Memo

Agenzia stampa Infopal

2/3/2016

 

La democrazia di Israele è una farsa: chiedetelo agli studenti della scuola di Abu Al-Nawar

Traduzione di Aisha Tiziana Bravi

 

Per il 12° anno della Settimana dell’Apartheid Israeliana (Israelian Apartheid Week – IAW) si è registrato un notevole successo, con la partecipazione di oltre 250 città di tutto il mondo che hanno manifestato per la settimana di solidarietà col popolo palestinese. Anche se a molti non è gradita, coloro che hanno criticato le attività svolte per questa manifestazione sono stati riportati bruscamente alla realtà quando, la scorsa settimana, Israele ha demolito una scuola primaria palestinese ad Al-Azariyeh, ad est di Gerusalemme occupata. Azioni come queste sottolineano quanto l’attivismo della IAW rimanga essenziale e fondamentale.

Il fatto che Israele colpisca deliberatamente il settore educativo palestinese non è, in effetti, una cosa nuova. Nel 2014, durante i 51 giorni di guerra contro la Striscia di Gaza, le Forze Israeliane della “Difesa” (IDF) hanno distrutto completamente sei scuole, sia governative che private, undici asili e tre istituti per l’educazione secondaria. Circa altre 450 strutture per l’educazione – oltre la metà delle quali asili – hanno subito danni lievi, parziali, importanti o gravissimi; sono state danneggiate anche 83 scuole gestite dall’UNRWA.

All’epoca, fu fornita la giustificazione secondo la quale le scuole venivano utilizzate per nascondere armi o come basi di lancio per i razzi che partivano contro Israele. Ovviamente, nessun razzo è stato mai lanciato verso Israele dalla scuola di Abu Al-Nawar Bedouin, ad Al-Azariyeh. Nonostante ciò, la loro scuola è stata demolita. L’unica differenza è che, mentre per la distruzione delle strutture educative di Gaza sono stati utilizzati bombardieri F16, ad Al-Azariyeh hanno usato i bulldozer.

Quindi, per quale motivo gli israeliani hanno abbattuto la scuola? Costituiva una minaccia per la sicurezza nazionale di Israele? Difficilmente. I Palestinesi ritengono che sia stata abbattuta poichè si trovava troppo vicina alla colonia illegale di Ma’ale Adumim, che Israele vuole estendere ulteriormente. In questa occasione anche gli amici più vicini ad Israele trovano le azioni del governoorribili ed indifendibili. Il Primo Ministro inglese, David Cameron, la scorsa settimana ha descritto le colonie attorno a Gerusalemme come “veramente scioccanti”.

Non vi è dubbio che gli sguardi tristi dei bambini seduti per terra col freddo pungente di Gerusalemme, o la loro immagine mentre si affrettano correndo alla ricerca di un riparo dalla pioggia, ha riportato alla memoria i brutti tempi della segregazione del Sud-Africa. Non c’è da meravigliarsi, pertanto, che quest’anno la IAW sia stata caratterizzata da 200 eventiorganizzati in oltre 20 campus universitari sudafricani, ed appoggiata da più di 85 organismi nazionali.

Le IDF, non soddisfatte per la demolizione della scuola Abu Al-Nawar, hanno anche confiscato le panche e i tavoli, secondo quanto riportato dalla direttrice scolastica, Asma Sheha. Anche se la demolizione di una scuola primaria sia quanto di più vile possa accadere, confiscare le panche ed i tavoli è il sintomo di una mentalità ancora peggiore, è una azione meschina e vendicativa per la quale il governo dei bianchi di Pretoria era purtroppo famosa.

Sono trascorsi esattamente 10 anni da quando il giornalista Chris McGreal, del Guardian, scrisse, in due parti, le sue valutazioni devastanti sull’apartheid del Sud-Africa e di Israele. Egli citò John Dugard, l’ex-relatore dell’ONU per i diritti umani in Palestina, il quale disse che durante l’apartheid sudafricana le zone migliori del paese erano riservate ai bianchi mentre i neri furono mandati nelle zone meno abitabili ed ambite. “Una persona può notare alcune analogie tra il Sud-Africa in cui, durante il periodo peggiore dell’apartheid la dislocazione della popolazione ha provocato la distruzione delle proprietà, ma non riuscendo ad arrivare allo stesso livello della devastazione di Gaza, in particolare, [o della] Cisgiordania”.

Il governo francese, avendo finanziato la scuola Abu Al-Nawar, ne ha giustamente condannato la demolizione da parte delle forze di occupazione. Una dichiarazione del ministro degli esteri ha deplorato la politica delle demolizioni ed ha chiesto “alle autorità israeliane di porvi fine”.

Purtroppo, le “preoccupazioni” e i timidi richiami di questo tipo non porteranno alla fine della campagna di demolizioni, che molti ritengono una forma di pulizia etnica del 21° secolo. La settimana scorsa, il coordinatore speciale dell’ONU per il processo di pace in Medio Oriente, Nikolay Mladenov, ha riferito al Consiglio di Sicurezza che, dall’inizio del 2016, Israele ha demolito mediamente 29 strutture palestinesi alla settimana, triplicando la media settimanale del 2015. Nonostante 79 delle strutture demolite siano state finanziate da donatori internazionali, la loro risposta non è andata al di là di una condanna verbale.

In Gran Bretagna, il governo conservatore, nonostante il primo ministro sia rimasto apparentemente scioccato, si è mosso nella direzione che premia Israele minacciando di togliere i fondi ad alcuni organismi pubblici che supportano la campagna per il Boycott, Sanctions and Divestment (BDS) contro lo stato sionista. E’ proprio a causa di questa indifferenza e collusione dei governi occidentali che la IAW è cresciuta tra i cittadini solidali di tutto il mondo, gente normale e determinata che vuole fare la differenza voltando le spalle al razzismo e al bigottismo religioso.

Come nel caso della campagna BDS, anche la IAW ha fornito una piattaforma per la gente proveniente da tutte le fazioni politiche, da tutti i background razziali e religiosi, compresi molti ebrei, per appoggiare quel che è giusto in Palestina.

La demolizione della scuola di Abu Al-Nawar è una enorme ingiustizia e, soprattutto, un atto di puro razzismo che potrebbe scaturire soltanto da uno stato di apartheid. L’affermazione di Israele secondo la quale gli abitanti non avrebbero il permesso di costruire sulla loro terra incarna la sua arroganza. E’ Israele che si trova dalla parte sbagliata della legge. Meno male che, attraverso gli sforzi di iniziative come la Settimana dell’Apartheid Israeliana, il mondo si è svegliato riguardo a quel che sta accadendo nel nome della democrazia israeliana. Se avete dubbi circa la farsa di questa democrazia, provate a chiedere cosa ne pensano i bambini della scuola di Abu Al-Nawar.

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