Originale: Counterpunch

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11 dicembre 2017

 

Il messaggio più radicale di John Lennon

di John Whitehead

Traduzione di Maria Chiara Starace

 

Dovete ricordarvi che establishment è soltanto un nome che definisce il male. Al mostro non importa se uccide tutti gli studenti o se c’è una rivoluzione. Non pensa inseguendo una logica, è fuori controllo. – John Lennon (1969)

 

La resistenza militante non violenta funziona.

Le proteste pacifiche, prolungate funzionano.

I movimenti di massa con un enorme numero di partecipanti funzionano.

 

Sì, America, è possibile usare le occupazioni e la disobbedienza civile per opporsi alle politiche governative e causare un cambiamento al di fuori dei confini dell’urna elettorale.

 

E’ stato fatto prima. Può essere fatto di nuovo.

Per esempio, nel maggio del 1932, più di 43.000 persone, dette Bonus Army, cioè i reduci della I Guerra mondiale e le loro famiglie, dimostrarono a Washington. Disoccupati, indigenti e con famiglie a cui dar da mangiare, più di 10.000 reduci hanno preparato delle tendopoli nella capitale della nazione, rifiutandosi di andarsene fino a quando il governo non accettava di pagare loro i titoli di  stato gratuiti come ricompensa per i loro servizi.

Il Senato votò contro il pagamento immediato dei bonus, ma i dimostranti non cedettero. Il Congresso rimandò all’estate e i dimostranti rimasero accampati. Alla fine, il 28 luglio, in seguito a ordini del Presidente Herbert Hoover, i militari arrivarono con carri armati e cavalleria e cacciarono via i dimostranti, incendiando la loro tendopoli improvvisata. I dimostranti, tuttavia, ritornarono l’anno successivo e alla fine i loro sforzi non soltanto riuscirono ad assicurare loro il pagamento dei bonus, ma contribuirono all’approvazione della Legge per i diritti G.I. *

 

Analogamente, il Movimento per i Diritti Civili  mobilitò centinaia di migliaia di persone per colpire  il cuore di una società ingiusta e discriminatoria. Similmente, mentre il movimento pacifista degli anni ’60 iniziò con poche migliaia di persone considerate estremisti, terminò con centinaia di migliaia di dimostranti che chiedevano la fine dell’aggressione militare americana all’estero.

 

Questo tipo di attivismo di “potere alla gente” – di gente comune , populista e potente –è esattamente il marchio di impegno civile che John Lennon ha sostenuto in tutta la sua carriera di musicista e di attivista contro la guerra.

 

Son passati 37 anni da quando Lennon fu freddato dal proiettile di un assassino l’8 dicembre 1980, ma la sua eredità e le lezioni che ha impartito nella sua musica e nel suo attivismo, non sono diminuite nel corso degli anni.

 

Tutte le molte lagnanze che oggi abbiamo nei confronti del governo – sorveglianza, corruzione, persecuzioni, spionaggio, ultra criminalizzazione, ecc. – sono state usate contro Lennon. Questo, però non lo ha scoraggiato. Infatti tutto questo ha formato la base del suo appello alla giustizia sociale, alla pace e a una rivoluzione populista.

C’è poco da stupirsi, quindi, che il governo degli Stati Uniti lo considerasse come il nemico numero uno.

 

Dato che non si astenne mai dal dire la verità al potere, Lennon divenne un esempio di come il governo degli Stati Uniti faccia tutto il possibile  per perseguitare coloro che osano sfidare la sua autorità.

 

Lennon è stato oggetto di una campagna durata quattro anni di sorveglianza e di persecuzione da parte del governo americano (capeggiata  dal Direttore dell’FBI, J. Edgar Hoover) nel tentativo del Presidente Richard Nixon di farlo “neutralizzare” ed espellere. Come fa notare Adam Cohen del New York Times “La sorveglianza dell’FBI di Lennon, ci ricorda di quanto facilmente lo spionaggio interno può diventare avulso da qualsiasi scopo legittimo di applicazione della legge.

 

Ciò che sorprende di più e che, in sostanza, è più inquietante, è il grado in  cui la sorveglianza risulta essere stata intrecciata con la politica elettorale.”

 

Anni dopo l’assassinio di Lennon, si sarebbe saputo che l’FBI aveva raccolto 281 pagine di dossier della sorveglianza su Lennon. Come osserva il New York Times: “Chi critica l’attuale sorveglianza interna, fa obiezioni in gran parte per motivi di privacy. Si sono concentrati molto di meno su quanto facilmente la sorveglianza del governo può diventare uno strumento per chi è al potere per cercare di mantenere il potere. ‘La storia degli Stati Uniti contro Lennon’ è la storia non soltanto di un uomo che viene perseguitato, ma di una democrazia che viene indebolita.”

 

Questa persecuzione  diretta dal governo non era nulla di nuovo.

