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21 ottobre 2017

 

Non siamo tutti sulla stessa barca

di Carlo Martini

 

In riferimento ai minimo 9 milioni di morti per inquinamento (il 16% dei decessi globali, più di quelli per fame, incidenti stradali, qualsiasi malattia infettiva, guerra o violenza, con conseguenze sulla biodiversità e sull’economia globale di proporzioni cosmiche) possiamo anche farla finita con questo pensiero del “destino comune”.

Il rapporto della Lancet Commission on Pollution & Health chiarisce – fortissimamene – che le vittime sono sopratutto i poveri, che si trovano a vivere nelle zone più inquinate e con meno strumenti per potersene allontanare o difendere.

Per non parlare di tutte le altre specie viventi, che non hanno nemmeno i mezzi per potersi organizzare e dichiararci guerra.

Dall’altra parte, c’è una minoranza di ultra-magnaschei (compreso il fondatore di questo mezzo informatico, che non casualmente ho scelto di usare in buona parte per parlare di equità) con un potere talmente esteso che potrebbero sopravvivere e anzi prosperare in qualsiasi condizione apocalittica, fosse anche creando un ambiente interamente artificiale, a loro esclusivo uso e consumo, su questo pianeta o a breve su altri.

Non siamo tutti fratelli, e non vogliamo tutti le stesse cose. Bisogna prenderne atto.

 

Fonte: www.facebook.com

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21.10.2017

 

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