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16-09-17 - n. 643

 

Commemorare il centenario della rivoluzione d'ottobre: un compito ideologico di primaria importanza per preparare un nuovo assalto degli sfruttati al capitalismo

di Partito Algerino per la Democrazia e il Socialismo (PADS)

La celebrazione del 100° anniversario della Rivoluzione socialista d'Ottobre 1917 in Russia, l'orientamento dato alla sua commemorazione o il tentativo di farla passare sotto silenzio, rileva esattamente gli obiettivi strategici reali di classe di un partito che si dice comunista o partigiano del "socialismo" in generale.

La sua celebrazione non può essere ridotta a una semplice manifestazione convenzionale di circostanza dettata dal calendario.

La rivoluzione d'Ottobre è la più grande rivoluzione che l'umanità abbia mai conosciuto fin da quando gli sfruttati e gli oppressi hanno cercato di spezzare le catene della schiavitù e costruire una società fondata sui legami di mutuo aiuto e di fraternità. Le rivoluzioni che hanno portato alla soppressione della schiavitù e l'abolizione del feudalismo non hanno fatto sparire lo sfruttamento di classe. Con la Rivoluzione d'Ottobre il potere dei Soviet (Consigli) degli operai, dei soldati e dei contadini, per la prima volta nella storia, attaccò in modo cosciente e organizzato, sulla base della teoria rivoluzionaria forgiata da Marx, Engels e Lenin, la radice dello sfruttamento, la proprietà privata dei mezzi di produzione, sorgente delle ineguaglianze economiche e sociali insormontabili, di frustrazioni e di guerre sempre più barbare e devastatrici. Essa ha soppresso lo sfruttamento e l'oppressione, aprendo una pagina nuova per la costruzione di una società dove i produttori sono divenuti padroni del prodotto del loro lavoro e del loro futuro.

La rivoluzione d'Ottobre ha riconosciuto il diritto dei popoli all'autodeterminazione e l'ha applicata ai popoli asserviti all'autocrazia russa. I popoli dominati sotto lo zar si liberarono dal giogo del regime feudale-borghese.

Essa diede un formidabile impulso al movimento di liberazione nazionale. L'esistenza dell'Unione Sovietica, la formazione di un campo socialista, l'aiuto apportato in modo disinteressato ai popoli in lotta contro l'oppressione coloniale ha affrettato il crollo del sistema colonialista.

Malgrado le conseguenze di due guerre mondiali e la guerra civile, malgrado le privazioni provocate dall'accerchiamento e dai blocchi, il socialismo ha fatto dell'URSS in meno di quattro decenni la seconda potenza industriale mondiale. Questo quando il livello della produzione industriale della Russia, alla vigilia della 1° guerra mondiale, non era neanche un ottavo di quella degli USA. Fu il frutto della dittatura del proletariato, della gestione centralizzata pianificata delle forze produttive divenute proprietà sociale, dell'entusiasmo e dell'abnegazione dei lavoratori coscienti che lavoravano adesso per sé stessi e non più per arricchire una minoranza. La nazionalizzazione della terra e la sua collettivizzazione fecero scomparire la fame. L'analfabetismo fu eliminato. L'istruzione, la cultura, la sanità, divennero gratuite. L'alloggio fu a disposizione di tutti. L'Unione Sovietica fu il primo paese a lanciarsi nell'esplorazione dello spazio.

La restaurazione del capitalismo più di 70 anni dopo l'ottobre 1917, ha dato libero corso ad una selvaggia vendetta degli sfruttatori. La vittoria della contro-rivoluzione ha affondato i lavoratori degli ex paesi socialisti nella miseria più terribile, nell'incertezza del domani. Il volume della produzione è stato dimezzato nell'ex URSS. Ovunque i paesi socialisti si sono deindustrializzati. L'aspettativa di vita è caduta. La condizione della donna è regredita. Le conquiste sociali sono state cancellate. Una minoranza assetata di privilegi sottomessa alle potenze imperialiste si è appropriata del frutto di decine d'anni di lavoro dei popoli, con l'inganno insieme ai gangster più violenti e cinici. Per fare un esempio chiarificatore, la base industriale della RDT, ottava potenza economica, venne spazzata via nei primi mesi del suo assorbimento da parte della RFG, in modo da non poter esser più un paese indipendente dove i lavoratori sono padroni del loro destino.

