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Giugno 27, 2017

 

Bilderberg – i fascisti corporativi che (credono) di governare il mondo

di Rodney Atkinson

 

Quest’ultimo fine settimana a Chantilly, Virginia, Stati Uniti, s’incontrava il famigerato gruppo Bilderberg, denunciato nei miei libri Il tradimento di Maastricht (1994) e Ciclo completo dell’Europa (1997) come sostenitore del corporativismo fascista euro-federalista fin dal 1954, quando fu fondato da un ex-ufficiale dell’intelligence delle SS nazista e da un socialista polacco (espulso da Francia e Regno Unito durante la prima guerra mondiale). La somiglianza tra l’Europa dominata dai tedeschi oggi (dove grandi corporazioni e globalisti socialdemocratici dominano popoli scontenti ed impotenti) e l’Europa fascista dominata dai nazisti degli anni Trenta non è una coincidenza. Poche organizzazioni lo dimostrano meglio dei Bilderberg.

 

Il principe Bernhard dei Paesi Bassi (tedesco sposatosi con una famigliare dei reali olandesi) fondò il Bilderberg, il cui nucleo (se non tutti coloro che parteciparono alle riunioni) svolge un ruolo centrale nel processo di distruzione degli Stati nazionali d’Europa e di loro costituzioni, parlamenti e, con l’euro, economie e strutture sociali. Fu il socialista polacco Joseph Retinger che fondò il movimento europeo e che, dopo la guerra, ottenne fondi della CIA attraverso il “Comitato americano per un’Europa unita”, ad avvicinare il principe Bernhard (attraverso l’Unilever) per fondare il Bilderberg. Nel mio libro Ciclo completo dell’Europa, nel capitolo 6 viene chiamato “Joseph Resigner – dall’intrigo personale al potere collettivo”. Il principe Bernhard fu un membro del partito nazista dal 1933 al 1937, si dimise il giorno dopo il controverso matrimonio con la futura regina dei Paesi Bassi. La tempistica della lettera di dimissioni (per sposarsi con una della famiglia reale olandese) ci dice molto sul suo apparente successivo appoggio alla causa alleata. Una copia non firmata della lettera di dimissioni del principe Bernhard fu trovata negli archivi nazionali di Washington. La lettera finiva con un “Heil Hitler”, difficilmente un commiato dal partito nazista. Nel 1934 fu oggetto di una relazione di un comitato del Congresso statunitense che l’identificò come ufficiale delle SS collegato al principale alleato industriale del governo nazista, la IG Farben. Si dimise dai Bilderberg nel 1976, anno in cui fu rivelato dalla Commissione Donner del governo olandese che aveva accettato una tangente di un milione di dollari dalla Lockheed Corporation. Come riportato sul Times del 10 e 12 giugno 1976, uno dei testimoni, che si recava presso la Commissione con nastri e documenti, fu investito da un’auto e la valigetta fu rubata. Il testimone era uno zoologo inglese, Tom Ravensdale, ex-addetto alle PR del World Wildlife Fund di cui il principe Bernhard era presidente. Le origini di tale segreto gruppo internazionale di uomini d’affari, politici e socialisti corporativisti, giornalisti (che convenientemente dimenticano la loro devozione all’aperta discussione democratica quando sono invitati dai Bilderberg) e certi confusi reali del continente, si trovano nelle relazioni europeo-statunitensi della Seconda guerra mondiale.

