http://www.libreidee.org/

30/4/17

 

La Rowling: solo il fallimento ci insegna il potere della vita

 

Ho deciso di parlare dei vantaggi del fallimento. E voglio esaltare l’importanza fondamentale dell’immaginazione. Mezza vita fa, quando avevo 21 anni, ero convinta che l’unica cosa che avrei voluto fare era scrivere romanzi. Tuttavia, i miei genitori, entrambi provenienti da un ambiente povero (nessuno di loro era stato all’università) pensavano che la mia immaginazione iperattiva fosse solo un hobby divertente, che mai avrebbe pagato un’ipoteca o assicurato una pensione. Ora so che l’ironia colpisce con la forza di un’incudine, come nei cartoni animati. Così, i miei speravano che avrei preso una laurea professionale, mentre io volevo studiare la letteratura inglese. Fu raggiunto un compromesso, che poi non ha soddisfatto nessuno. Non ricordo di aver mai detto ai miei che stavo studiano i classici: l’avrebbero scoperto solo il giorno della laurea. Di tutte le materie pratiche di questo pianeta, non sarebbe stato facile trovarne una meno utile della mitologia greca. Chiarisco, tra parentesi, che non biasimo i miei: c’è una data di scadenza, entro la quale i genitori possono guidarti nella direzione sbagliata, ma dal momento in cui sei abbastanza grande per prendere il timone, la responsabilità è tua. Inoltre, non posso criticarli per aver sperato che non avrei mai sperimentato la povertà. Erano stati poveri, e lo sono stata anch’io. E sono d’accordo con loro: la povertà non è un’esperienza che nobiliti.

 

La povertà comporta paura e stress, e talvolta depressione; significa migliaia di piccole umiliazioni e disagi. Risalire dalla povertà con i propri sforzi è qualcosa di cui essere orgogliosi: la povertà è “romantica” solo per gli sciocchi. Comunque, quello che temevo di più non era neppure la povertà, ma il fallimento. Il talento e l’intelligenza non hanno mai vaccinato nessuno contro i capricci del destino. Si può essere guidati dalla paura del fallimento tanto quanto dal desiderio di successo. Tutti dobbiamo decidere cosa significa, per noi, “fallimento”. Penso sia giusto dire che, appena sette anni dopo la mia laurea, io avevo fallito su scala epica. Un matrimonio eccezionalmente breve era già imploso. E io ero senza lavoro: giovane madre sola e povera, come è possibile esserlo nella Gran Bretagna moderna. Avevo abbondantemente superato tutti timori che i miei genitori avevano avuto per me, e che avevo avuto io stessa: ero diventata il più grande fallimento che conoscessi. Quel periodo della mia vita era oscuro. E certo non potevo sapere che poi sarebbe avvenuto quello che la stampa ha rappresentato come una specie di “happy end” da fiaba. Non avevo idea, allora, di quanto sarebbe stato lungo il tunnel: qualunque luce, alla fine della galleria, era solo una speranza, non una realtà.

 

Perché allora parlo dei benefici del fallimento? Semplicemente perché il fallimento ha significato un’eliminazione dell’inessenziale. Ho smesso di fingere, ho visto che non ero altro che quella che ero, e ho iniziato a convogliare tutta la mia energia nel portare a termine l’unico lavoro di cui davvero mi importasse. Se avessi avuto successo in qualsiasi altra cosa, non avrei mai trovato la determinazione per riuscire nell’unica arena a cui credevo di appartenere veramente. Sono stata liberata, perché il mio più grande timore si era già realizzato e io ero ancora viva. Avevo ancora una figlia adorata. E avevo una vecchia macchina da scrivere, e una grande idea. E così, il fondo roccioso divenne la solida base su cui ho ricostruito la mia vita. Potresti non fallire mai. Ma qualche fallimento, nella vita, è inevitabile. E’ impossibile vivere senza fallire qualcosa, a meno che uno viva in modo talmente cauto da non vivere affatto. Il fallimento mi ha dato una sicurezza interna che non avevo mai raggiunto, superando gli esami all’università.