I beneficiari del furto delle ricchezze sociali hanno seminato l'odio e la discordia tra i popoli. Le frontiere pre-1917 sono state ricostruite con fiumi di sangue. L'umanità ha subito una regressione a tutti i livelli. Una cappa di piombo è caduta su tutti i popoli che si erano liberati dalla dominazione imperialista grazie al risveglio provocato dall'Ottobre 1917 e ai nuovi rapporti di forza creati dall'esistenza dell'URSS. L'imperialismo sta riprendendo ad invadere ogni paese che gli tiene testa e ha la disgrazia di avere petrolio e gas. La Russia è divenuta una potenza imperialista. In quanto tale non è più forza di pace. Cerca di prendere la sua parte nella spartizione imperialista del mondo che la rivoluzione d'Ottobre aveva fortemente limitato. Questa lotta è più forte che mai. Il fuoco della guerra illumina sempre più vaste regioni. Un cataclisma nucleare può prodursi in ogni momento. Intimorita dal pericolo di perdere il suo potere sotto la potenza delle idee conquistatrici del socialismo in costruzione e obbligata a fare delle concessioni sociali alla classe operaia la cui combattività era incrementata, la borghesia si è lanciata dopo la dissoluzione del campo socialista, in un attacco vendicativo per cancellare tutti i progressi e i diritti strappati dai lavoratori.

I proletari e i popoli che si sono lasciati ingannare dalle false e demagogiche promesse si ritrovano alla mercé totale dei capitalisti. Rivedono, a 80 anni dalla vittoria del socialismo, il ritorno dei loro nemici animati da un desiderio di rivincita.

L'anticomunismo, la repressione che colpisce i comunisti in diversi paesi, la diffamazione, l'oscuramento dell'esperienza socialista, non sono che mezzi per demoralizzare i popoli e per impedire loro di cercare l'alternativa nella rinascita del socialismo.

I lavoratori possono trarre lezioni dalle rivoluzioni e dalle controrivoluzioni nel XX secolo. Il bilancio del socialismo è stato positivo, malgrado le immense difficoltà che ha incontrato nel suo cammino e che le manovre dell'imperialismo hanno in gran parte causato. Questa esperienza di portata mondiale è stata una grande lezione che prepara il proletariato e la sua avanguardia ad un nuovo assalto al cielo, ancora più grande. La battaglia ideologica consiste nel trarre e assimilare tutte le lezioni.

Il bilancio del capitalismo è segnato dall'incapacità di ottenere un impiego a tempo pieno, di garantire una vita degna e priva di spiacevoli sorprese, quando il prodigioso sviluppo delle forze produttive potrebbe ormai liberare l'umanità intera dal bisogno. Questa incapacità è l'espressione delle sue leggi interne, del suo antagonismo insormontabile tra Capitale e Lavoro, della legge fondamentale del plusvalore. Il prolungamento della vita del capitalismo alla sua fase suprema dell'imperialismo è solo fonte di disgrazia. La tendenza bellicista senza freni del capitalismo si manifesta tutti i giorni. Ci sono guerre permanenti per la spartizione del mondo tra i suoi poli rivali e il controllo delle risorse energetiche. Le sue guerre possono in ogni momento divenire apocalittiche, minacciando l'umanità di scomparire. E' la ricerca del tasso di profitto, il più elevato possibile, che, rendendo impossibile il controllo razionale da parte della società di un gigantesco sistema di forze produttive, frutto di secoli di lavoro, provoca il caotico disordine degli eco-sistemi del pianeta con conseguenze disastrose.

La comparazione dei bilanci dei due sistemi, può esser fatta da qualunque lavoratore. Nonostante l'oscuramento straordinario dei media borghesi e la montagna di menzogne sulle realizzazioni del socialismo, ogni lavoratore che si prende la briga di riflettere può adesso concludere che è giunto il momento di rilanciare la battaglia, far di tutto per liberarsi dal capitalismo.

Trarre insegnamenti dalle condizioni che hanno permesso la costituzione del primo Stato operaio-contadino nella storia, dall'esperienza dell'edificazione del socialismo, dalle inevitabili carenze legate al fatto che i lavoratori non avevano alcun modello tra le mani per edificare la nuova società. Bisogna analizzare le cause delle gravi deviazioni e della mancanza di vigilanza che hanno permesso ai sostenitori del ritorno al capitalismo, di realizzare il loro lavoro di erosione. Questa riflessione collettiva è indispensabile all'insieme del movimento operaio e popolare per preparare di nuovo il rovesciamento della dominazione della borghesia, per impedire per sempre il ritorno al regime dello sfruttamento di classe.

La rivoluzione d'Ottobre è intimamente legata al leninismo, marxismo vivente e creatore della fase imperialista del capitalismo. Esso ha dimostrato che una rivoluzione non si ordina, che avviene quando vi sono le condizioni oggettive, quando l'attività delle masse popolari si espande e raggiunge un alto livello di coscienza grazie al ruolo del partito rivoluzionario, alla correttezza della sua teoria e della sua strategia.