 

I Bilderberg apparentemente rappresentano e attraggono il tipo di persone che considerano il potere corporativista e statale più “efficiente” dei desideri di individui, famiglie e nazioni. L’ex-ambasciatore statunitense a Bonn, George McGhee, fu colto dire che, “Il trattato di Roma che ha portato alla Comunità europea fu preparato nelle riunioni dei Bilderberg“. Richard Aldrich, ex-operatore della CIA ed accademico, scrisse in Diplomacy and Statecraft del marzo 1997: “Anche se Bilderberg e movimento europeo condivisero gli stessi fondatori, membri ed obiettivi, probabilmente i Bilderberg costituirono il meccanismo più efficace… è chiaro che il Trattato di Roma fu proposto dai Bilderberg quell’anno“. Aldrich afferma (e dovrebbe sapere) che il Comitato americano per un’Europa unita condivise tanti “fondatori, soci e obiettivi” coi Bilderberg: “…rivela lo stile delle prime azioni occulte, e non meno fiducia nelle organizzazioni private, anche se coordinate da una cerchia ristretta di amici”. I verbali della prima riunione di Bilderberg ne dichiarano lo scopo: “…creare un ordine internazionale che guarderebbe oltre la crisi attuale. Quando il momento sarà maturo, i nostri attuali concetti di affari mondiali andranno estesi a tutto il mondo“. Le frasi chiave, anzi le parole in codice, di tale élite auto-nominata, includono l'”ordine internazionale”, una frase comune ai corporativisti ingenui di oggi e ai perniciosi capi della Germania nazista. “Quando il momento è maturo” indica una loro pianificazione a lungo termine (“i nostri concetti attuali”) e segretezza. La frase “tutto il mondo” rivela il desiderio di potere sovranazionale e l’intenzione di eliminare gli aspetti non inquadrabili come le democrazie nazionali. Oggi chiameremo questo corporativismo sovranazionale “Globalismo”.

 

Praticamente tutte le figure più importanti dei Bilderberg sono anche membri del Consiglio per le Relazioni Estere degli Stati Uniti che, nonostante la presenza di molti internazionalisti liberali e conservatori, fu fondato dal più fanatico sostenitore del governo mondiale, Paul Warburg. Warburg fu direttore della IG Farben America che durante la Seconda Guerra Mondiale stipulò accordi per trasferire tecnologia con la Standard Oil dei Rockefellers e beneficiò del monopolio della Standard Oil sulla gomma sintetica, ampliando notevolmente i profitti degli scambi della Germania nazista e la sua capacità di fabbricare materiale bellico. La tecnologia ad Iso-ottani, fondamentale per il carburante aeronautico tedesco, fu fornita esclusivamente dalla Standard Oil of New Jersey dei Rockefeller. Fu il figlio di Paul Warburg, James che, testimoniando a un comitato del Senato degli Stati Uniti nel 1950, meglio articolò gli obiettivi dei collettivisti mondialisti: “Avremo il governo mondiale che ci piaccia o meno. L’unica domanda è se il governo mondiale si avrà con la conquista o il consenso“. Quindi il principale pilastro europeo del gruppo Bilderberg era un nazista ben introdotto, mentre il pilastro statunitense erano i Rockefeller la cui compagnia familiare, Standard Oil, fu utile al regime nazista ed ebbe un’impresa comune, dal 1920 al 1942, con il principale alleato industriale dei nazisti (IG Farben).

 

