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Martedì 10 Ottobre 2017

 

California, inferno di fuoco: 15 morti e 200 dispersi

 

Inferno di fuoco nel nord della California, uno dei peggiori nella storia del Golden State, con 17 focolai che da domenica hanno già divorato circa 100.000 acri di terreno (oltre 40.000 ettari), in particolare nelle contee di Napa e Sonoma, una sorta di vallata del Chianti nota da decenni in tutto il mondo per la sua produzione vinicola. I dati parlano da soli: almeno 15 morti, centinaia di ustionati e intossicati, 200 persone scomparse, oltre 20 mila evacuate (tra cui centinaia di pazienti di ospedali) e più di 2000 strutture distrutte tra case, resort e aziende vinicole. Un bilancio provvisorio che secondo le autorità è destinato a peggiorare.

Il governatore democratico Jerry Brown ha già dichiarato lo stato di emergenza in sette contee e chiesto l'aiuto federale a Donald Trump, di cui è un fiero oppositore. La situazione «è di tale gravità e ampiezza che una risposta efficace è oltre le capacità dello Stato e dei governi locali colpiti», ha ammesso, invocando l'assistenza da Washington. Il presidente lo ha chiamato al telefono per garantirgli gli aiuti richiesti in questa «terribile tragedia» e Brown ha apprezzato la sua risposta rapida.

Mai come ora il fuoco aveva danneggiato in modo così devastante le due contee vinicole, che con i loro 100 mila acri di viti ed oltre 650 case vinicole producono circa il 13% di tutto il vino californiano ma ben di più se si guarda solo alle bottiglie di qualità. Un'industria che genera ogni anno più di 55 miliardi di dollari in California. I danni quindi potrebbero essere ingenti, soprattutto se i roghi dovessero continuare nei prossimi giorni. Senza contare l'indotto legato al turismo, trainato spesso da visite e degustazioni alle cantine locali. Le previsioni meteo sono incoraggianti perché indicano una diminuzione della forza dei venti e delle temperature che finora, complice la mancanza di umidità, hanno alimentato le fiamme. Ma attualmente i vigili del fuoco e i soccorritori stanno ingaggiando una dura battaglia per contenere i roghi ed evacuare gli abitanti. «Tutto è incenerito e avvolto dal fumo», racconta un testimone in tv togliendosi la mascherina. «Sembra il giudizio universale», gli fa eco un altro, di fronte a scene che sembrano apocalittiche, tra alberi che bruciano come torce e una pioggia di cenere.

Eppure la California è abituata agli incendi tra fine settembre e inizio ottobre, quando il clima si fa secco e arrivano venti forti, conosciuti come venti del nord o venti del diavolo. Ma negli ultimi anni il numero dei roghi sta aumentando, anche in altri stati dell'ovest, dove sono bruciati complessivamente oltre 8 milioni di acri, rilanciando gli interrogativi sul cambiamento climatico e nello stesso tempo anche sulle capacità di prevenire e gestire calamità naturali ormai annunciate. Colpisce infatti che una delle zone più ricche, creative e progressiste del pianeta, a due passi da San Francisco e dalla Silicon Valley, debba fare ogni anno i conti con disastri del genere, senza riuscire a ridurre il bilancio dei danni e dei morti.

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