Essa non può trionfare, ma trionfa effettivamente, grazie all'azione cosciente degli sfruttati e al loro spirito di sacrificio, alla loro organizzazione, alla determinazione dell'avanguardia proletaria di mettere in pratica il suo programma rivoluzionario. Un duro lavoro che deve esser dispiegato per liberare la classe operaia dall'influenza ideologico-reazionaria della borghesia e dell'opportunismo in tutte le sue forme. Sotto la direzione di Lenin il partito bolscevico ha condotto una battaglia ideologica ininterrotta e spietata contro coloro che affermavano che l'insufficienza numerica della classe operaia in Russia e il suo ritardo industriale in rapporto ai paesi capitalisti più sviluppati dell'epoca, impedivano di impostare il socialismo come obiettivo.

Lenin ha svelato la legge dell'ineguale sviluppo, la necessità e la sua possibilità derivante di vittoria del socialismo in un paese o in un gruppo di paesi in cui l'anello della catena imperialista è più debole. Ha dimostrato la forza della classe operaia e la possibilità di prendere il potere, esprimendo non solo i propri interessi, ma anche quelli di tutti gli strati sociali sfruttati, suoi alleati nella lotta per rovesciare il potere degli sfruttatori senza esser per forza la maggioranza della società. Ciò che la rende capace di assumere questo ruolo e la sua missione storica di becchino della borghesia, è la sua posizione di classe più sfruttata, che ha solo le catene da perdere e tutto da guadagnare, come affermava con forza Marx e Engels nel Manifesto del Partito Comunista. E' il suo grado di concentrazione basato sullo sviluppo del settore industriale. E' il livello dell'organizzazione collettiva e della disciplina acquisita nel moderno sistema economico. Sono i suoi stretti legami con tutti gli altri strati sociali sfruttati dal capitalismo e che vivono solo del frutto del loro lavoro, contadini poveri, piccoli artigiani e commercianti, piccoli impiegati salariati e impiegati pubblici. Questa è la stragrande maggioranza della popolazione, che ha interesse a metter fine all'anarchia della produzione capitalista e alla dominazione della borghesia imperialista.

Gli opportunisti guidati dai menscevichi, a colpi di sofismi ricavati dalla deformazione e dalla falsificazione più grossolana delle tesi del marxismo, esortavano la classe operaia a mettersi sotto il controllo della borghesia, ad aspettare che sviluppasse le forze produttive fino alla loro "totale maturità", a non tentare di svolgere un ruolo guida nel rovesciamento dell'autocrazia e delle vestigia del feudalismo, ad accettare di servire come carne da cannone nelle guerre imperialiste della sua borghesia, sotto la bandiera della difesa della "patria".

Il compito storico attuale in Algeria è quello della lotta per il passaggio al socialismo

Gli insegnamenti della Rivoluzione d'Ottobre, gli studi dei partiti marxisti-leninisti sulle conseguenze del revisionismo che hanno portato alla vittoria della controrivoluzione in URSS (revisionismo avviato con il processo fatto a Stalin nel 1956 e consacrato poi come linea direttrice al 20° congresso del PCUS), le lezioni tratte dalla nostra esperienza nazionale conclusa nel 1991 con la vittoria all'interno del PAGS (Partito dell'Avanguardia Socialista) della corrente liquidazionista, ci illuminano per tracciare il nostro cammino verso la conquista del potere della classe operaia e dei suoi alleati, verso l'instaurazione del socialismo.

Il nostro partito ha definitivamente e dopo lungo tempo chiarito la questione sulla natura della tappa storica attuale nella quale si trova il movimento operaio algerino. E' quella della lotta per la conquista del potere da parte della classe operaia e dei suoi alleati nella via della rivoluzione socialista. Essa si inscrive intimamente nel contenuto dell'attuale epoca mondiale: la lotta per il passaggio dal capitalismo al socialismo inaugurata dalla rivoluzione d'Ottobre del 1917, compito in alcun modo intaccato dalla vittoria della controrivoluzione. Lenin ha sottolineato molto prima del 1917 che questo periodo è caratterizzato da vittorie e sconfitte del movimento operaio, da avanzamenti e regressi temporanei, fino al trionfo finale della rivoluzione e del comunismo.

La lotta ideologica deve esser condotta senza sconti contro tutte le correnti opportuniste che negano la natura di questa fase in Algeria con il falso argomento che il livello di sviluppo delle forze produttive non è maturo per mettere il socialismo all'ordine del giorno. Questo argomento serve solo come velo per nascondere il loro rifiuto ad impegnarsi nella lotta contro la borghesia, i cui interessi hanno accolto. Lavorano per disorientare la classe operaia spingendola a sostenere una presunta e inesistente "borghesia produttiva patriottica", che dovrebbe essere l'inevitabile forza trainante dello sviluppo delle forze produttive.