James Stewart Martin, ex-capo della sezione guerra economica del dipartimento di Giustizia, rilevò nel suo libro “Tutti gli uomini onorevoli” del 1950 come i corporativisti tedeschi e statunitensi controllavano gli “affari globali” negli anni Trenta e Quaranta, quindi idealmente posizionati per fare la stessa cosa nel dopoguerra, quando cospirarono per creare l’Unione europea: “Un quadro cominciò ad emergere su un nemico che non aveva bisogno dei servizi di spie e sabotatori. Con l’accordo tra i produttori di magnesio tedeschi e statunitensi (necessario per gli aeromobili) la produzione negli Stati Uniti prima della guerra fu limitata a non più di 5000 tonnellate all’anno. Al contrario, la Germania nel 1939 ne aveva prodotto solo 13500 tonnellate e nei successivi cinque anni consumò magnesio al tasso di 33000 tonnellate all’anno”. Reuters riferì (5.10.1996) sui documenti declassificati dall’intelligence statunitense che confermarono un incontro nell’agosto 1944 tra SS e rappresentanti di sette aziende tedesche, tra cui Krupp, Rochling, Messerschmitt e Volkswagen. In questa riunione (La riunione della Casa Rossa) a Strasburgo, furono elaborati piani per costruire ricchezza, potere e capacità industriale all’estero, “affinché un forte impero tedesco possa essere creato dopo la sconfitta“. Un’analisi del dipartimento del Tesoro statunitense del 1946 riferì che i tedeschi avevano trasferito 500 milioni di dollari fuori dal Paese, prima della fine della guerra. L’obiettivo era preparare “una campagna commerciale dopo la guerra“, in altre parole il tipo di pianificazione politico-industriale che questo libro descrive come “corporativista”. Le aziende tedesche furono incoraggiate ad allearsi con società straniere e le SS si riferirono agli accordi internazionali sui brevetti che la Krupp stipulò con le società statunitensi, di cui il precedente accordo IG Farben-Standard Oil era l’esempio classico. Ciò che i politici oggi dimenticano è che alla fine degli anni ’40 e all’inizio degli anni ’50, prima dell’invasione sovietica dell’Ungheria e della costruzione del muro di Berlino, la Germania perseguiva gli stessi obiettivi nazionalistici (cioè aggressivi nazionali) degli anni Trenta, ma usando “l’Europa” come strumento.

 

In questo periodo del dopoguerra si ritrovano i legami tra Europa nazista, “ordine mondiale” di Hitler e crisi odierna dell’Europa e del “nuovo ordine mondiale”. Ciò non dovrebbe sorprendere, perché 134 impiegati pubblici del ministro degli Esteri di von Ribbentrop lavorarono sotto Adenauer e lo stesso uomo nominato da Hitler a segretario del suo “Comitato Europa” (Heinz Trützschler von Falkenstein) fu scelto da Adenauer nel 1949 per un incarico simile a quello di direttore della “divisione europea” dell’Ufficio estero tedesco-occidentale. Consideriamo il tema comune in queste tre citazioni del 1931, 1950 e 1951.

Il primo del dottor Duisberg della IG Farben, del 1931: “Solo un blocco commerciale integrato permetterà all’Europa di acquisire la più intima forza economica… desiderio millenario di cui il Reich grida per un nuovo approccio. Perciò tale scopo possiamo usare il miraggio della pan-Europa“. Dal 1934 in poi IG Farben fu il principale veicolo industriale dei preparativi di guerra di Hitler. Si noti qui che i moderni capi tedeschi sopprimono ciò che i nazisti non mascherarono, cioè che per molti tedeschi “Europa” e “das Reich” sono la stessa cosa.

 

Il secondo di Konrad Adenauer (fondatore tedesco della Comunità europea e della Germania moderna) nel 1950: “Un’Europa federata sarà la terza forza… la Germania è tornata ad essere un fattore con cui altri dovranno contare… Se noi europei colonizzeremo l’Africa creeremo allo stesso tempo un fornitore di materie prime per l’Europa“. Anche per Adenauer, dunque, l’Europa era una grande ambizione imperiale piuttosto che un interesse nazionale.

E del 1951, il ministro del Commercio di Adenauer, il dottor Seebohm anticipò la frase preferita del governo inglese “La Gran Bretagna al centro dell’Europa“: “L’Europa libera vuole unirsi alla Germania? La Germania è il cuore dell’Europa e le membra devono adattarsi al cuore e non il cuore alle membra“.

