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18 maggio 2017 

 

La visione di Xi

di Alessio Caschera

 

Con il forum 'Belt and Road' tenutosi a Pechino nei giorni scorsi, il presidente cinese Xi Jinping dà il via alla nuova 'via della seta': ecco come la Cina immagina il mondo di domani, tra commercio, stabilità e strette relazioni reciproche, con l'Italia che può rivestire un ruolo da protagonista

 

La Cina entra nel pantheon delle grandi potenze. Il forum Belt and Road, tenutosi a Pechino il 14 e 15 maggio 2017, è stato un vero e proprio successo. Ventinove tra capi di Stato e di governo vi hanno partecipato; un evento fortemente voluto dal presidente cinese Xi Jinping, per promuovere la nuova via della seta che dalla Cina raggiunge il resto del mondo. Al vertice internazionale hanno preso parte alcuni tra i leader più importanti del mondo tra cui il presidente russo Vladimir Putin, quello turco Recep Tayyip Erdogan e il premier italiano Paolo Gentiloni, unico leader di un paese del G7. Quello che nel 2013 sembrava un sogno è diventato realtà.

 

La Cina è riuscita a convincere buona parte dei propri partner che il progetto promosso e pensato da Xi non era il sogno di un visionario. Nei prossimi anni, la connettività e la cooperazione tra Pechino e il resto del mondo, soprattutto con i paesi a ovest, si prepara a crescere. Finora sono 77 i miliardi stanziati dal governo cinese per promuovere il progetto. Un’iniziativa, quella di One Belt One Road, che punta a connettere sia sulla terraferma che per mare , più del 65% della popolazione mondiale distribuita su una superficie geografica di circa il 35% del globo. Un tracciato che ricalca quello dell’antica via della seta e che ha come terminale  il Mar Mediterraneo. L’Italia, grazie alle buone relazioni economiche e culturali con la Cina, è uno dei Paesi cardine del progetto. Come ricordato dal premier Gentiloni durante la conferenza stampa conclusiva del vertice, la Cina è pronta ad investire nello sviluppo delle infrastrutture italiane, in particolare nei porti di Genova e Trieste per trasformarli in hub commerciali per la circolazione delle merci in Europa. Un percorso non privo di ostacoli, ma che rappresenta non solo una novità assoluta in campo commerciale, ma anche in campo politico. Il “pivot to West” della Cina è la dimostrazione che un mondo multipolare è possibile. Un’eventualità che sta lentamente diventato una realtà soprattutto alla luce delle politiche protezioniste annunciate dall’amministrazione Trump.

 

Le politiche del governo americano, in aperto contrasto con quelle dell’Unione Europea, possono favorire la riapertura del negoziato tra Cina e Unione Europea, arenatosi dopo le dispute circa il mancato riconoscimento a Pechino dello status di economia di mercato. La Cina è un treno che non si può  perdere. Lo sanno bene i paesi Mediorientali che stanno stringendo numerosi accordi economico-commerciali e di cooperazione internazionale con Pechino e lo sa bene l’Italia che con la Cina ha instaurato non solo una profonda cooperazione a livello culturale e commerciale, ma si prepara anche a operazioni triangolari in Africa, continente in cui gli interessi cinesi sono piuttosto forti. Obor non è solo un progetto di scambio di merci e investimenti, ma riflette anche la visione del mondo della leadership cinese e del presidente Xi Jinping. Le parole d’ordine sono cooperazione reciproca, connettività e coesistenza pacifica.

 

Nonostante la buona base di partenza le sfide all’orizzonte sono notevoli, tra tutte la sostenibilità di un progetto così laborioso e impegnativo che non ha una scadenza, ma che rappresenta la politica estera cinese dei prossimi anni. Le minacce che vengono dal terrorismo e dai teatri di tensione, soprattutto in Asia, rischiano di mettere a rischio la tenuta dell’iniziativa. Punti di domanda a cui probabilmente verrà data una risposta al prossimo forum Belt and Road convocato per il 2019 in Cina.

 

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