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28 aprile 2017

 

Il povero monumento alle vittime (dimenticate) del capitalismo selvaggio

 

Una donna che depone un fiore in ricordo delle vittime. Falce e martello non sono il retaggio del passato. Ma il presente

 

Fu una sciagura che, purtroppo, non ha insegnato nulla: a Dacca, capitale del Bangladesh,  crollò il Rana Plaza, un palazzo di nove piani in cui c’erano negozi e banche al piano terra e moltissimi laboratori di manifattura tessile sugli altri piani: morirono 1.129 persone.
Il palazzo crollò a causa di alcuni problemi strutturali che erano emersi già nei giorni precedenti: erano state segnalate crepe sui muri e il palazzo era stato evacuato per precauzione, prima che fosse deciso di riaprirlo per non dover chiudere i laboratori tessili troppo a lungo.
Inutile che nei laboratori tessili, per salari da miseria, lavoravano persone spesso in condizioni di semi-schiavitù, che producevano per le grandi marche di abbigliamento, che poi le vendevano a prezzi salati.
Ora di quei morti in nome del peggior sfruttamento capitalista sono ricordati in quel misero monumento. Niente statue equestri, pennacchi. Solo miseria e dolore. Una falce e un martello, simboli di una storia che molti vogliono far credere finita, perché ignorano quanto sfruttamento c'è ancora nel mondo

 

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