 

I Bilderberg è la riunione di politici antidemocratici corporativisti e in parte cacciatori di potere cospiratori, ma soprattutto ingenui arrampicatori politico-sociali e “il tipo di persone che” non bada a sopraffare democrazia e Stati nazionali, e che si crede un “potente dietro le quinte” e pianificatore del “destino” del mondo. Per decenni la loro parola d’ordine era “segreto”, rendendo la presenza dei giornalisti che non denunciassero i loro incontri tanto più riprovevole. David Rockefeller espresse gratitudine alla “stampa libera” delle nazioni democratiche sul silenzio quando si occuparono di una riunione segreta dei Bilderberg a Sand, in Germania, nel giugno 1991. Di seguito una traduzione dalla rivista francese “Minute” del 19 giugno 1991. “Siamo grati a Washington Post, New York Times, Time Magazine e altre grandi pubblicazioni i cui direttori hanno partecipato alle nostre riunioni e rispettato la promessa di discrezione per quasi quattro decenni“. La definizione di “grande pubblicazione” è evidentemente volta a chi non pubblica nulla d’importante. Certamente a chi comprende che la “libertà di stampa” non è la libertà del popolo e che il diritto di conoscere è un diritto dei governi, non dei governati. Rockefeller continuò: “Non avremmo potuto sviluppare il nostro piano mondiale se in tutti questi anni fossimo stati sottoposti a una piena pubblicità. Ma il mondo è ora più sofisticato e disposto a muoversi verso un governo mondiale che non conoscerà la guerra, ma solo pace e prosperità per tutta l’umanità“. Chi si riunisce a porte chiuse, progetta la fine degli Stati nazionali, sfida la democrazia e sottolinea la natura elitaria del propri gruppo e l’inadeguatezza degli altri, viene ovviamente oltraggiato dalla volontà democratica che non si adatta ai propri piani. Credono inoltre che le loro competenze siano indispensabili per un’élite governativa. Naturalmente il banchiere Rockefeller affermò: “La sovranità sovranazionale di un’élite intellettuale e di banchieri mondiale è sicuramente preferibile all’autodeterminazione praticata nei secoli passati“. Naturalmente solo perché teme che il mondo rifiuti le loro idee, che l’élite Bilderberg s’incontra in segreto, cercando d’imporre il suo fantastico “nuovo mondo” prima che i popoli si sveglino e l’impediscano.

 

Kenneth Clarke e Bilderberg

I partecipanti sono spesso finanziati dai fondi dei Bilderberg e alcuni furono inviati dai loro governi ad assistervi ufficialmente (confermato da David Owen e Tony Blair), smentendo così i Bilderberg che affermano che ognuno assiste da “privato”. Alcuni hanno ricordi piuttosto insignificanti su chi gli abbia pagato ciò e mancato sempre di riportarlo sul registro parlamentare degli interessi dei membri. Kenneth Clarke, come la maggior parte dei politici che partecipa a questi incontri, sostiene di non sapere nulla dell’origine del fondatore dei Bilderberg. Fu nel 1993 che Lynn Riley ed io, perseguendo le spese indebite presso i Bilderberg di Kenneth Clarke, riuscimmo ad ottenere un documento ufficiale inglese (una relazione della commissione sulle norme in materia di pubblica utilità pubblicata dalla cancelleria di sua maestà) che citava il gruppo Bilderberg per la prima volta! Molti vorranno sapere perché chi deve la propria posizione agli elettori nazionali debba partecipare (a spese dei contribuenti o di un gruppo segreto) ad incontri di un’organizzazione fondata da un ex- nazista e ufficiale delle SS per perseguire un’agenda segreta con capi e affaristi internazionali che, come abbiamo visto nell’Unione Europea, può avere gravi conseguenze sui loro elettori ignorati. Ogni deputato è eletto in maniera aperta con un manifesto democraticamente discusso, e si riunisce nel parlamento nazionale per decidere unicamente nell’interesse del proprio elettorato nazionale. Partecipare ad incontri segreti di gruppi dal programma segreto, la maggior parte dei quali mai eletta e in luoghi ben protetti, non è affatto ciò che gli elettori hanno in mente. Il libro Tradimento a Maastricht elenca chi partecipò alla riunione dei Bilderberg del 1993 in Grecia. Vi erano tre inglesi: Kenneth Clarke, Tony Blair e Sir Patrick Sheehy (allora presidente della BAT, lo stesso posto più tardi occupato da Kenneth Clarke!) che a poche settimane l’uno dall’altro, all’inizio del 1995, scrissero articoli sui giornali inglesi a sostegno dell’abolizione della sterlina e della Banca d’Inghilterra, e a favore della moneta unica europea. Nel 1995 e 1996 vi fu un nuovo nome inglese nell’elenco degli ospiti dei Bilderberg, il presidente del Congresso sindacale John Monks. Un dirigente sindacalista tra i politici corporativisti dei Bilderberg. Come i dirigenti aziendali, funzionari e politici, i sindacalisti credono nell’organizzazione del capitale, del lavoro, dei prezzi, dei parlamenti e, infine naturalmente delle nazioni. Monks iniziò subito a promuovere l’abolizione della sterlina!

