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agosto 13, 2017 

 

Trump continua l’azione di Bush e Obama verso la Corea

di Tony Cartalucci

ricercatore e autore geopolitico di Bangkok

Traduzione di Alessandro Lattanzio

 

Gli Stati Uniti hanno minacciato in modo provocatorio la Corea democratica con “fuoco e furia”. Dopo di che, The Guardian riferiva nell’articolo “Trump sulla Corea democratica: forse “fuoco e furia” non sono una minaccia abbastanza dura“, di ulteriori minacce: “Donald Trump ha rilasciato un altro avvertimento provocatorio alla Corea democratica, suggerendo che la sua minaccia di scatenare “fuoco e furia” sul Paese non fosse “abbastanza dura”. Il presidente statunitense ha detto ai giornalisti che la Corea democratica “farebbe meglio a collaborare o sarà in difficoltà come poche nazioni lo furono in questo mondo”.” The Guardian non indaga su esattamente quale “difficoltà” si riferisse o sulle “poche nazioni” che gli Stati Uniti suggerivano. Tuttavia, le minacce avvenivano nel noto sbarramento di frasi, terrorismo e fabbricazioni tipiche di ogni aggressione militare degli USA nel mondo, in particolare l’Iraq dove l'”intelligence” fu fabbricata intenzionalmente per trascinare gli statunitensi e il mondo in una guerra devastante che costò oltre 1 milione di vite, trilioni di dollari e i cui effetti si sentono ancora in Iraq e in Medio Oriente.

 

Il conflitto con la Corea non è iniziato con Trump

The Guardian e gli altri media occidentali non inquadrano le ultime minacce degli Stati Uniti alla Corea democratica nel contesto delle relazioni tra Stati Uniti e Corea risalenti alla seconda guerra mondiale e alla guerra di Corea che, ufficialmente, si chiuse con un armistizio fragile, ma da risolvere a pieno. Il governo della Corea del Sud, come osserva l’articolo di The Week, “E’ il momento per le forze armate statunitensi di lasciare la Corea del Sud“, sfrutta appieno la presenza militare degli USA che utilizzano le proprie risorse per influenzare l’Asia anziché per la difesa dalle minacce, reali o immaginarie, del vicino del nord. Probabilmente, l’accordo è preferito dagli Stati Uniti che usano il regime cliente che occupa Seoul come agente d’influenza e della politica statunitense in Asia, come manipola e interferisce in Medio Oriente attraverso ascari come Arabia Saudita, Qatar, Israele e Turchia. Per giustificare e perpetuare la presenza degli USA non solo sulla penisola coreana, ma in tutta l’Asia, Stati Uniti e i partner della Corea del Sud hanno ripetutamente ed intenzionalmente provocato la Corea democratica, non solo con la retorica e le manovre militari, ma attraverso tentativi d’infiltrare e rovesciare il governo.

 

