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14 dicembre 2017

 

L’alto costo della negazione della guerra di classe

di Yanis Varoufakis

traduzione di Giuseppe Volpe

L’atmosfera politica dell’anglosfera è pregna di indignazione borghese. Negli Stati Uniti la cosiddetta dirigenza liberale è convinta di essere stata rapinata da un’insurrezione di “deplorevoli” armati da pirati informatici armati da Vladimir Putin e da sinistre operatività interne di Facebook.

Anche in Gran Bretagna una borghesia furiosa si sta pizzicando per convincersi che il sostegno all’uscita dall’Unione Europea a favore di un isolamento ingloriosa resta inalterato, nonostante un processo che può solo essere descritto come una Brexit da cani.

La varietà di analisi è sconcertante. L’ascesa del provincialismo militante su entrambe le sponde dell’Atlantico è indagata da ogni prospettiva immaginabile: psicanaliticamente, culturalmente, antropologicamente, esteticamente e naturalmente in termini di politica identitaria. La sola prospettiva che è lasciata inesplorata è quella che ha la chiave per comprendere che cosa sta succedendo: un’incessante guerra di classe scatenata contro i poveri dalla fine degli anni ’70.

Nel 2016, l’anno sia della Brexit sia di Trump, due briciole di dati, doverosamente trascurate dai più scaltri analisti del sistema, raccontano la storia. Negli Stati Uniti più della metà delle famiglie statunitensi non ha i titoli, secondo dati della Federal Reserve, per ottenere un prestito che consenta loro di acquistare l’auto più economica sul mercato (la berlina Nissan Versa dal prezzo di 12.825 dollari). Contemporaneamente in Gran Bretagna più del 40 per cento delle famiglie dipende o dal credito o da banchi alimentari per cibarsi e soddisfare bisogni elementari.

Guglielmo di Ockham, il filosofo britannico del quattordicesimo secolo, postulò notoriamente che quando confusi davanti a spiegazioni in concorrenza tra loro dovremmo scegliere quella con il minor numero di assiomi e la maggiore semplicità. Nonostante tutta la profondità dei commentatori di sistema negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, essi sembrano aver trascurato questo principio.

Riluttanti a riconoscere l’intensificata guerra di classe, insistono a menarla interminabilmente con teorie cospirazioniste riguardo all’influenza russa, scoppi spontanei di misoginia, la marea dei migranti, l’ascesa delle macchine, e così via. Anche se tutte queste paure sono fortemente collegate al provincialismo militante che alimenta Trump e la Brexit, esse sono solo secondarie rispetto alla causa più profonda – la guerra di classe contro i poveri – cui alludono i dati sull’accessibilità dell’automobile negli Stati Uniti e la dipendenza dal credito di gran parte della popolazione britannica.

Vero, anche alcuni elettori relativamente benestanti della classe media hanno appoggiato Trump e la Brexit. Ma gran parte di tale sostegno è stato frutto dell’opportunismo per la paura causata dall’osservare le classi appena inferiori alla loro precipitare nella disperazione e nel disgusto, mentre le prospettive dei loro stessi figli si sono affievolite.

Vent’anni fa gli stessi giornalisti liberali coltivavano il sogno impossibile che globalizzare il capitalismo finanziarizzato avrebbe garantito prosperità ai più. In un tempo nel quale il capitale stava diventando più concentrato su scala globale, e più militante contro i non detentori di patrimoni, dichiararono finita la guerra di classe. Mentre la classe lavoratrice cresceva di dimensione in tutto il mondo, anche se i posti di lavoro e le prospettive di occupazione avvizzivano nell’anglosfera, tali élite si comportavano come la guerra di classe fosse cosa del passato.

Il collasso finanziario del 2008 e la successiva Grande Recessione hanno seppellito quel sogno. Tuttavia i liberali hanno ignorato il fatto innegabile che le gigantesche perdite subite dal settore finanziario semi-criminale sono state cinicamente trasferite sulle spalle di una classe lavoratrice che pensavano non contasse più.