L'Algeria dispone di importanti risorse, ha un potenziale industriale che gli permette di progredire. Un potere rivoluzionario della classe operaia e degli strati sociali popolari sarà in grado di sviluppare le forze produttive a un livello superiore di quello degli anni '70, quando il settore pubblico occupava un posto prominente nell'economia e svolgeva un ruolo di primo piano nell'industrializzazione. Questo nuovo potere sarà infinitamente migliore di quando quel potere venne spezzato dalle sue contraddizioni interne, inconciliabili tra sostenitori del capitalismo e piccola-borghesia socialistizzante. Quest'ultima ha subito perso le redini dello Stato, perché non aveva riconosciuto, né desiderava contare sulla classe operaia. Negò anche il diritto di organizzarsi liberamente, in partiti e sindacati di classe indipendenti, al di fuori dell'unico partito dominato dalle ideologie piccolo-borgesi confuse e dalle correnti reazionarie.

Per neutralizzare la combattività e la presa di coscienza della classe operaia i nuovi menscevichi algerini cercano di convincerla ad unirsi alla borghesia, in un cosiddetto fronte interno contro i "compradori e la minaccia alla stabilità nazionale".

Costruire il partito necessario alla preparazione della rivoluzione socialista

Una seconda questione chiave è la lotta per il rafforzamento e la costruzione dell'avanguardia comunista, il suo incrociarsi con il movimento spontaneo della classe operaia, la costruzione di sindacati di classe indipendenti dalla borghesia e dai suoi servi distaccati all'interno dei lavoratori per soffocare la loro presa di coscienza. Gli opportunisti rifiutano la necessità e la correttezza di questo compito. Essi mettono al centro dei loro discorsi la questione della creazione di un largo raggruppamento di sinistra, probabilmente per esser più numeroso e divenire una forza. Alcuni arrivano a dire addirittura che la classe operaia ha bisogno di una patria prima del partito. Le loro attività tendono a mettere la classe operaia al rimorchio della borghesia che cerca di presentarsi come l'incarnazione dell'interesse nazionale.

Le argomentazioni opportuniste di questo genere non rappresentano niente di nuovo. La rivoluzione d'Ottobre le aveva confutate. Sotto la copertura di unire molte forze per risolvere le immense difficoltà della Russia, i menscevichi si opposero con tutte le forze non solo alla rivoluzione socialista, ma anche alla creazione di una repubblica democratica senza aspettare la Costituente. Partendo dal dualismo di potere nato dalla rivoluzione di febbraio, i bolscevichi avevano rifiutato ogni sostegno al governo provvisorio costituito dalla borghesia e dai conciliatori opportunisti menscevichi e socialisti-rivoluzionari. La parola d'ordine leninista fu "tutto il potere ai soviet" creati dagli operai, dai soldati e dai contadini. Condussero una lotta politica implacabile contro i menscevichi maggioritari tra febbraio e luglio nei Soviet (Consigli). Non proposero di comporre con essi un fronte sulla base di "compiti comuni minimi", come oggi i proponenti della sinistra democratica algerina. Evitarono di legare le loro mani con accordi senza principio con gli opportunisti. Questo è stato impossibile perché i menscevichi e i SR non volevano combattere la borghesia, non cercavano di porre fine alla guerra, di confiscare le terre ai proprietari fondiari e darle ai contadini poveri, né di riconoscere il diritto dei popoli all'autodeterminazione. Agitavano lo spettro del pericolo della restaurazione dell'autocrazia per spaventare le masse popolari. Diffondevano lo slogan di bloccare questa minaccia, mentre lavoravano alle spalle del popolo per fare un compromesso con i feudali. I bolscevichi irrobustirono tutte le loro forze per conquistare alle loro idee la maggioranza dei soviet al fine di fargli svolgere il ruolo di organi della rivoluzione socialista, di essere forma del potere della classe operaia e dei suoi alleati, strumento della dittatura del proletariato per realizzare le aspirazioni sociali degli sfruttati e abolire tutti i privilegi del vecchio regime e la proprietà privata dei mezzi di produzione.

I bolscevichi sotto la direzione di Lenin avevano compreso il significato storico dei Soviet (Consigli). Non entrarono in "larghi fronti" tra partiti anti-zaristi. Il "fronte largo", erano di fatto i Soviet, organi di classe e di massa degli sfruttati che i bolscevichi hanno potuto orientare in una direzione veramente rivoluzionaria, rendendoli coscienti della straordinaria forza che rappresentavano, per spazzare il vecchio mondo basato su schiavitù e sfruttamento, violenza e l'arbitrarietà, abbruttimento.

Tra i nuovi menscevichi algerini e i comunisti prosecutori dell'eredità e degli insegnamenti della Rivoluzione d'Ottobre 1917, c'è un vuoto che non può essere colmato.

 

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