Chi?in?u è la capitale della Moldavia. La città è posta lungo il fiume Bîc. L'origine del nome viene attribuita alla coesione di due parole dell'antico moldavo chi?la nou? che vuol dire "sorgente nuova". Secondo una delle leggende della nascita della città, la sorgente d'acqua venne trovata da alcuni monaci ortodossi e nei suoi pressi questi ultimi decisero di costruirvi la Chiesa di San Masaracchio. La presenza della sorgente sarebbe stata l'incentivo alla fondazione del centro abitato.


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30.06.2017

 

Manifesto di Chi?in?u per la costruzione della grande Europa

 

Riflessioni geopolitiche per un mondo multipolare

 

I sottoscritti partecipanti alla Conferenza Internazionale «Dall’Atlantico al Pacifico: per un destino comune dei popoli eurasiatici», intellettuali provenienti da Moldavia, Romania, Russia, Grecia, Francia, Italia, Serbia, Georgia e Belgio, approvano il seguente Manifesto:

 

1. In seguito al declino e al disfacimento del blocco comunista nell’Europa Orientale, che ha avuto luogo alla fine del secolo scorso, si avverte più che mai la necessità di una nuova visione geopolitica del Vecchio Continente, particolarmente in merito alle sue relazioni con l’America. A causa dell’inerzia del pensiero politico e della mancanza di prospettiva storica delle classi dirigenti occidentali, si è giunti oggi alla semplicistica conclusione che la democrazia liberale, l’economia di mercato e l’egemonia globale degli Stati Uniti siano l’unico paradigma possibile per affrontare le sfide del mondo contemporaneo. La pretesa è che tale paradigma sia universale e debba essere imposto a tutta l’umanità.

2. Questa visione del mondo viene imposta a tutti: si vuole un pianeta interamente organizzato secondo il paradigma euroatlantico. Un importante think thank neo-conservatore di Washington non ha esitato ad utilizzare una formula molto esplicita per esprimere con precisione ciò di cui stiamo parlando: è «l’Impero globale», unipolare e naturalmente distribuito secondo uno schema a cerchi concentrici. Al centro è posto «il Nord ricco» e il mondo occidentale, all’interno del quale vanno compresi anche l’arcipelago giapponese, la Corea del Sud, la Nuova Zelanda e l’Australia. Il resto del mondo, suddiviso in aree «sottosviluppate» o «in via di sviluppo», è considerataa alla stregua di una vasta periferia destinata ad evolversi nella stessa direzione, sebbene con ritardo.

3. Coerentemente con questa visione unipolare, l’Europa viene considerata come un satellite del Nord-America, testa di ponte del mondo anglosassone nello spazio eurasiatico. All’Europa, nonostante sia parte integrante del ricco Nord non è tuttavia consentito assumere alcun tipo di leadership. Essa è concepita come uno strumento al servizio dell’America-Mondo e non come soggetto autonomo: un’entità geopolitica priva di identità specifica e di un’autentica sovranità. Gran parte delle sue peculiarità culturali, religiose, etno-storiche, addirittura il suo patrimonio greco-latino e le sue radici cristiane, vengo oggi considerati obsoleti. Si consideri che la porzione di eredità del passato utilizzabile dal progetto globali sta è già stata integrata in esso; tutto il resto è messa da parte senza tanti scrupoli. E così l’Europa viene condannata all’insignificanza geopolitica, svuotata della propria essenza e priva di vera indipendenza.

4. La crisi economica è divenuta ormai permanente, aggravata da disastrose politiche d’austerità e da inefficaci piani di ristrutturazione, sistematicamente giustificati da un’élite finanziaria caratterizzata da un disprezzo sempre meno dissimulato nei confronti dei popoli e della loro volontà democratica. L’assurdo destino riservato alla Grecia e il massiccio dispiegamento di armi e uomini a ridosso dei confini con la Russia sono tutti sintomi di questo processo di annichilimento dell’Europa e di come la globalizzazione liberista sia una epocale menzogna, che, laddove aveva promesso pace e prosperità, non è riuscita a produrre altro che guerra, povertà ed instabilità.

