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Sabato, 23 Gennaio 2016

 

Charlie Hebdo? Un’oscura storia di manipolazione

di Marco Cesario

 

Nel libro “Mohicani”, pubblicato a Novembre scorso, il giornalista francese Denis Robert ritraccia la vera storia di Charlie Hebdo. Dal lancio del giornale di Cavanna e Choron all’arrivo in pompa magna di Philippe Val che ne deforma la natura originaria trasformandolo da giornale satirico faro della sinistra (che si scaglia contro i potenti) a grimaldello xenofobo e reazionario che invece colpisce anche le fasce più deboli della società. Noi di Eastonline lo abbiamo incontrato a Parigi.

 

Una storia di manipolazione, di deformazione della natura originaria, di utilizzo di una testata storica per far passare messaggi xenofobi, razzisti, discriminatori. Per quanto la storia sembra averci consegnato un unico titolo, in realtà ci sono stati ben due Charlie Hebdo. Quello che conosciamo oggi infatti è soltanto la seconda versione deformata, reazionaria del primo. Il primo Charlie Hebdo nasce negli anni ’70 sulle ceneri di Hara Kiri, illustre precedente già battezzato “idiota e cattivo” e censurato dopo la famosa prima pagina sulla morte del generale De Gaulle dal titolo “Ballo tragico a Colombey”. Desiderio di libertà, irriverenza, cattivo gusto ma sempre dalla parte dei deboli per denunciare i potenti ed i manigoldi. Questo Charlie Hebdo muore nel 1982. Dal 1992 in poi è il giornalista Philippe Val a rilanciare il giornale ma lo fa trasformandone completamente la natura. Charlie diventa in breve un pamphlet reazionario che sotto le mentite spoglie della satira colpisce alla cieca anche coloro che non hanno voce o coloro ai quali il vecchio Charlie invece aveva voluto dar voce con la sua satira pungente antisistema. Il giornale diventa inoltre uno strumento di propaganda che permette a Philippe Val di arrivare alla testa di France Inter. Ma in che maniera cio’ è avvenuto? Denis Robert, conosciuto per le sue inchieste sull’affare Clairstream, e che sull’argomento ci ha pubblicato un libro (dal titolo “Mohicans. Conoscete Charlie?”), ci spiega come.

 

La storia di Charlie Hebdo è la storia del tradimento di una filosofia editoriale?

E’ la storia di un’appropriazione indebita. Grave, esattamente come quella che avviene con i fondi. Ma qui siamo di fronte ad un’appropriazione indebita del pensiero. Dei malintenzionati hanno colto l’occasione per appropriarsi di un giornale e trasformarlo in una “marca”. Un giornale che era la bussola della sinistra, di una certa ideologia e che dava l’immagine di questa libertà di ridere è diventato in breve un piccolo giornale politico con una visione piccola della realtà, uno strumento di propaganda che ha permesso a dei personaggi ambiziosi di guadagnare e di avvicinarsi alle cerchie più esclusive del potere. Vedendo cio’ che è diventato oggi Charlie Hebdo non si puo’ non essere tristi, soprattutto per coloro che l’hanno creato e si sono battuti per lui.

 

In che modo Charlie Hebdo è diventato uno strumento di propaganda poi tacciato di veicolare islamofobia?

Non capisco il dibattito sull’islamofobia. Ma parlando di Charb, in quanto è stato lui a fare le vignette più violente sull’Islam e sul profeta, il problema non è prendere in giro le religioni fin tanto che la cosa suscita il riso. Ma cio’ che ho visto non mi faceva ridere per nulla. E’ come avere un vecchio zio banchiere che ci racconta sempre la stessa storiella sporca sulla segretaria. Dopo averla ascoltata cinquanta volte non fa più ridere. Con Charlie l’aggravante è che ogni vignetta poteva suscitare manifestazioni violente di pazzi fanatici in tutto il mondo, dalla Mauritania al Mali, dalla Libia al Pakistan. C’è stata anche una sorta d’incoscienza che ha perso il suo principale obbiettivo: far ridere.

 

Lei denuncia una manipolazione di Philippe Val. Quale?

L’avvocato di Charlie Hebdo e di Philippe Val, Richard Malka ha tradito il fondatore di Charlie Hebdo Cavanna. Ho le prove, ovvero le lettere pubblicate in questo libro. Quando Choron ha dovuto cedere il titolo (era stato interdetto da un tribunale ed era obbligato a farlo) lo ha fatto ad una società che ha fatto guerra a Philippe Val per rivendicarne la paternità. Alla fine il giornale è stato affidato a Cavanna sulla base di false testimonianze. Ora quando l’avvocato Malka fa vincere il processo a Cavanna in cambio, per pagare le spese legali, gli chiede di cedere il titolo. Cavanna senza rendersi conto firma, pensando che la sua autorità, l'autorità del fondatore, non potesse comunque essere messa in discussione, almeno a livello editoriale. Invece viene messo pian piano da parte e Philippe Val s’impossessa del giornale trasformandolo in quello che vediamo oggi. Non più un giornale faro della sinistra ma un foglio orientato a destra, di propaganda xenofoba.

 

Cosa pensa della grande manifestazione dell’11 Gennaio 2015. E’ d’accordo con Emmanuel Todd che dice che sia stata un’impostura?

Io penso che la grande manifestazione dell’11 Gennaio sia stata come un contenitore nel quale c’era un po’ di tutto, a livello ideologico e politico. Certo sulle quattro milioni di persone che hanno partecipato, la frangia d’islamofobi e razzisti è stata davvero marginale.  Penso che Todd abbia troppo sistematizzato perché tra i manifestanti c’erano molte persone fondamentalmenti tristi, che desideravano semplicemente esprimere una fratellanza, una vicinanza, cosa che è stata anche emozionante. Certo i suoi toni sono stati volutamente esasperati, un escamotage per essere ascoltato. Ma non sono d’accordo con cio’ che dice. Quello che dice non è vero e non è giusto.

 

Un anno dopo l’attentato a Charlie Hebdo come sta la libertà di stampa in Francia?

La stampa va male in Francia per ragioni economiche ed è un problema endemico in quanto essa dipende da gruppi industriali e il 95% di cio’ che si scrive in Francia appartiene alle aziende di armamenti, di petrolio, di lusso e di altri gruppi vicini al potere. Per questo è molto difficile far emergere media di massa importanti. Fortunatamente attraverso i social, i blog e i webzine si riesce a far emergere altre realtà giornalistiche ed in generale un sapere che contraddica il sapere mainstream.

 

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