 

Per un esame più approfondito dei Bilderberg si veda il Capitolo 7 del mio libro “Ciclo completo dell’Europa”. 20 anni dopo la pubblicazione del libro, i Bilderberg sono ancora forti. I partecipanti sono come al solito dirigenti aziendali al 95%, frammischiati ad alcuni politici eletti democraticamente e alcuni giornalisti, soprattutto di Financial Times ed Economist, mentre il London Evening Standard era rappresentato quest’anno dall’ex-deputato conservatore ed ex-cancelliere George Osborne, la cui crociata eurofederalista fu arrestata improvvisamente dal popolo inglese nel referendum per la Brexit del giugno 2016.

 

Invitati dei Bilderberg 2017

Presidente Castries, Henri de (FRA), ex-presidente e CEO dell’AXA; Presidente dell’Institut Montaigne

 

Partecipanti

Achleitner, Paul M. (DEU), Chairman of the Supervisory Board, Deutsche Bank AG

Adonis, Andrew (GBR), Chair, National Infrastructure Commission

Agius, Marcus (GBR), Chairman, PA Consulting Group

Akyol, Mustafa (TUR), Senior Visiting Fellow, Freedom Project at Wellesley College

Alstadheim, Kjetil B. (NOR), Political Editor, Dagens Næringsliv

Altman, Roger C. (USA), Founder and Senior Chairman, Evercore

Arnaut, José Luis (PRT), Managing Partner, CMS Rui Pena & Arnaut

Barroso, José M. Durão (PRT), Chairman, Goldman Sachs International

Bäte, Oliver (DEU), CEO, Allianz SE

Baumann, Werner (DEU), Chairman, Bayer AG

Baverez, Nicolas (FRA), Partner, Gibson, Dunn & Crutcher

Benko, René (AUT), Founder and Chairman of the Advisory Board, SIGNA Holding GmbH

Berner, Anne-Catherine (FIN), Minister of Transport and Communications

Botín, Ana P. (ESP), Executive Chairman, Banco Santander

Brandtzæg, Svein Richard (NOR), President and CEO, Norsk Hydro ASA

Brennan, John O. (USA), Senior Advisor, Kissinger Associates Inc.

Bsirske, Frank (DEU), Chairman, United Services Union

Buberl, Thomas (FRA), CEO, AXA

Bunn, M. Elaine (USA), Former Deputy Assistant Secretary of Defense

Burns, William J. (USA), President, Carnegie Endowment for International Peace

Çakiroglu, Levent (TUR), CEO, Koç Holding A.S.