Tentativi di destabilizzazione e cambio di regime

Il dipartimento di Stato USA attraverso facciate che si spacciano da organizzazioni non governative (ONG), tentò d’inondare la Corea democratica di media intenti a minarne la stabilità politica. Secondo il programma denominato “Flashdrives for Freedom“, governo e Fondazione per i diritti umani finanziata dalle aziende assieme al Forum280, una facciata guidata da ex-membri del dipartimento di Stato USA, contrabbandarono 20000 USB in Corea democratica. Come osservato dal Guardian nell’articolo, “Flashdrives per la libertà? 20000 USB contrabbandati in Corea democratica“, non era il primo programma del genere intrapreso dal governo degli Stati Uniti attraverso diverse facciate. Mentre le mere accuse a nazioni come Russia o Cina che tenterebbero d’influenzare il quadro politico negli Stati Uniti sono state etichettate come minacce chiari e attuali alla sicurezza nazionale degli USA, essi attuano apertamente operazioni simili in tutto il mondo, anche contro la Corea democratica. Quando tali nazioni reagiscono, gli Stati Uniti parlano di aggressione non provocata, alimentando ulteriormente le sovversione dall’estero. Poiché la sovversione si espande fino alla sanzioni economiche paralizzanti, la crisi umanitaria risultante viene sempre attribuita alla nazione presa di mira, aprendo nuovi “pretesti” per l’intervento statunitense. Le attività che interessano la Corea democratica sono in corso da anni, ben prima dell’amministrazione Trump. Le aspirazioni statunitensi a sconvolgere e rovesciare l’ordine politico della Corea democratica possono essere citate in un documento del 2009 del Consiglio sulle Relazioni Estere (CFR), un think tank politico statunitense che rappresenta gli interessi di alcune delle più potenti aziende del mondo. Il documento del 2009, “Preparazione del cambiamento improvviso nella Corea democratica“, esplorava la possibilità di invadere e occupare la Corea democratica, se si potesse creare caos tra la leadership militare e civile della nazione. Arrivando a proporre il dispiegamento di 460000 soldati e un ambizioso programma socioeconomico e politico per integrare la Corea democratica al regime cliente degli Stati Uniti nella vicina Corea del Sud. Si tratta di un programma che dava una straordinaria opportunità non solo alle imprese sudcoreane, ma anche a Wall Street, che finanzia le attività del CFR. Un’occasione per trasformare la Corea democratica in un’altra economia asiatica forte, ma in cui le barriere commerciali tra imprese coreane e statunitensi sarebbero state impedite dall’occupazione militare immensa e permanente degli Stati Uniti, secondo i tentativi degli Stati Uniti dopo l’invasione ed occupazione dell’Iraq nel 2003, nell’ambito dell’autorità provvisoria della coalizione (CPA). Presso il presidente statunitense Donald Trump, la retorica non è frutto di una conclusione indipendente che egli e il suo governo hanno tratto legittimamente su minacce alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti, bensì della continuazione dei vecchi obiettivi, precedenti la sua amministrazione, decisi da interessi speciali non elettivi che perseguono il cambio di regime nella Corea democratica da decenni.

 