Nonostante la loro autoimmagine di progressiste, la prontezza delle élite nell’ignorare divisioni di classe in aggravamento e nel sostituirle con politiche identitarie cieche alle classi è stata il più grande dono al populismo tossico. In Gran Bretagna il Partito Laburista (sotto Tony BlairGordon Brown e Edward Miliband) è stato troppo ritroso persino per citare l’intensificazione post 2008 della guerra di classe contro la maggioranza, determinando l’ascesa nell’intero cuore del Partito Laburista del Partito dell’Indipendenza del Regno Unito (UKIP) con il suo provincialismo promotore della Brexit.

La società educata è parsa non fregarsene per nulla che fosse diventato più facile entrare a Harvard o a Cambridge se si era neri piuttosto che se si era poveri. Ha deliberatamente ignorato che la politica identitaria può essere tanto divisiva quanto l’apartheid se le è permesso di agire come leva per trascurare i conflitti di classe.

Trump non ha avuto alcuno scrupolo nel parlare chiaramente di classe e nell’abbracciare – per quanto ingannevolmente – quelli troppo poveri per comprarsi un’auto, per non parlare di mandare i loro figli a Harvard. Anche i sostenitori della Brexit hanno abbracciato la “plebe”, riflessa in immagini del leader dell’UKIP Nigel Farage a bere in pub con “tizi comuni”.  E quando larghi strati della classe lavoratrice si sono rivoltati contro i figli e le figlie favorite del sistema (i Clinton, i Bush, i Blair e i Cameron) sottoscrivendo il provincialismo militante, il giornalismo ne ha dato la colpa alle illusioni della marmaglia riguardo al capitalismo.

Ma non sono state le illusioni sul capitalismo che hanno causato lo scontento che ha alimentato Trump e la Brexit. Piuttosto è la delusione riguardo alla politica centrista del genere che ha intensificato la guerra di classe contro di loro.

Prevedibilmente, l’abbraccio della classe lavoratrice da parte di Trump e dei promotori della Brexit stava sempre armandoli di un potere elettorale che, presto o tardi, sarebbe stato impiegato contro gli interessi della classe lavoratrice e, naturalmente, delle minoranze: sempre l’inclinazione del populismo al potere, dagli anni ’30 a oggi. Trump ha così usato il sostegno della classe lavoratrice per introdurre riforme fiscali scandalose la cui chiara ambizione consiste nell’aiutare la plutocrazia mentre milioni di statunitensi subiscono una ridotta copertura sanitaria e, mentre il deficit del bilancio federale sale alle stelle, proposte di leggi fiscali più elevate a lungo termine.

Analogamente il governo Conservatore della Gran Bretagna, che ha sposato gli scopi populisti della Brexit, ha recentemente annunciato una riduzione da molti miliardi di sterline della previdenza sociale, dell’istruzione e dei crediti fiscali per i poveri che lavorano. Tali tagli trovano esatta corrispondenza in riduzioni delle imposte sulle imprese e in tagli alle imposte di successione.

Oggi coloro che nel sistema fanno opinione e che hanno sprezzantemente rigettato la pertinenza delle classi sociali, hanno contribuito a un ambiente politico nel quale la politica classista non è mai stata più pertinente, tossica e meno dibattuta. Parlando per conto di una classe dominante che comprende esperti finanziari, banchieri, rappresentanti d’impresa, proprietari di media e funzionari della grande industria essi agiscono esattamente come se il loro obiettivo consistesse nel consegnare le classi lavoratrici nelle mani sudicie dei populisti e alla loro vuota promessa di rendere gli Stati Uniti e la Gran Bretagna “grandi di nuovo”.

La sola prospettiva di civilizzazione della società e di disintossicazione della politica è un nuovo movimento politico che imbrigli, nell’interesse di un nuovo umanesimo, la bruciante ingiustizia prodotta dalla guerra di classe. A giudicare dal suo brutale trattamento del senatore statunitense Bernie Sanders e del leader laburista Jeremy Corbyn, la dirigenza liberale sembra temere tale movimento più di quanto tema Trump e la Brexit.


Yanis Varoufakis, ex ministro delle finanze della Grecia è professore di economia all’Università di Atene. In Project Syndicate. 


Da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/the-high-cost-of-denying-class-war/

 

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