluzione sulla distinzione tra Israele e gli insediamenti nei Territori palestinesi occupati

 

Roma, 18 gennaio 2016, Nena News –

 

Una colona israeliana di 38 anni, Dafne Meir, è stata uccisa ieri sera dopo che, stando al comunicato diffuso dalla polizia israeliana, un palestinese era entrato nella sua abitazione di Otniel, insediamento illegale della Cisgiordania meridionale, e l’aveva accoltellata davanti a sua figlia.

L’assassino, secondo la polizia, sarebbe poi fuggito verso il villaggio di Khirbet Karameh, nelle colline a sud di Hebron, dove è stata avviata una caccia all’uomo. Non solo: l’esercito israeliano nella notte avrebbe effettuato raid in varie parti della Cisgiordania, arrestando 27 persone. Tredici di loro sarebbero stati presi a Silwad, un piccolo villaggio a nord-est di Ramallah, come riporta l’agenzia Maan; altri sei sarebbero stati arrestati a Hebron, dove poche ore prima una donna palestinese era stata fermata per un controllo e trovata con un coltello nella borsa, stando alle dichiarazioni dell’esercito israeliano.

L’attacco, il primo di questo genere dall’esplosione delle violenze nei territori occupati lo scorso ottobre, ha riportato alla memoria l’assassinio della famiglia Fogel, coloni dell’insediamento illegale di Itamar vicino Nablus, accoltellati a morte nel sonno per mano palestinese nel 2011. Scosso il ministro della Difesa Moshe Ya’lon: “L’assassinio di oggi [ieri, ndr] – ha detto – ci insegna ancora una volta che tipo di nemico crudele e incontrollabile stiamo affrontando. Prenderemo l’assassino e quelli che lo hanno mandato, se ce ne sono. Non avremo pace e non rimarremo in silenzio finché non pareggeremo i conti con il terrorista, dovunque egli sia”.

“Otniel ha già visto questo tipo di incidenti – ha detto Yohai Damari, capo del Consiglio regionale delle Colline a Sud di Hebron, illegale per il diritto internazionale – Siamo in lutto e ci prepariamo per i prossimi. Da questo orribile omicidio non possiamo far altro che crescere. Niente ci fermerà”. E’ vero: persino la legge internazionale non è riuscita finora a mettere un freno alla colonizzazione israeliana dei territori palestinesi conquistati nel 1967. Anzi, l’occupazione è stata a lungo tollerata e nascosta dietro altri tipi di reprimenda da parte dell’ONU. Le ultime stime parlano di 550 mila coloni sparsi negli insediamenti della Cisgiordania e a Gerusalemme est. Nella sola Hebron, caso unico quanto raro, si contano poche centinaia di coloni protetti e scortati dall’esercito israeliano vivere tra 200 mila palestinesi.

Oggi il Consiglio per gli Affari Esteri dell’Unione Europea presenterà una risoluzione, volta a evidenziare la distinzione tra Israele e gli insediamenti da lei costruiti in tutti i territori occupati nel 1967. Una mossa che, se approvata, potrebbe limitare il potenziale commerciale israeliano e portare addirittura delle sanzioni per tutto quello che Israele produce fuori dal suo territorio nazionale ufficialmente riconosciuto. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu sta facendo tutto quello che è in suo potere per osteggiarla: durante una conferenza a cui erano presenti ministri degli esteri di alcuni paesi dell’Europa orientale e dei Balcani, organizzata ieri a Bruxelles, Netanyahu si è rivolto a Cipro, Grecia, Repubblica Ceca, Bulgaria e Ungheria perché non votino la risoluzione.

Non solo, spiega Haaretz, perché questi paesi sono quelli che hanno un atteggiamento più favorevole a Israele, ma soprattutto perché i leader di questi paesi avrebbero dovuto tenere un incontro separato prima della riunione del Consiglio europeo per gli Affari Esteri. Una astensione collettiva potrebbe, nelle menti israeliane, portare a una discussione in sede UE che posponga il voto di almeno un mese. Così Tel Aviv avrebbe il tempo di lavorare e riaggiustare i termini della risoluzione. Nena News

 

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