Continuità dell’agenda

È chiaro che sin dalla seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti hanno cercato di ristabilire la propria presenza e influenza in tutta l’Asia e persino di ampliarle. La guerra del Vietnam combattuta tra gli anni ’50 e ’70 non fu solo il tentativo di mantenere l’egemonia occidentale sull’Indocina, ma fu certo un tentativo per circondare e contenere la Cina. Sui cosiddetti “Pentagon Papers” pubblicati nel 1969 fu rivelato che il conflitto faceva parte di una grande strategia intesa a contenere e controllare la Cina. Tre citazioni importanti da questi documenti lo rivelano, dichiarando innanzitutto che: “…la decisione di febbraio di bombardare il Vietnam del Nord e l’approvazione a luglio dell’avvio della Fase I hanno senso solo se sostengono la politica a lungo termine degli Stati Uniti per contenere la Cina”. Sostenendo inoltre: “La Cina come la Germania nel 1917, come la Germania in occidente e il Giappone in Oriente alla fine degli anni ’30, e come l’URSS nel 1947, è una grande potenza minacciosa che riduce nostre importanza ed efficacia nel mondo e, più avanti ma più minacciosamente, di organizzare tutta l’Asia contro di noi”. Infine, delineava l’immenso teatro regionale che gli Stati Uniti ingaggiarono contro la Cina all’epoca, affermando: “…ci sono tre fronti dello sforzo a lungo termine per contenere la Cina (rendendosi conto che l’URSS “contiene” la Cina a nord e nord-ovest): a) il fronte Giappone-Corea; b) il fronte India-Pakistan; e c) il fronte sud-est asiatico”. I Pentagon Papers, infatti, forniscono oggi il contesto per tener conto correttamente delle tensioni attuali in Asia Pacifico. Gli Stati Uniti sono attualmente e profondamente impegnati in ogni fronte descritto nei documenti del Pentagono. Vi sono forze militari che occupano l’Afghanistan, confinante con la Cina ad occidente; che occupano e provocano conflitti ad est della Cina sul fronte Giappone-Corea; e sono profondamente coinvolte nei tentativi di rovesciare e sostituire gli ordini politici nel Sud-Est asiatico per creare un fronte unito contro Pechino. Nel Sud-Est asiatico, gli sforzi statunitensi sono più importanti in Myanmar, dove l’agente statunitense Aung San Suu Kyi ha già assunto il potere; in Thailandia, dove gli Stati Uniti sono coinvolti nei tentativi di rovesciare e sostituire l’intero ordine politico nazionale con un regime cliente; nelle Filippine, dove i terroristi sponsorizzati da USA e sauditi creano una crisi sfruttata per espandere la propria presenza militare nella nazione. Complessivamente, gli Stati Uniti hanno tentato di manipolare l’Asia sud-orientale, innanzitutto attraverso la crisi del Mar Cinese che hanno prodotto e tentato di perpetrare, e quindi importando terroristi dalla Siria per minacciare e ricattare la regione, similmente a come le Filippine sono ora minacciate e ricattate. I media occidentali tentano d’inquadrare l’attuale crisi che gli Stati Uniti creano con la Corea democratica come lotta dell’ego tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il Presidente nordcoreano Kim Jong-un. In realtà la crisi è stata prodotta in decenni, e non è guidata dai presidenti statunitensi ma da interessi speciali oscuri che promuovono i think tank politici che, a loro volta, generano la politica per i governanti e dibattiti sui media. Comprenderlo permette ad osservatori ed attivisti di vedere le trame dei politici e denunciare gli interessi che guidano la politica che spacciano al pubblico. Denunciare tali interessi permette di prendere decisioni più coscienziose su come affrontarli, deviando il denaro da tali grandi imprese finanziarie verso alternative locali, sottraendo potere e influenza di Wall Street e Washington nel trascinare gli statunitensi in guerre distruttive e costose all’estero, per reinvestirle su comunità più forti e resilienti in patria.

Fonte: https://sputniknews.com

https://comedonchisciotte.org/

15 agosto 2017

 

La Corea del Nord ci fa vedere un Imperatore Nudo?

di Pepe Escobar

traduzione di Bosque Primario

 

In mezzo alle dense ( retoriche) delle nebbie di guerra tra Washington e Pyongyang, è ancora possibile scorgere  qualche affascinante scrittura sui muri (simbolici).

Potremmo leggere -per esempio –  che il presidente Trump sta usando la Corea del Nord per dare qualche calcio a chi ancora parla solo della storiella del Russia-Gate, sette giorni su sette. E pare che funzioni bene . Dopo tutto, nel Weltanschauung – nella visione del mondo – dell’ Eccezionalismo la prospettiva di una guerra e tutti i vantaggi che ne derivano, possono dar fiato  alle vaghe accuse di hacking  e alle interferenze elettorali fatte dai russi.

 

Capitol Hill  non prenderebbe nemmeno in considerazione un tentativo di impeachment del presidente –  se si lasciasse circondare dai generali – anche se il primato geopolitico dell’America è in pericolo. Inoltre, il Congresso ha già fatto capire esplicitamente che Trump non ha  bisogno nemmeno di un permesso di bombardare la Corea del Nord.

Quindi, secondo questa ipotesi, se Robert Mueller dovesse trovare qualcosa di serio che possa dar fastidio al marchio Trump, il presidente potrebbe effettivamente prendere in considerazione una operazione contro la Corea del Nord,  come un bombardamento (come buttare un osso al cane).

Intanto se qualcuno avesse fatto attenzione a quello che ha raccontato con dettagli Edward Snowden, saprebbe che gli hacker da qualsiasi parte provengano sono tutti ben sintonizzati con i sistemi IT  collegati a Mueller e con le comunicazioni cellulari. Sapranno così che cosa è riuscito a trovare su Trump, il Team di Mueller,  e che cosa abbia pianificato di conseguenza.