5. Va sottolineato che democrazia e libero mercato sono solo una piccola parte dell’imponente contributo storico offerto dall’Europa. Altre strade sono state aperte, in materia di organizzazione politica e sociale, da grandi scienziati, politici, pensatori e artisti europei. La tradizione europea è molto più ampia e profonda dell’attuale pensiero “usa e getta” anglosassone, grottesca miscela di ultra-liberismo e feticismo di mercato.

6. L’Europa contemporanea ha propri interessi strategici, sensibilmente differenti da quelli talassocratici dominanti ed esigenze diverse da quelle delineate dal progetto di globalizzazione liberale. Allo stesso modo, l’Europa reale (che non ha niente a che vedere con il soviet di Bruxelles) non può accettare di farsi imporre da altri le sue politiche e le sue decisioni nei confronti dei propri vicini meridionali e orientali.

7. Tali considerazioni portano noi tutti, intellettuali del continente eurasiatico, profondamente preoccupati per il nostro destino collettivo, alla conclusione di essere di fronte ad un’emergenza e all’urgente bisogno di costruire e militare in favore del mondo che verrà. Un mondo in cui lo spazio geografico, il ruolo e la missione dell'Europa e della civiltà europea siano migliori, più sicuri e liberati dalle tutele ideologiche asfissianti insite nel progetto imperialista dell'Impero talassocratico.

8. L'unica alternativa possibile vista la situazione attuale va ricercata nel contesto di un mondo multipolare. La multipolarità infatti accorda il diritto e la libertà, a tutti i paesi e a tutte le aree di civiltà del pianeta, di organizzarsi, svilupparsi e costruire il proprio futuro in base alla propria identità culturale e alla propria storia. Questo fondamento di libertà nelle scelte di progresso e di accesso alla modernità costituisce l'unica base affidabile per la creazione di relazioni internazionali eque e giuste. I progressi tecnici e un'apertura crescente tra i vari paesi potrebbero favorire il dialogo e la prosperità tra i popoli e le nazioni senza ferire le rispettive identità. Le differenze tra le grandi culture e civiltà non devono necessariamente portare ad un conflitto tra di esse. Ciò è in contrasto con la retorica semplicistica e la logomachia di alcuni teorici imperialisti quali Bernard Lewis e Samuel Huntington. Il dialogo a più voci sarà, al contrario, il veicolo privilegiato per la creazione di un nuovo ordine mondiale costruito sulla cooperazione e la riconciliazione tra differenti culture, religioni e nazioni.

9. Per quanto riguarda l'Europa, proponiamo come rappresentazione concreta dell’approccio multipolare, la visione equilibrata e aperta di una « Europa più grande », intesa come concetto innovativo per il futuro sviluppo della nostra civiltà nella sua dimensione strategica, sociale, culturale, economica e geopolitica.

10. La Grande Europa è lo spazio geopolitico determinato dai confini raggiunti dalla civiltà europea. Da ciò scaturisce un concetto completamente nuovo : l'idea di Stato-civiltà. La natura rivoluzionaria di questi confini implica trasformazioni progressive totalmente diverse dalle delimitazioni brutali conosciute, in tutto il mondo, dai popoli soggetti all’arbitrio dei vincitori. Di conseguenza la « Grande Europa sarà, per la sua natura politica e geografica, aperta alle interazioni, che si moltiplicheranno, con i suoi vicini a ovest, ad est o a sud.

11. La civiltà europea ha per suo fondamento storico il cristianesimo, innestatosi autonomamente nel grande patrimonio culturale greco-latino. E’ il cristianesimo, nelle sue diverse forme, che ha il compito di garantire, con rispetto e tolleranza reciproca, nello spazio di civiltà della Grande Europa, la serenità materiale e spirituale delle diverse fedi storicamente presenti nel continente.

12. La Grande Europa, nel contesto di un mondo multipolare, è naturalmente circondata da altri grandi territori, ognuno dei quali fonda la propria omogeneità e unità sulle affinità culturali esistenti tra le varie nazioni che ne abitano il territorio. Possiamo in questo modo prevedere il sorgere di una grande America del Nord, di una grande Eurasia, di qualcosa di simile nell’Asia del Pacifico e del Medio e Vicino Oriente e, in un futuro più lontano, di un grande America del Sud e di una grande Africa.

