Fonte: www.theguardian.com

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3 giugno 2017

 

Il Bilderberg è fuori della realtà, come al solito

di Charlie Skelton

Traduzione di HMG

 

Dite quel che vi pare del Bilderberg, ma hanno un senso dell’umorismo incredibile. Basta leggere come si fi descrivono: “un gruppo diversificato di leader ed esperti di politica”.

Meno di un quarto dei partecipanti è donna, e ci sono meno neri che dirigenti di Goldman.

Forse per “diversità” intendono che alcuni detengono hedge fund mentre altri possiedono enormi conglomerati industriali. Alcuni sono nel board di HSBC, altri in quello di BP. Alcuni sono lobbisti, altri lobbizzati. Questo genere di cose.

Ancor più idiota è la loro agenda: “la globalizzazione può essere rallentata?”. Pensate che i leader riuniti di Google, AT&T, Bayer, Airbus, Deutsche Bank, Ryanair, Fiat Chrysler e della Borsa di Francoforte vogliano frenarla? Ci campano.

Eric Schmidt di Google, un habitué, una volta a Davos iniziò un discorso con le parole: “Suppongo che tutti qui concordino che la globalizzazione sia una cosa meravigliosa”. Al tavolo del Bilderberg ci sono i capi di 4 dei 10 più grandi agglomerati finanziari del mondo: AXA, Allianz, ING e Banco Santander. C’è la leggerissima possibilità che la domanda “la globalizzazione possa essere rallentata?” venga accolta da un coro di risate…

Ma la mia barzelletta preferita di quest’anno è questo punto: “la guerra sulle informazioni”. Il Bilderberg è preoccupato per le fake news? La conferenza più segreta del mondo, che spende centinaia di migliaia di dollari per tenere la stampa lontana dalle sue sacre discussioni, che ha trascorso decenni a mentire e a nascondersi, vuole ora garantire la diffusione della verità?

Sappiamo che l’elenco dei partecipanti non è totalmente accurato. Sopra vi è una fotografia del ministro spagnolo dell’economia, Luis de Guindos, con gli occhiali da sole a sinistra. Seduto accanto a lui c’è un uomo che la Banca Mondiale insiste non sia Fernando Jiménez Latorre, uno dei suoi direttori esecutivi. Latorre è stato nominato alla carica da Guindos lo scorso anno – e non c’è nella lista di quest’anno (confrontate la foto sopra con quella di Latorre ).

Quando parlano di “guerra sull’informazione”, bisogna capire da quale parte stanno. Non qui a Chantilly, ma molte volte prima sono stato detenuto dalla polizia armata per aver cercato di denunciare questa conferenza. Mi hanno caricato in auto e preso la mia fotocamera. Mi hanno buttato fuori dalla mia camera d’albergo all’1 di notte e mi hanno messo sotto un riflettore della polizia su una montagna austriaca. Ho realmente lottato con un poliziotto in una stazione della metropolitana di Atene. E vogliono parlare di una guerra sulle informazioni?

Se vogliono una risposta alla domanda “perché cresce il populismo?” – anch’essa nell’ordine del giorno – forse dovrebbero guardarsi allo specchio. Non tutti sono contenti di avere un’élite tecnocratica, miliardaria e non eletta che fa lobbying con politici a porte chiuse.

Vedere il ministro dell’economia spagnolo bloccato per tre giorni con Ana Botín, capo del Banco Santander, la più grande banca spagnola, mentre intorno a loro ronzano dirigenti Goldman Sachs, proprietari di hedge fund ed il segretario della Nato e poi non vedere conferenze stampa alla fine… questo potrebbe essere parte del problema.

Quando Trump non risponde a date domande, è uno scandalo. L’ultima conferenza stampa del Bilderberg è di metà anni ’70. Loro hanno combattuto la guerra alle informazioni per troppo tempo. È il momento che inizino a parlare.

 


Link: https://www.theguardian.com/world/2017/jun/02/bilderberg-secretive-conference-eric-schmidt

2.06.2017

 

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