 

Per quanto riguarda la retorica della guerra stessa, una fonte della intel-americana, di quelle che di solito pensa fuori dagli schemi della Beltway,  punta il dito sulla variabile cruciale della Corea del Sud; “La Corea del Sud non manterrà la sua alleanza con gli Stati Uniti il giorno in cui si renderà conto che gli Stati Uniti attaccheranno la Corea del Nord,  per proteggersi da quel rischio che ucciderebbe trenta milioni di persone in Corea del Sud. La Corea del Sud è in trattative segrete con la Cina per un importante trattato di sicurezza, per proteggersi della posizione degli Stati Uniti potrebbero bombardare la Corea del Nord, indipendentemente dalla distruzione che provocherebbero nella sfortunata Corea del Sud “. Non aspettatevi di leggere questi segreti sulla stampa ufficiale di Pechino o di Seoul. E questa è solo una parte dell’equazione, la fonte aggiunge: “Sono in atto anche colloqui segreti tra Germania e Russia sulle sanzioni USA contro queste due nazioni e si sta riallineando la posizione tedesca alla antica Ostpolitik bismarckiana in un nuovo Trattato (di Riassicurazione) con la Russia”.

 

Supponendo che questi negoziati segreti produrranno i loro frutti, le loro conseguenze non potranno essere niente meno che un cataclisma: “I sistemi di sicurezza USA in Europa e in Asia rischierebbero il collasso per le turbolenze di Washington, che sta disgregando tutte le alleanze degli Stati Uniti: come il Congresso che sta scalzando Donald Trump, gli Stati Uniti stanno mettendo in pericolo tutti i loro più importanti rapporti strategici. “

 

Seoul potrebbe diventare un “Collateral Damage”

Nel frattempo, restano in piedi questioni serie sulle vere capacità militari della Corea del Nord. Come osserva una  fonte indipendente della intel-Asia, che conosce bene la penisola coreana: “I missili balistici lanciati sotto il mare (SLBM) e i missili nucleari di terra si possono comprare sul mercato nero, quindi la Corea del Nord non avrebbe problemi ad acquisirli. Se non disponesse di una capacità di deterrenza nucleare, potrebbe essere soggetta ad una distruzione simila a quella avvenuta in Iraq e in Libia. Inoltre, le minacce irresponsabili contro la Corea del Nord fatte dal Segretario di Stato americano, Tillerson – che dovrebbe andarsene al lago a pescare – potrebbero provocare gravi danni agli Stati Uniti, perché se la Corea del Nord si convincerà che gli USA la colpiranno, non aspetterà – come fece Saddam Hussein, perché ormai ha imparato la lezione – ma colpirà per prima “. Quindi il vero problema è ancora se Pyongyang sia già in possesso degli SLBM o se abbia già una sufficiente capacità nucleare comprata al mercato nero. La fonte di intel-Asia aggiunge: “La Corea del Nord dispone attualmente di venti sottomarini Romeo che, secondo Bruce Klingner, di Heritage expert,   sono in grado di trasportare SLBM nucleari. Questi sottomarini  – tipo Romeo – hanno una autonomia di 9.000 miglia e la distanza tra Pyongyang e New York è di 6.783 miglia. Questi sottomarini potrebbero essere riforniti, per esempio, a Cuba. Pertanto, non è inconcepibile pensare ad un sottomarino nordcoreano offshore pronto a lanciare un missile nucleare balistico su New York City, in una sfida all’ OK Corral con Washington DC”.

