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9 febbraio 2016

 

Rischia la vita il detenuto Al-Qiq, ma è irremovibile di fronte a Israele

 

Muhammad Al-Qiq, giornalista palestinese arrestato a novembre scorso da Israele nella sua casa di Ramallah, il 25 novembre ha iniziato lo sciopero della fame contro la sua detenzione amministrativa, arbitraria modalità di detenzione.

Oggi, a 77 giorni di sciopero della fame, la posizione di Al-Qiq resta invariata e il palestinese si rifiuta di accettare qualunque soluzione che non preveda la fine della sua detenzione amministrativa.

La volontà di Al-Qiq è di ricevere le cure presso un ospedale palestinese.

Il detenuto amministrativo si oppone alla somministrazione di integratori alimentari, respinge altre forme di nutrizione artificiale alternative al cibo e non intende sottoporsi agli esami clinici fino a quando Israele non accoglierà la sua richiesta di libertà.

Il tentativo israeliano, per mezzo dell’Alta Corte, è di indebolire la legittimità della resistenza del palestinese e abbassare il livello di attenzione mediatica sulla pratica della detenzione amministrativa, immorale, disumana e arbitraria. L’Autorità palestinese segue il caso di Al-Qiq insieme a numerosi associazioni locali di categoria e popolari. Ma il movimento di protesta per Al-Qiq è internazionale.

Il Comitato per gli Affari dei Prigionieri dell’Autorità Palestinese fa sapere che Israele si è offerto di rilasciare Al-Qiq il prossimo primo maggio contro la sospensione dello sciopero della fame. La notizia giunge dopo le dichiarazioni dei medici secondo le quali le condizioni di salute di Al-Qiq sono tra le più gravi e il detenuto rischia di morire da un momento all’altro. Al-Qiq è debole, non riesce a parlare e mette per iscritto che continuerà con questa forma di lotta fino al “martirio o libertà”.

Al-Qiq rischia di morire ed è per questo che in settimana Israele ha proposto di sospendere la sua detenzione amministrativa a condizione che il palestinese non lasci l’ospedale senza il suo permesso.

I colleghi giornalisti di Al-Qiq sono convinti che questa detenzione sia motivata dall’impegno del detenuto contro gli abusi di Israele sul popolo palestinese. Per i giornalisti palestinesi la detenzione di Al-Qiq non è solo un tentativo di mettere a tacere la libertà d’espressione palestinese. Essi denunciano la decisione (la proposta) di Israele anche perché pervenuta per mezzo di un suo organo giudiziario, a dimostrazione della complicità dell’apparato giudiziario, parte integrante del sistema di occupazione e di oppressione di Stato.

Attualmente sono 7mila i palestinesi detenuti in 17 centri detentivi israeliani, a decine stanno scontando l’ergastolo. Come Al-Qiq altri 700 palestinesi sono stati “condannati” alla detenzione amministrativa.

Il precedente: ad agosto scorso l’avvocato palestinese Muhammed Allan aveva vissuto una vicenda del tutto simile a quella di Al-Qiq. Detenuto amministrativo in Israele, Allan sospese lo sciopero della fame dopo che alcuni esami clinici avevano dimostrato i dannosi effetti al sistema neurologico causati dallo sciopero. Dimesso dall’ospedale, Allan fu rilasciato per essere immediatamente ri-arrestato ed essere posto nuovamente in detenzione amministrativa ripartendo dalla durata della precedente misura punitiva. Allan è stato rilasciato a inizio novembre 2015 e oggi è impegnato nella campagna per i diritti di Al-Qiq.

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