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28 Gennaio 2016

 

Così l’Europa trasforma Italia e Grecia in un campo profughi

di Ritanna Armeni

 

Le istituzioni europee lasciano sole i due Paesi che non possono ergere muri sulle coste. Se è vero che si prevede l’arrivo di 3 milioni di profughi nei prossimi anni, il rischio è che diventiamo un contenitore di disperati.

 

Solo qualche mese fa la Grecia rischiava di uscire dall’Europa, ora rischia di trasformarsi nel più grande campo profughi del continente. Solo qualche mese fa il suo governo ha accettato le condizioni capestro poste dai “creditori” sperando di porre almeno un freno alle minacce che venivano dalle istituzioni finanziarie. Oggi gli stessi creditori europei stanno costruendo le basi di un ulteriore peggioramento delle già terribili condizioni della sua economia e della società. La Grecia, che “non rispettava i conti europei” è accusata di essere troppo debole con i profughi, di non proteggere i suoi confini e di lasciarli passare in Macedonia e da lì, inevitabilmente, in Europa.

Un Paese impoverito e in crisi, “oggetto” di pesanti riforme, sommerso giorno dopo giorno da migliaia di profughi che approdano alle sue isole e alle sue coste, rischia di trasformarsi in un luogo isolato e disperato dove chi fugge dalla guerra è costretto a fermarsi e a convivere con chi è già ridotto in povertà.

 

Un Paese impoverito e in crisi come la Grecia rischia di trasformarsi in un luogo isolato e disperato dove chi fugge dalla guerra è costretto a fermarsi e a convivere con chi è già ridotto in povertà.

 

È questa la conseguenza della politica, o sarebbe meglio dire della incapacità di una politica delle istituzioni europee. Questa politica ha portato a una serie di atti che non solo sgretolano l’unità anche formale del vecchio continente, ma colpiscono a morte i più deboli.

Se la Danimarca e la Svezia bloccano il ponte di Oresund che ha garantito fino a qualche tempo fa la libera circolazione tra i Paesi scandinavi. Se Orbàn costruisce un muro per impedire ai profughi di passare per l’Ungheria. Se s’introducono controlli sempre più frequenti alle frontiere dei Paesi forti - Germania, Austria, Francia - viene di conseguenza che la Macedonia, terra dalla quale devono passare i profughi che arrivano alle coste greche voglia difendersi a sua volta e costruisca l’ennesimo muro. Se poi sempre i Paesi più forti – come sta avvenendo - esaminano concretamente la possibilità di abolire Schengen proprio per la Grecia e questa viene, ancora una volta, minacciata e diffidata a garantire entro tre mesi i controlli con le norme richieste dai trattati, pena l’espulsione dal trattato che garantisce la libera circolazione di merci e persone, la conseguenza non può che essere quella che si va delineando.

 

C’è da chiedersi se l’Europa non pensi che un’analoga sorte, quella di diventare un contenitore di disperati, debba toccare anche all’Italia e, soprattutto, al suo meridione

 

Tre milioni di profughi, questo è numero previsto per i prossimi anni, non possono essere fermati neppure dalla più ferrea sorveglianza del governo greco ammesso che questo ne abbia la possibilità e la volontà. E per quanto il Mediterraneo possa diventare - come continua a essere in questi giorni - la tomba per molti di loro, in Grecia ci arriveranno e lì rimarranno nelle condizioni più terribili.

C’è da chiedersi se l’Europa non pensi che un’analoga sorte - quella di diventare un contenitore di disperati – debba toccare anche all’Italia e, soprattutto, al suo meridione. Ci sono molti segnali che vanno in questa direzione e il governo italiano li ha perfettamente compresi. Resta da vedere se saprà contrastarli.

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