 

La Think Tankland  degli USA sta cercando di creare un consenso strisciante quando si tratta di Corea del Nord. Ogni analista messo a busta paga sa che i siti del programma nucleare della Corea del Nord sono sparsi ovunque nel paese e ultra rinforzati; Tutti sanno anche che quell’artiglieria tanto devastante della Corea del Nord è concentrata in prossimità di zone demilitarizzate (DMZ), in posti da cui si potrebbe colpire Seoul.  Ma tutto questo è ancora accennato sottovoce, come una storiella asettica, in cui si racconta che gli Stati Uniti sono “estremamente riluttanti” a bombardare.

È ovvio che quelli della CIA non vogliano riconoscere in pubblico che Pyongyang ha creato – con successo –  un quadro che sposta il campo dei negoziati con gli Stati Uniti, nonché con la Corea del Sud, con la Cina e con la Russia. Qualsiasi persona razionale, che non abbia l’intelletto del Dr. Stranamore,  sa che non può esistere nessuna soluzione militare a questo dramma. La Corea del Nord è già una potenza nucleare di fatto, e la diplomazia dovrà tenerne conto.

Neocon / neoliberalcon / partito della guerra / gente della CIA, continuano a scommettere sulla guerra ( che altro potrebbero fare?).   E in fretta – prima che si arrivi al punto di non ritorno quando Pyongyang avrà comprato un’arma nucleare-pronta-consegna. È qui che sembra convergere con Trump la maggior parte di quelli dello stato profondo. E’ tutta questa roba, che si apre a uno degli scenari più agghiaccianti,  che mostra –  ancora una volta – che Washington che non avrà nessuno scrupolo nel sacrificare ” l’alleato” sudcoreano”.

 

Che cosa vuole veramente il Deep State – Lo Stato-Profondo

 Per tutti i problemi irrisolvibili che affliggono la penisola coreana, gli analisti indipendenti hanno anche pensato che questo dramma di Washington-Pyongyang sia solo una piccola parte di una Big Picture, molto più grande; La sottomissione delle relazioni internazionali alla volontà amaericana, basandole  sulla dipendenza da quanto viene pagato dal resto del mondo, sotto forma di debito del dollaro. Washington continua ad utilizzare i soliti mezzi – sanzioni e bombe – per mantenere vivo il commercio globale e le fonti energetiche globali che si pagano in dollari. La Cina ha contrattaccato in tutti i modi  con il più suo grande progetto “win-win” commerciale e infrastrutturale del ventunesimo secolo – la Belt and Road Initiative (BRI) – per comprare energia in yuan. Potremmo dire che questa mossa è un potente contrattacco contro la macchina infernale del debito USA. La Russia, da parte sua, è tornata ad essere prima potenza geopolitico/militare.

La dottrina di Brzezinski – che vuole impedire l’emergere di qualsiasi concorrente che si metta alla pari degli USA, per non parlare di un’alleanza tra concorrenti alla pari, come la partnership strategica Russia-Cina – sta crollando ovunque. Una Corea del Nord nuclearizzata è solo l’ultimo segno visibile di questo crollo. È come se con il voto all’ONU, a favore dell’ultimo pacchetto di sanzioni abbia aperto una doppia sfida contro Russia e Cina (che già avevano compreso che la retorica della guerra si sarebbe impennata).

L’effetto di tutto ciò –  che tutto il mondo può ben vedere –  è l’ ossessione per i il cambi di regime di Washington (Iran, Venezuela, ecc.) oltrt alle sanzioni commerciali illegali (Russia, Iran, Corea del Nord, ecc.), mentre Russia e Cina sottilmente continuano insieme a scardinare la catena di approvvigionamento di Washington – come nel debito in dollari – e nel comportamento militare (che si provi a bombare la Corea del Nord …).   Così non dobbiamo meravigliarci affatto che la Russia e la Cina, per quanto riguarda il dramma della Corea del Nord, siano tutte e due dalla parte della diplomazia, mentre lo stato profondo degli Eccezionalisti Stati Uniti implori di andare in guerra.

 

 

Link: https://sputniknews.com/colum-nists/201708111056391183-is-nor-

th-korea-showing-emperor-is-naked/

11.08.2017

 

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