Originale: The Guardian

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4 febbraio 2016

 

La storia dell’Europa dei rifugiati è appena cominciata

di Paul Mason

Traduzione di Maria Chiara Starace

 

La storia dei rifugiati è appena cominciata. Secondo le stime prudenti ce ne sarà un altro milione che arriverà attraverso la Turchia il prossimo anno, e forse di più. Le quote di distribuzione proposte dalla Germania e opposte da molti stati nell’Europa orientale, sono già una fantasia che scomparirà nell’irrilevanza quando arriverà la nuova ondata.

La Germania stessa si troverà davanti a scelte critiche: se improvvisamente si gestisce un deficit di bilancio per soddisfare le necessità di chi cerca asilo, come si giustifica il fatto di non spendere per le infrastrutture che si suppone servano ai cittadini tedeschi,  che si sono sbriciolate tramite i sotto-investimenti dell’era Merkel?

Questi avvenimenti sono, però, degli eventi secondari, paragonati ai grossi problemi esistenziali che provocherebbe una seconda estate di migrazione incontrollata in Grecia.

Per prima cosa, c’è un’offensiva diplomatica nei riguardi  della Grecia. La settimana scorsa, la Commissione Europea ha preso in considerazione l’idea di mettere in quarantena la Grecia costruendo una recinzione di filo spinato * all’interno della ex- repubblica jugoslava di Macedonia, che non è neanche membro dell’UE. Fonti tedesche hanno ventilato l’dea di cancellare il debito della Grecia se soltanto questa nazione accettasse di mettere in carcere 400.000 migranti. Viene ipotizzato dalla controparte greca di un ministro belga che questo abbia domandato ai greci di “respingere o affondare” le barche che arrivano dalla Turchia, in violazione della legge internazionale. Altri in Europa propongono di criminalizzare le ONG che stanno aiutando i rifugiati quando arrivano nelle isole.

Se accadrà qualcuna di queste cose, è probabile che farà a pezzi la società civile greca. Molto prima di questo, queste domande stanno dimostrando al resto dell’Europa l’incapacità dei suoi massimi poteri e istituzioni di affrontare i fatti: il prossimo milione di rifugiati potrebbe essere fermato soltanto da una politica di respingimento che infrangerebbe ogni legge umanitaria.

Il secondo problema è l’implosione morale del governo turco. L’esercito di Tayyip Erdo?an ha già trasformato le regioni curde della Turchia meridionale in una zona di guerra. Ora sta spingendo per far condannare all’ergastolo due illustri giornalisti del giornale laico Cumhuriyet a causa di un’indagine che sosteneva di mostrare le prove che il suo governo mandava armi all’Isis. Questo non è opera di un qualche giudice  dissidente – la richiesta della condanna a 30 anni è stata presentata dallo stesso Erdo?an: capo di stato di un paese che pensa ancora di poter entrare in Europa e che conserva il suo stato di membro della NATO, senza essere, finora, scoraggiato da Bruxelles.

Il terzo problema è la paralisi delle istituzioni dell’UE. La Germania ha sospeso unilateralmente il trattato di Dublino che avrebbe costretto i migranti a tornare in Grecia per essere processati. La maggior parte dei paesi dell’Europa orientale hanno rifiutato il proposto meccanismo di redistribuzione, preferendo un sistema regolamentato da pezzi seghettati di metallo e dalla polizia che porta le mascherine da chirurgo. Schengen sta per diventare lettera morta.

Al contrario della crisi greca del debito – dove  “estendere e fare finta” ( che il debito non sia insostenibile) è stata la parola d’ordine – questa indecisione illusione, e fallimento nell’affrontare i fatti è impellente.

La Grecia non respingerà e non affonderà i battelli gonfiabili pieni di rifugiati. Tuttavia  il governo di Alexis Tsipras che ha fatto molti compromessi riguardo all’austerità, è pieno di avvocati per i diritti umani, di  professori di criminologia e di persone che hanno passato la vita a combattere il fascismo. C’è indignazione per le richieste dell’Europa all’interno dell’establishment politico greco, vanno ben oltre il partito di sinistra radicale Syriza e della suo piccola partner, la coalizione nazionalista.