 

Il fallimento mi ha insegnato cose che non avrei imparato in nessun altro modo. Ho scoperto che avevo una forte volontà e più disciplina di quanto avessi sospettato. Ho anche scoperto che avevo amici il cui valore era molto al di sopra del prezzo dei rubini. La consapevolezza di essere usciti più saggi e più forti, dalle battute d’arresto, significa che sei sempre sicuro della tua capacità di sopravvivere. Non potrai veramente conoscere te stesso, né la forza dei tuoi rapporti, finché entrambi non sono stati messa alla prova dalle avversità. Quella conoscenza è un vero dono, per tutto ciò che è stato dolorosamente vinto. E vale più di qualunque certificato. Le tue qualifiche, il tuo curriculum vitae, non sono la tua vita, anche se incontrerai molte persone che confondono le due cose. La vita è difficile e complicata, va oltre la nostra possibilità di controllo, e l’umiltà di sapere questo ci permetterà di sopravvivere alle vicissitudini.

 

Quanto all’importanza dell’immaginazione, ho imparato a valorizzarla in un senso molto ampio. L’immaginazione non è solo la capacità umana di immaginare ciò che non esiste ancora, e quindi il fondamento di ogni invenzione e innovazione. Nella sua capacità estremamente trasformativa e rivelatoria, l’immaginazione è il potere che ci permette di sviluppare empatia con esseri umani le cui esperienze non abbiamo mai condiviso. L’ho imparato durante una delle più grandi esperienze formative della mia vita, prima di Harry Potter. E’ stato uno dei miei primi posti di lavoro. Mi riducevo a scrivere storie nella pausa pranzo, e ho pagato l’affitto nei miei primi anni lavorando presso il reparto di ricerca africano nella sede di Amnesty International a Londra. Nel mio piccolo ufficio leggevo lettere scritte di corsa, sotto regimi totalitari, da uomini e donne che rischiavano la prigione per informare il mondo esterno di ciò che stava accadendo loro. Ho visto fotografie di persone scomparse nel nulla senza lasciare traccie, inviate ad Amnesty dalle loro famiglie e dai loro amici disperati. Ho letto testimonianze di vittime della tortura e ho visto immagini delle loro ferite. Ho aperto documenti scritti a mano da testimoni oculari di processi sommari, esecuzioni, sequestri e stupri.

 

Molti dei miei collaboratori erano ex prigionieri politici, persone scappate dalle loro case, finite in esilio per la paura di pronunciarsi contro i loro governi. I nostri uffici erano visitati da persone venute a darci informazioni, o a cercare di scoprire cosa fosse successo a coloro che erano rimasti indietro. Non dimenticherò mai una vittima africana di tortura, un giovane che all’epoca aveva la mia età. Era diventato malato di mente dopo tutto quello che aveva sopportato nella sua patria. Ha tremato in modo incontrollabile mentre parlava, davanti a una videocamera, raccontando le brutalità che gli erano state inflitte. Era un piede più alto di me, ma sembrava fragile come un bambino. Mi è stato dato il compito di riaccompagnarlo alla stazione della metropolitana. E quest’uomo, la cui vita era stata sconvolta dalla crudeltà, mi ha preso la mano con cortesia squisita e mi ha augurato felicità per il futuro. Finché vivo, ricorderò di aver camminato lungo un corridoio vuoto e di aver improvvisamente udito, dietro una porta chiusa, un urlo di dolore e di orrore come ne avevo mai sentiti. La porta si aprì e una ricercatrice mi disse di correre a preparare una bevanda calda per il giovane seduto con lei. Aveva appena dovuto dargli la notizia che, come rappresaglia per la sua denuncia contro il regime del suo paese, sua madre era stata sequestrata e giustiziata.

 

Ogni giorno della mia settimana di lavoro, nei primi vent’anni, ho ricordato a me stessa quanto ero incredibilmente fortunata, a vivere in un paese con un governo democraticamente eletto, dove la rappresentanza legale e un processo pubblico erano i diritti di tutti. Ogni giorno ho visto prove del male che l’umanità infligge ai suoi simili, per ottenere o mantenere il potere. Ho cominciato ad avere incubi, letteralmente, alimentati dalle cose che vedevo, sentivo e leggevo. Eppure, ad Amnesty International, ho anche imparato di più, sulla bontà umana, di quanto potessi immaginare. Amnesty mobilita migliaia di persone che non sono mai state torturate o imprigionate per le loro convinzioni, spingendole ad agire per conto di chi soffre. Il potere dell’empatia umana, che porta all’azione collettiva, salva la vita e libera i prigionieri. Le persone ordinarie, il cui benessere e incolumità personale sono assicurati, si uniscono in un numero enorme per salvare persone che non conoscono e che non incontreranno mai. La mia piccola partecipazione a quel lavoro è stata una delle esperienze più ricche di umiltà e più ispiratrici, per la mia vita.

