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05.03.2017

 

L’abdicazione dello zar Nicola II

di Petr Romanov

 

Ogni rivoluzione spicca per la particolare densità degli eventi. E in questa ‘densità’ è facile perdersi. Per non parlare del fatto che ognuno può interpretare il passato a modo proprio. In particolare ciò riguarda i punti chiave del periodo. L'abdicazione dello zar Nicola II è uno di questi.

 

Non sorprende quindi che ancora oggi ci siano numerose interpretazioni diverse.

Non si può dire che Nicola II fosse destinato ad abdicare. Un'altra questione è l'influenza che ha avuto su di lui il vuoto informativo dopo l'abbandono della capitale. L'imperatore allora doveva nutrirsi di notizie non verificate e di voci di corridoio. Non fidandosi di nessuno. I telegrammi del presidente della Duma Rodzianko e del comandante del circondario militare di Pietrogrado Khabalov erano contraddittori.

 

Alcuni messaggi sembravano catastrofici, altri incoraggianti. Pertanto le azioni dello zar erano colme di incoerenza: dove era necessario agire ha prevalso l'immobilismo. La sua politica è stata condotta anche dal comitato provvisorio della Duma che temeva l'intervento dell'esercito. Per questo nei telegrammi allo zar si dichiarava che i membri della Duma sarebbero riusciti a riportare l'ordine nella capitale, mentre l'arrivo dei soldati da Pietrogrado avrebbe causato solo inutili spargimenti di sangue. La fiducia nel ristabilire l'ordine con successo è un'esagerazione.

Parallelamente al comitato provvisorio c'era un altro centro di potere: il Soviet dei lavoratori e dei deputati militanti. Il Soviet di Pietrogrado, avendo la maggioranza di menscevichi, non insisteva a dirigere gli eventi rivoluzionari autonomamente, ma interferiva costantemente nel lavoro dei membri della Duma. Questo ovviamente non rafforzava l'ordine.

 

In questo contesto Nicola II ha fatto la sua prima concessione: ha scritto alla Duma per l'accordo sulla formazione di un governo di responsabilità. La Duma tuttavia rispose che tale concessione non era sufficiente: pretendeva l'abdicazione dello zar. L'esercito in questi casi diventa spesso il fattore decisivo. «Non c'è alternativa, e l'abdicazione deve aver luogo… Se [lo zar] non è d'accordo, allora è probabile che ci saranno ulteriori eccessi che metteranno in pericolo i suoi figli, quindi inizierà la guerra civile», scriveva il generale Lukomskij al generale Ruzskij.

 

Dopo lo scoppio dei disordini Nicola II cerca di raggiungere la famiglia a Tsarskoe Selo in treno. Ma la ferrovia era già nel caos, si vociferava che in molte stazioni c'erano gruppi di disertori armati. Il provvedimento dell'ex ministro dei Trasporti era stato disatteso, mentre il comitato provvisorio cercava di tenere lo zar lontano da Pietrogrado. Nel totale isolamento a causa del blocco delle ferrovie e del telegrafo, lo zar scopre della presa del potere da parte della Duma solo a fatti avvenuti. Stremato, dopo aver consultato alcuni ufficiali e un medico sulla salute del figlio Alexej, Nicola II decide di abdicare e lo stesso decide per il figlio.

 

I giuristi stanno tuttora meticolosamente studiando il Codice dell'Impero russo per capire se lo zar abbia agito legalmente abdicando anche per il figlio. La procedura di abdicazione dello zar era scritta in modo poco chiaro e quindi tutti i partecipanti a tale incontro hanno improvvisato le regole, una comune attività quando si tratta di rivoluzioni. E' difficile dire che cosa la gente si aspetta dalla cerimonia di abdicazione, ma a molti ha suscitato collera. Il leader del Partito cadetto Pavel Nikolaevi? Miljukov ha ricevuto scroscianti applausi quando ha annunciato al palazzo di Tauride l'abdicazione di Nicola II. Ma è stato aspramente contestato quanto ha cercato di spiegare la sua idea di monarchia costituzionale. Così, il rifiuto a qualsiasi forma di monarchia è stato dimostrato in modo chiaro. Se non da tutto il popolo russo, in ogni caso, dai suoi rappresentanti.

 

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