Çamlibel, Cansu (TUR), Washington DC Bureau Chief, Hürriyet Newspaper

Cebrián, Juan Luis (ESP), Executive Chairman, PRISA and El País

Clemet, Kristin (NOR), CEO, Civita

Cohen, David S. (USA), Former Deputy Director, CIA

Collison, Patrick (USA), CEO, Stripe

Cotton, Tom (USA), Senator

Cui, Tiankai (CHN), Ambassador to the United States

Döpfner, Mathias (DEU), CEO, Axel Springer SE

Elkann, John (ITA), Chairman, Fiat Chrysler Automobiles

Enders, Thomas (DEU), CEO, Airbus SE

Federspiel, Ulrik (DNK), Group Executive, Haldor Topsøe Holding A/S

Ferguson, Jr., Roger W. (USA), President and CEO, TIAA

Ferguson, Niall (USA), Senior Fellow, Hoover Institution, Stanford University

Gianotti, Fabiola (ITA), Director General, CERN

Gozi, Sandro (ITA), State Secretary for European Affairs

Graham, Lindsey (USA), Senator

Greenberg, Evan G. (USA), Chairman and CEO, Chubb Group

Griffin, Kenneth (USA), Founder and CEO, Citadel Investment Group, LLC

Gruber, Lilli (ITA), Editor-in-Chief and Anchor “Otto e mezzo”, La7 TV

Guindos, Luis de (ESP), Minister of Economy, Industry and Competiveness

Haines, Avril D. (USA), Former Deputy National Security Advisor

Halberstadt, Victor (NLD), Professor of Economics, Leiden University

Hamers, Ralph (NLD), Chairman, ING Group

Hedegaard, Connie (DNK), Chair, KR Foundation

Hennis-Plasschaert, Jeanine (NLD), Minister of Defence, The Netherlands

Hobson, Mellody (USA), President, Ariel Investments LLC

Hoffman, Reid (USA), Co-Founder, LinkedIn and Partner, Greylock

Houghton, Nicholas (GBR), Former Chief of Defence

Ischinger, Wolfgang (INT), Chairman, Munich Security Conference

Jacobs, Kenneth M. (USA), Chairman and CEO, Lazard

Johnson, James A. (USA), Chairman, Johnson Capital Partners

Jordan, Jr., Vernon E. (USA), Senior Managing Director, Lazard Frères & Co. LLC

Karp, Alex (USA), CEO, Palantir Technologies

Kengeter, Carsten (DEU), CEO, Deutsche Börse AG

Kissinger, Henry A (USA), Chairman, Kissinger Associates Inc.

Klatten, Susanne (DEU), Managing Director, SKion GmbH

Kleinfeld, Klaus (USA), Former Chairman and CEO, Arconic

Knot, Klaas H.W. (NLD), President, De Nederlandsche Bank

Koç, Ömer M. (TUR), Chairman, Koç Holding A.S.

Kotkin, Stephen (USA), Professor in History and International Affairs, Princeton University

Kravis, Henry R. (USA), Co-Chairman and Co-CEO, KKR

Kravis, Marie-Josée (USA), Senior Fellow, Hudson Institute

Kudelski, André (CHE), Chairman and CEO, Kudelski Group

Lagarde, Christine (INT), Managing Director, International Monetary Fund

Lenglet, François (FRA), Chief Economics Commentator, France 2

Leysen, Thomas (BEL), Chairman, KBC Group

Liddell, Christopher (USA), Assistant to the President and Director of Strategic Initiatives

Lööf, Annie (SWE), Party Leader, Centre Party

Mathews, Jessica T. (USA), Distinguished Fellow, Carnegie Endowment for International Peace

McAuliffe, Terence (USA), Governor of Virginia

McKay, David I. (CAN), President and CEO, Royal Bank of Canada

McMaster, H.R. (USA), National Security Advisor

Micklethwait, John (INT), Editor-in-Chief, Bloomberg LP

Minton Beddoes, Zanny (INT), Editor-in-Chief, The Economist

Molinari, Maurizio (ITA), Editor-in-Chief, La Stampa

Monaco, Lisa (USA), Former Homeland Security Officer

Morneau, Bill (CAN), Minister of Finance

Mundie, Craig J. (USA), President, Mundie & Associates

Murtagh, Gene M. (IRL), CEO, Kingspan Group plc

Netherlands, H.M. the King of the (NLD)

Noonan, Peggy (USA), Author and Columnist, The Wall Street Journal

O’Leary, Michael (IRL), CEO, Ryanair D.A.C.

