Fonte: www.dedefensa.org

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29 maggio 2017

 

Kubrick e la demenza delle élite americane

di Nicolas Bonnal

Traduzione di Vollmond

 

 

L’Armageddon si sta avvicinando e vale la pena citare Lincon che affermava che «la fine degli Stati Uniti non potrà che avvenire mediante suicidio». Questo suicidio è cominciato con la guerra civile nel corso della quale morì il 2% degli americani e mise fine alla grande cultura nordamericana (scriverò un giorno sull’argomento), quella degli Edgar Poe, Melville, Thoreau, ma anche quella dei Thomas Cole e degli Albert Bierstadt (riscoprite questi pittori, Cole in particolare dipingeva la degenerazione degli imperi). In quello stesso periodo un certo Jules Verne descrive questa mostruosa violenza nel suo libro Dalla terra alla luna. Cito il maestro (Il Gun-Club, capitolo uno):

«Sappiamo con quale energia si sviluppa l’istinto militare in questi popoli di armatori, di mercanti e di meccanici (…) Il primo che inventò un nuovo cannone si associò col primo che lo fuse e il primo che lo forò. Tale fu il nocciolo del Gun-Club. Un mese dopo la formazione, esso contava mille e ottocento trentatre membri effettivi e trentamila e cinquecento settantacinque membri corrispondenti».

Questo per dire che né i neocon né Trump nascono dal nulla. Abbiamo a che fare con un paese di pazzi che adora le armi e massacra per puro divertimento. Bisonti, russi e cinesi sono avvertiti. In America, il genocidio indiano fu uno sport, come la caccia di schiavi che Dickens descrisse inorridito nelle sue cronache americane.

Tutti conoscono il dottor Stranamore e hanno visto Eyes Wide Shut. Scrivendo il mio libro su Kubrick ho notato una costante, generalmente trascurata, presente in tutta la sua opera: una critica radicale, sarcastica e costante delle élites.

 

- In Il bacio dell’assassino, siamo di fronte a un personaggio, il proprietario, che ha pulsioni sessuali incontrollate e tendenze omicidie. Verrà ucciso.

- In Spartacus, abbiamo a che fare con la depravazione dell’élite romana. Attori britannici contro attori americani, come rivelava umoristicamente Michel Ciment. Lo scrittore comunista Howard Fast aveva pensato, per questo soggetto, alle élites statunitensi maccartiste del suo tempo.

- In Lolita, siamo di fronte a un asso del travestimento chiamato Quilty (quilt, il materasso, che potrebbe designare anche la colpevolezza. Il gioco di parole non è mio ma di Nabokov) che violenta madre e figlia prima di subire la concorrenza dal docente europeo yéyé che sposa la madre e violenta la figlia.

- In Il dottor Stranamore, abbiamo una sintesi della cultura statunitense basata sull’omicidio di massa e sull’ossessione sessuale. Von Neumann inspira il dottor Stranamore, Curtis Le May il generale Turgidson (turgido) sul quale il suo amico Raico ci ha detto tutto. L’assassino di massa è rappresentato da un certo Jack Ripper, d’ispirazione londinese per così dire – si sa che era un intoccabile chirurgo in là con gli anni. Il film di Kubrick pone sullo stesso piano la liberazione sessuale (anni di play-boy) e l’adorazione nucleare. Le Barbie che oggi spopolano sui canali statunitensi gioiscono annunciando le esplosioni.

- 2001 odissea nello spazio è – quando finalmente si aprono gli occhi – una storia di cospirazione. I responsabili della NASA celano informazioni ai loro rivali russi e nascondono la scoperta del monolite grazie alle voci su una presunta epidemia (un attacco batteriologico? Chimico?). Alla fine scopriamo che il computer aveva la possibilità di distruggere l’equipaggio. Ne sapeva più dell’equipaggio stesso. Ridley Scott se ne ricorda in Alien: l’equipaggio è sacrificabile, come il popolo di oggi sotto la guida di Wall Street e di Bruxelles. Ed è pure ibernato …

 

Sorvolo sui film successivi di Kubrick per arrivare a Eyes Wide Shut che ben rappresenta le inclinazioni degli anni di Clinton: ossessione sessuale (per Clinton come per Trump e le sue modelle), speculazione finanziaria, corrispondenza con gli Illuminati (scoperta da Texe Marrs), culto per le società segrete e soprattutto gusto per i sacrifici umani. Per il film si è ispirato a Doppio sogno di Schnitzler. L’impero austroungarico, impero al tramonto, diede inizio alla prima guerra mondiale – e ci ha lasciato Hitler in regalo.

In Kubrick le élites inglesi (Barry Lyndon, Arancia meccanica dove si serve dei teppisti per controllare le masse) o francese (Orizzonti di gloria) non valgono di più. Ci sono, per citare Clint Eastwood, quelli che scavano e quelli che hanno la pistola. Adesso c’è chi ha i soldi e chi lavora. Chi lavora rischia di morire presto per permettere all’élite ecologista statunitense, che trova questa terra troppo popolata, di respirare (leggete il mio testo sulla Nuova Zelanda).

Cos’è Donald? Avic ne ha fatto un attore, Philippe (Grasset), un uomo di reality. Io nel mio libro ne ho fatto l’avvocato del diavolo dato che è ciò che è nel film eponimo. Ha prestato il suo appartamento a un attore che interpreta il costruttore edile più criminale della storia! Donald è presente anche nel thriller comico Zoolander (un top model che ha subito il lavaggio del cervello deve assassinare il presidente malese) e in Celebrity di Woody Allen. Woody Allen ha precisato che Trump era un eccellente uomo di spettacolo. Questo dovrebbe rassicurarci se crediamo come Thierry Meyssan che Donald non sia cambiato e che minacci la guerra solo per rassicurare i media neocon, in America e a Parigi.

Ritorno a Kubrick. Si dice abbia filmato le false immagini dell’allunaggio (lui avrebbe certamente fatto di meglio), che ha dovuto lasciare l’America, e che forse sarebbe stato assassinato, 666 giorni prima il primo gennaio 2001. Non chiudo il libro con quest’argomento (la stupidità arriva presto alla conclusione, diceva Flaubert) ma insisto su questo punto: da Lincoln e la sua folle guerra da un milione di morti (la schiavitù fu abolita ovunque e senza massacri), le élites statunitensi hanno perso il senno. Amano il detonatore, l’innesco, l’acceleratore, hanno il grilletto facile. Dopo, diceva il colonnello Kurz d’Apocalypse now, passano entusiasti agli aiuti umanitari.

In quanto alla stampa americana, è sempre stata criminale e idiota. Tocqueville non smette di evidenziare quanto sia inutilmente ciarliera («il solo mezzo per neutralizzare gli effetti dei giornali è quello di moltiplicarne il numero»), e Jules Verne scrive:

«Quindi, durante la terribile lotta di Nordisti e Sudisti, gli artiglieri formavano legge; i giornali dell’Unione celebravano le loro invenzioni con entusiasmo, nè eravi sì povero mercante, sì ingenuo «booby» [balordo] che non si lambiccasse il cervello giorno e notte per calcolare insensate traiettorie».

 


Link: http://www.dedefensa.org/article/kubrick-et-la-demence-des-elites-americaines

18.05.2017

 

 

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