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20 giugno 2016

 

Rapporto Unhcr: nel 2015 65,3 milioni di rifugiati. Grandi: deve prevalere lo spirito di unità

di Guido Keller

 

Non è vero che i rifugiati, in fuga da guerre e persecuzioni, pesino perlopiù sui paesi ricchi. Lo ha detto l’Alto commissario dell’Onu per i rifugiati (Unhcr) Filippo Grandi nel suo intervento per la Giornata mondiale del rifugiato, spiegando che “9 rifugiati e sfollati su 10 lo sono in paesi poveri o a reddito medio, il che significa che i paesi ricchi ospitano solo il 10% di questa popolazione”. “Nonostante questo – ha continuato Grandi – invece di una ripartizione degli oneri, vediamo la chiusura delle frontiere; invece di volontà politica c’è paralisi politica. E le organizzazioni umanitarie come la mia sono lasciate ad affrontarne le conseguenze, mentre allo stesso tempo lottano per salvare vite con budget limitati. Oggi viene messa alla prova la volontà dei paesi di collaborare non solo per i rifugiati ma anche per l’interesse umano collettivo, e ciò che deve davvero prevalere è lo spirito di unità”.

Il rapporto dell’Unhcr per il 2015 riporta cifre spaventose: sono 65.3 milioni gli individui costretti a lasciare la propria casa e la propria terra per ripararsi dalle violenze, rispetto ai 59.5 milioni del 2014. “Una persona ogni 113 viene in un modo o nell’altro sradicata, questo significa che nel mondo l’anno scorso ogni minuto 24 persone sono state costrette a scegliere l’esilio dalla loro terra”, ha detto l’Alto commissario Onu.

Il rapporto entra poi nello specifico, indicando in 3.2 milioni coloro che hanno presentato richiesta di asilo nei paesi industrializzati (dato alla fine del 2015), ma che ancora sono in attesa di risposta; 21.3 milioni di rifugiati hanno lasciato il proprio paese, mentre 40.8 milioni di persone hanno cercato protezione rimanendo entro i confini della propria nazione. La cifra lascia di stucco nel raffronto generale: se si prende in considerazione la popolazione complessiva del pianeta, che è di 7.349 di individui, significa che uno su 113 è un rifugiato, ed il numero di 65,2 milioni è più alto della popolazione di Italia, Gran Bretagna o Francia.

Vi sono fattori alla base dell’emergenza del tutto nuovi: le crisi che causano le migrazioni durano più a lungo, si verificano con maggiore frequenza rispetto al passato o si riacutizzano laddove già c’erano, come nel caso di Sud Sudan, Yemen, Burundi, Ucraina e Repubblica Centrafricana. “I fattori che mettono a rischio i rifugiati si stanno moltiplicando”, ha insistito Filippo Grandi.

In 4,9 milioni hanno lasciato la Siria, 2,7 milioni l’Afghanistan, 1,1 milioni la Somalia. La Colombia ha 6,9 milioni di sfollati interni, la Siria 6,6 milioni, l’Iraq 4,4 milioni. Lo Yemen ha creato il maggior numero di nuovi rifugiati: 2,5 milioni nel 2015, cioè il il 9% della sua popolazione.

Per questo l’Alto commissario ha lanciato un appello per la riunione di alto livello sui rifugiati che si terrà in occasione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite: “Metterà tutti noi alla prova. I governi saranno all’altezza della situazione, prenderanno nuovi impegni per condividere le responsabilità sui rifugiati in uno spirito di solidarietà globale, in linea con i principi del diritto internazionale?”.

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