Osborne, George (GBR), Editor, London Evening Standard

Papahelas, Alexis (GRC), Executive Editor, Kathimerini Newspaper

Papalexopoulos, Dimitri (GRC), CEO, Titan Cement Co.

Petraeus, David H. (USA), Chairman, KKR Global Institute

Pind, Søren (DNK), Minister for Higher Education and Science

Puga, Benoît (FRA), Grand Chancellor of the Legion of Honor and Chancellor of the National Order of Merit

Rachman, Gideon (GBR), Chief Foreign Affairs Commentator, The Financial Times

Reisman, Heather M. (CAN), Chair and CEO, Indigo Books & Music Inc.

Rivera Díaz, Albert (ESP), President, Ciudadanos Party

Rosén, Johanna (SWE), Professor in Materials Physics, Linköping University

Ross, Wilbur L. (USA), Secretary of Commerce

Rubenstein, David M. (USA), Co-Founder and Co-CEO, The Carlyle Group

Rubin, Robert E. (USA), Co-Chair, Council on Foreign Relations and Former Treasury Secretary

Ruoff, Susanne (CHE), CEO, Swiss Post

Rutten, Gwendolyn (BEL), Chair, Open VLD

Sabia, Michael (CAN), CEO, Caisse de dépôt et placement du Québec

Sawers, John (GBR), Chairman and Partner, Macro Advisory Partners

Schadlow, Nadia (USA), Deputy Assistant to the President, National Security Council

Schmidt, Eric E. (USA), Executive Chairman, Alphabet Inc.

Schneider-Ammann, Johann N. (CHE), Federal Councillor, Swiss Confederation

Scholten, Rudolf (AUT), President, Bruno Kreisky Forum for International Dialogue

Severgnini, Beppe (ITA), Editor-in-Chief, 7-Corriere della Sera

Sikorski, Radoslaw (POL), Senior Fellow, Harvard University

Slat, Boyan (NLD), CEO and Founder, The Ocean Cleanup

Spahn, Jens (DEU), Parliamentary State Secretary and Federal Ministry of Finance

Stephenson, Randall L. (USA), Chairman and CEO, AT&T

Stern, Andrew (USA), President Emeritus, SEIU and Senior Fellow, Economic Security Project

Stoltenberg, Jens (INT), Secretary General, NATO

Summers, Lawrence H. (USA), Charles W. Eliot University Professor, Harvard University

Tertrais, Bruno (FRA), Deputy Director, Fondation pour la recherche stratégique

Thiel, Peter (USA), President, Thiel Capital

Topsøe, Jakob Haldor (DNK), Chairman, Haldor Topsøe Holding A/S

Ülgen, Sinan (TUR), Founding and Partner, Istanbul Economics

Vance, J.D. (USA), Author and Partner, Mithril

Wahlroos, Björn (FIN), Chairman, Sampo Group, Nordea Bank, UPM-Kymmene Corporation

Wallenberg, Marcus (SWE), Chairman, Skandinaviska Enskilda Banken AB

Walter, Amy (USA), Editor, The Cook Political Report

Weston, Galen G. (CAN), CEO and Executive Chairman, Loblaw Companies Ltd and George Weston Companies

White, Sharon (GBR), Chief Executive, Ofcom

Wieseltier, Leon (USA), Isaiah Berlin Senior Fellow in Culture and Policy, The Brookings Institution

Wolf, Martin H. (INT), Chief Economics Commentator, Financial Times

Wolfensohn, James D. (USA), Chairman and CEO, Wolfensohn & Company

Wunsch, Pierre (BEL), Vice-Governor, National Bank of Belgium

Zeiler, Gerhard (AUT), President, Turner International

Zients, Jeffrey D. (USA), Former Director, National Economic Council

Zoellick, Robert B. (USA), Non-Executive Chairman, AllianceBernstein L.P.

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