 

A differenza di qualsiasi altra creatura su questo pianeta, gli esseri umani possono imparare e capire anche senza aver fatto esperienze dirette. Possono pensare a luoghi di altre persone. Naturalmente, questo è un potere. E’ come la mia magia immaginaria, che è moralmente neutrale. Una tale capacità la si potrebbe usare per manipolare o controllare, tanto quanto per comprendere e solidarizzare. Molti preferiscono non esercitare affatto la propria immaginazione. Scelgono di rimanere comodamente all’interno dei limiti della propria esperienza, non preoccupandosi mai di chiedersi come si sentirebbero se fossero nati diversi da quello che sono. Possono rifiutarsi di ascoltare urla o di guardare all’interno delle gabbie; possono chiudere le proprie menti e cuori a qualsiasi sofferenza che non li tocchi personalmente; possono rifiutare di sapere. Potrei essere tentata di invidiare le persone che riescono a vivere in questo modo, ma non credo che abbiano meno incubi rispetto a me. La scelta di vivere in spazi ristretti porta ad una forma di agorafobia mentale. Penso che una persona volontariamente “non immaginativa” veda più mostri. Spesso ha più paura. Inoltre, chi sceglie la non-empatia permette l’esistenza dei mostri veri. Perché, pur senza commettere mai un atto di malvagità, noi in realtà siamo collusivi con essa, attraverso la nostra apatia.

 

Una delle tante cose che ho appreso alla fine di quel percorso di studi classici in cui mi ero avventurata all’età di 18 anni, alla ricerca di qualcosa che non sapevo nemmeno definire, era questo, scritto dall’autore greco Plutarco: “Ciò che realizzeremo interiormente cambierà la realtà esterna”. Questa è una dichiarazione stupefacente, tuttora dimostrata mille volte, ogni giorno della nostra vita. Esprime, in parte, la nostra inevitabile connessione con il mondo esterno, il fatto che tocchiamo le vite di altre persone che, semplicemente, esistono. Il modo in cui votiamo, viviamo e protestiamo, la pressione che esercitiamo sul nostro governo, ha un impatto oltre i confini. Questo è il nostro privilegio e la nostra responsabilità. Se scegli di alzare la voce a favore di chi non ha voce, se scegli di non identificarti solo con i potenti, se mantieni la capacità di immaginarti nella vita di coloro che non hanno i tuoi vantaggi, allora ad essere orgogliosa di te non sarà solo la tua famiglia, ma lo saranno migliaia, milioni di persone la cui realtà avrai aiutato a cambiare. Non abbiamo bisogno di magia per cambiare il mondo. Dentro di noi abbiamo tutto il potere di cui abbiamo bisogno: abbiamo il potere di immaginare il meglio. Ricordo le parole di Seneca: “La vita è come un racconto: non importa quanto è lungo, ciò che conta è quanto è buono”.

 

Joanne Kathleen Rowling, estratto del discorso tenuto ad Harvard nel giugno 2008, trascritto da “Harvard Magazine” e ripreso da “YouTube”. La Rowling, considerata esponente della massoneria internazionale progressista, è la straordinaria autrice della saga di Harry Potter, con libri venduti in 450 milioni di copie – Harry Potter è il terzo caso editoriale nella storia mondiale, dopo la Bibbia e il Libretto Rosso di Mao. E’ noto che Jk Rowling abbia dovuto lottare a lungo, in solitudine, prima di trovare un editore disposto finalmente a pubblicare il primo romanzo della saga del “maghetto”.

 

Articoli collegati

Zurlini: quelli che cercano i super-poteri nella New Age

L'Italia è sovragestita dalla P1, massoni traditori e terroristi

Carotenuto: i Maghi Neri non ci domineranno per sempre

Carpeoro: siate consapevoli, e aprirete una falla nel sistema

Il potere usa la magia, e a noi fa credere che non esista

 

top