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16 giugno 2017

 

La “profezia” di padre Dall’Oglio nel libro di Riccardo Cristiano

di Lorena Leonardi

 

Edito dalla San Paolo il volume promosso dall’Associazione di giornalisti amici del gesuita romano, rapito in Siria quasi 4 anni fa. L’impegno a diventare «partigiani della pace»

A quasi quattro anni dal rapimento in Siria, padre Paolo Dall’Oglio continua la sua missione attraverso le parole di chi lo conosce e ne attende il ritorno. Sono ritratti simili a fotografie per la ricchezza dei punti di vista offerti, quelli raccolti nel volume “Paolo Dall’Oglio. La profezia messa a tacere” (San Paolo, pp.210), promosso dall’Associazione giornalisti amici di padre Dall’Oglio e curato da Riccardo Cristiano. «Sentivamo all’interno dell’Associazione il bisogno di riflettere su quello che Paolo ci ha insegnato – spiega il curatore – quindi abbiamo pensato a una raccolta di testimonianze di giornalisti, che costituisce la prima parte del libro. Nella seconda sezione confluisce un’antologia di scritti tratti dalla rubrica che Paolo teneva sul mensile “Popoli”: rappresentano i punti significativi della sua visione sul dialogo e sulla guerra in Siria, incluso l’ultimo articolo pubblicato mentre era già in mano ai suoi rapitori. Infine, una parte più squisitamente accademica contiene alcune riflessioni sul pensiero di padre Dall’Oglio sviluppate da intellettuali come Paolo Branca, Antoine Courban e Massimo Campanini».

Quella del gesuita che dal monastero di Mar Musa portava avanti, indomito, il dialogo tra cristiani e musulmani, «costituisce ancora oggi una voce profetica – sottolinea Cristiano – per il nostro rapporto con la questione siriana e il dialogo interreligioso in generale. Nello specifico siriano, la profezia è riferita al disastro che ha riguardato il Paese, la perdita dell’unità statuale e della prospettiva di un’autentica rinascita della società civile. L’atteggiamento divisivo che ha portato alla frammentazione tra sunniti, curdi e alawiti facendo della Siria un ring regionale di lotta fratricida Paolo l’ha visto nel 2012, prima della nascita dell’Isis. Così aveva previsto una iniezione dall’estero di jihadismo che avrebbe squassato un Paese già dilaniato da un regime tirannico come quello di Assad». Così nella “profezia” di padre Dall’Oglio si realizza la sua dimensione come «autentico mistico, un uomo che non può stare lontano dall’impegno per la giustizia sociale, un uomo che capisce e ha carisma nell’urgenza di comunicare agli altri. Questo – insiste il curatore – l’ha sempre reso una persona che poteva entrare in qualunque ambiente forte di un pensiero aperto e incompleto, l’unico che contempla l’esistenza dell’altro: così facendo poteva innamorarsi dell’Islam rimanendo credente in Gesù».

In attesa del ritorno di padre Dall’Oglio l’impegno è a diventare «partigiani della pace». La ricetta? «Padre Paolo ci inviterebbe ad avere il coraggio di guardare in faccia tutte le vittime. Abbiamo operato una incredibile rimozione di tutti gli uccisi dall’Isis, dai bombardamenti russi, dalle azioni jihadiste, dalle varie squadracce. Almeno il 50% della popolazione siriana è senza casa per il mondo o senza fissa dimora in patria: un tornado si è abbattuto su un popolo che chiedeva giustizia e libertà in nome della dignità e non della violenza. Dobbiamo tornare a guardare queste persone negli occhi».

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