L’Europa orientale, in linea di massima, lascerà che i rifugiati vadano al diavolo. C’è pochissima compassione nella coperture dei media riguardo ai profughi a est della ex Cortina di ferro. La Polonia, l’Ungheria e la Slovacchia hanno ”sterzato” verso il nazionalismo populista. Mentre ci sono diecine di milioni di persone, in gran parte giovani  con una mentalità liberale che sono pronti a dimostrare compassione e ad aderire agli obblighi internazionali, questi non controllano i governi dell’Europa dell’Est.

In quanto alla Turchia, finora non ha preso misure visibilmente più forti per tenere  dentro i suoi confini i rifugiati siriani e per impedire il traffico letale che attraverso il mare porta in Grecia. Per uno stato che può arrestare quando vuole i direttori dei suoi stessi giornali e bombardare le sue stesse città, questo dimostra un chiaro insieme di priorità.

Ci sono quindi soltanto due variabili: quello che farà prossimamente l’UE e quello che faranno gli europei.

Se la Germania ha rinunciato a cercare i organizzare ordinatamente la distribuzione dei rifugiati all’interno dell’UE, allora la possibilità di muoversi liberamente ha i giorni contati. Tutti lo capiscono, tranne le classe politica e la classe media che devono continuare a fare finta che tutto vada bene. In dicembre la Germania aveva registrato oltre metà delle 900.000 richieste di asilo che ha davanti. Il partito di estrema destra AfD (Alternative für Deutschland (Alternativa per la Germania) è balzato dal sesto al terzo posto nelle elezioni. Angela Merkel sembra raggelata come se si trovasse davanti alle luci abbaglianti di un treno in arrivo.

Ci resta la gente. Tranquillamente, e senza retorica, uno dei più straordinari movimenti di solidarietà attraverso i confini che si sia mai formato, è emerso per aiutare i rifugiati. Le chiese, le ONG, le comunità, le forze di polizia e i servizi sociali, oltre alla gente comune che non ha un grosso piano di azione, hanno semplicemente proceduto  nell’azione e hanno salvato le persone, le hanno fatte    andare avanti, hanno dato loro acqua, cibo, e vestiti, e proprio adesso li stanno aiutando a sistemarsi.

In contrapposizione a questo, naturalmente, ci sono persone come i giovani britannici che facevano il saluto fascista, senza maschere, davanti alle telecamere, durante i tafferugli avvenuti a Dover in questo fine settimana.

I nostri nonni hanno distrutto il fascismo, lo hanno messo fuori legge, hanno soppresso le sue idee, perché sapevano quanto poteva essere seduttivo quel saluto a braccio teso per gli idioti  che hanno delle rimostranze da fare, una volta che tutte le illusioni cominciano incenerirsi. Hanno spremuto la Germania fino a succhiarle tutto il potere geopolitico perché sapevano che aveva la tendenza a essere esercitartato in maniera imprudente, anche da parte dei Democratici. Hanno ringraziato la loro buona stella che l’Europa dell’Est fosse un problema di qualcun altro. E hanno schierato un esercito per assicurarsi che la Germania rimanesse favorevole all’Occidente e democratica.

In questo, la generazione di Churchill e di Atlee  dimostrò una più ampia visione strategica della generazione attuale. L’ossessione di David Cameron per negoziare una concessione che fa da foglia di fico per i benefici ai migranti sul lavoro    dall’Europa, sembra, piccola quando viene contrapposta alla portata  della sfida storica.  Il viaggio di Jeremy Corbyn a Calais non ha neanche fatto le domande che fanno frastuono: che cosa dovrebbe fare la Germania: che cosa dovrebbe fare la Commissione; che cosa dovrebbe fare  la Forza di confine? Tornando ai gesti, i politici britannici stanno già dando segni di disimpegno strategico riguardo alla crisi europea dei migranti, che sta alimentando  la percezione popolare negativa dell’UE.

C’è una preoccupazione crescente nei circoli politici della Gran Bretagna che il prossimo milione di rifugiati potrebbe far riversare l’elettorato del Regno Unito a votare per il Brexit (British exit, uscita della Gran Bretagna dall’UE). Sospetto che sia troppo semplice. La più grossa minaccia al consenso britannico a diventare membri  dell’UE sarebbe se la Commissione Europea tentasse di costringere la Grecia ad affogare i migranti, e poi la trasformasse in campo di prigionia per mettere in quarantena quando questa rifiuterà. La gente giustamente chiederà in nome di chi si sta facendo questo.

 

Nota

 

*https://it.wikipedia.org/wiki/Concertina_(filo_spinato)

 


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://zcomm.org/znetarticle/europes-refugee-story-has-hardly-begun

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