13. Noi immaginiamo questa Grande Europa come un potere geopolitico sovrano, dotato di un'identità culturale affermata, che coltiva i propri modelli sociali e politici (basati sui principi dell’antica tradizione democratica europea e sui valori morali del cristianesimo), con proprie capacità di difesa (compreso il nucleare) e con propri accessi strategici alle energie fossili e alternative, così come alle risorse minerarie e organiche. E’ a questo titolo che chiediamo agli Stati europei membri dell'Alleanza Atlantica - una coalizione aggressiva, anglo-sassone e non europea nella sua essenza - di ritirarsi dalla NATO e costruire, al fine di soddisfare i propri bisogni di sicurezza regionale e internazionale, un sistema di alleanze bilaterali o multilaterali insieme alla Francia e alla Russia, storici garanti militari dell’indipendenza europea. Esigiamo, infine, che la Grande Europa sia pienamente dotata del diritto sovrano di battere moneta, il che implica che gli Stati che la compongono, si ritirino da ogni Trattato o Organizzazione internazionale che limita la loro sovranità in materia monetaria

14. La prima minaccia che abbiamo di fronte è quella del mondo a una dimensione che implica la legge non scritta della crescita illimitata, dell’avidità sfrenata e dell’azione criminale a danno dell’indipendenza dei popoli come modalità operativa ordinaria dei predatori finanziari. E’ tempo di lanciare un nuovo appello generale ai paesi non-allineati allo scopo di indire una nuova Conferenza di Bandung, avente per oggetto la costruzione di un mondo multipolare.

15. Le imprese private, così come le istituzioni pubbliche, sono oggi costrette a soggiacere a norme coercitive il cui unico scopo è minare la sovranità nazionale e la volontà dei popoli. Occorre codificare una legislazione di diritto internazionale che sancisca il principio generale del rispetto dell’identità nazionale, delle leggi, delle tradizioni e delle scelte collettive di ogni popolo.

16. Più il sistema finanziario e i mercati mondiali sono integrati e unificati attraverso l’obbedienza alle medesime regole, più la prossima crisi sarà distruttiva e globale. Per evitare una distruzione di massa delle ricchezze e un crollo totale dell’attività umana, il metodo più sicuro è la costruzione di un’organizzazione dei mercati, dei sistemi di compensazione, dei regolamenti e dei sistemi di informazione fuori dalla portata della finanza mondiale anglo-sassone, del dio dollaro e della rete bancaria dell’alta finanza, il cui epicentro si trova a Basilea in seno alla Banca dei Regolamenti Internazionali. L’Organizzazione del Trattato di Shangai, così come le altre organizzazioni internazionali dello stesso tipo, sono invitate a elaborare i principi fondamentali di un vero sistema multipolare efficace e stabile per finanziare, commerciare e scambiare beni, servizi e moneta.

17.  Infine, per promuovere il progetto di una ‘Grande Europa’ e il concetto di multipolarità dinamica, facciamo appello alle diverse forze politiche delle nazioni dell’Europa occidentale e orientale, così come alla Russia e ai suoi partner, asiatici e non, per chiedere di apportare, al di là delle loro opzioni politiche e al di là delle loro differenze culturali e religiose, un sostegno attivo a questa iniziativa. Lanciamo un appello alla creazione dei Comitati per la Grande Europa. Questi comitati si impegneranno a rigettare l’unipolarismo, a riconoscere il pericolo crescente rappresentato dall’imperialismo anglo-sassone e sopratutto, nel caso di comitati extra-europei, a elaborare programmi e concetti analoghi, adatti alle altre civiltà che popolano il pianeta. Lavorando insieme, affermando con forza le nostre identità specifiche, riusciremo a fondare un mondo equilibrato, potenzialmente giusto e migliore. Un mondo pacifico, dove tutte le culture, fedi, tradizioni o creazioni troveranno la loro legittima collocazione.

 

27 maggio 2017
Chi?in?u, Repubblica di Moldavia

 

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