L’FBI ha avuto una lunga storia di persecuzione, di azioni penali, e, in generale, di tormentare gli attivisti, i politici, i personaggi della cultura, soprattutto tra questi ultimi, dei nomi famosi come il cantante folk Pete Seeger, il pittore Pablo Picasso, l’attore comico e regista  Charlie Chaplin, il comico Lenny Bruce e il poeta Allen Ginsberg. Tra quelli sorvegliati più da vicino dall’FBI, c’era Martin Luther King Jr., un uomo etichettato dall’FBI: “il leader di colore più pericoloso ed efficace del paese.”

 

Nel caso di Lennon, l’ex Beatle nei primi tempi aveva imparato che la musica rock poteva servire a un fine politico, proclamando un messaggio radicale. Soprattutto, Lennon capiva che la sua musica era in grado di mobilitare il pubblico e di contribuire a portare a un cambiamento.

 

Per esempio, nel 1971, a un concerto tenutosi ad Ann Arbor, nel Michigan, Lennon andò sul palco e con il suo solito stile  polemico, cantò a squarciagola “John Sinclair”, una canzone che aveva scritto riguardo a un uomo condannato a 10 anni di carcere per avere in suo possesso 2 sigarette di marijuana. A pochi giorni dall’invito all’azione fatto da Lennon, la Corte Suprema del Michigan ordinò che Sinclair venisse rilasciato.

 

Mentre Lennon credeva nel potere della gente, comprendeva anche il pericolo di un governo affamato di potere. “Il guaio del governo così come è, sta nel fatti che non rappresenta la gente,” osservava Lennon; “la controlla.”

 

Nel marzo 1971, quando fu lanciato il suo singolo “Power to the People”, fu chiaro da che parte stava Lennon. Essendosi trasferito a New York in quello stesso anno, Lennon era pronto a partecipare all’attivismo politico contro il governo degli Stati Uniti, il “mostro” che stava finanziano la guerra in Vietnam.

 

L’uscita dell’album di Lennon Sometime in New York City, che conteneva un messaggio radicale contro il governo praticamente in ogni canzone e che sulla copertina mostrava il Presidente Nixon e il Presidente cinese Mao Tse-Tung che ballavano nudi, ha soltanto stuzzicato l’ira degli agenti governatici che avevano già preso di mira Lennon.

 

Comunque, la guerra ufficiale degli Stati Uniti contro Lennon cominciò sul serio nel 1972 dopo che vennero a galla delle voci che Lennon volva intraprendere un giro di concerti negli Stati Uniti che avrebbe mischiato la musica rock con l’organizzazione contro la guerra e la registrazione degli elettori. Nixon, temendo l’influenza di Lennon su circa 11 milioni di nuovi elettori (il 1972 era il primo anno in cui i diciottenni potevano votare), fece consegnare all’ex-Beatle l’ordine di espulsione “nel tentativo di zittirlo come voce del movimento pacifista.”

 

Come dimostra il dossier dell’FBI su Lennon, i promemoria e i rapporti della sorveglianza dell’FBI dell’attivista pacifista erano volati avanti e indietro tra Hoover, la Casa Bianca di Nixon, l’FBI e l’Ufficio dell’Immigrazione degli Stati Uniti.

 

La persecuzione di Nixon nei riguardi di Lennon è stata implacabile e inappropriata.

Anche se Lennon non stava complottando per abbattere l’Amministrazione Nixon, come temeva il governo, questo persisteva  nei suoi tentativi di farlo espellere. Ugualmente determinato a resistere, Lennon si trincerò nelle proprie posizioni e contrattaccò. Ogni volta che gli veniva ordinato di lasciare il paese, i suoi avvocati rimandavano il processo ricorrendo in appello.

 

Infine, nel 1976, Lennon vinse la battaglia di restare nel paese e nel 1980  ricomparve con un nuovo album e i piani di diventare di nuovo politicamente attivo. Il vecchio estremista era tornato ed era pronto  provocare problemi.

 

Sfortunatamente, il tempo di Lennon come agitatore fu di breve durata.

Mark David Chapman era in attesa nell’ombra l’8 dicembre 1980, proprio mentre John Lenno stava tornando nel suo condominio. Per ironia, Lennon aveva scritto il suo autografo per Chapman poco prima, nella serata, fuori dalla sua abitazione.

Mentre Lennon usciva dalla macchina per salutare i fan radunatisi li fuori, Chapman come a fare eco inquietante  all’appellativo che l’FBI usava per Lennon, lo chiamò: “Mister Lennon!”

 

Lennon si voltò e  fu raggiunto  da un raffica di spari mentre Chapman, abbassandosi in posizione di combattimento puntò la sua pistola calibro 38 e scaricò quattro pallottole  nella schiena e nel braccio sinistro di Lennon. John inciampò, barcollò in avanti, e, col sangue che sgorgava dalla bocca e dal torace, crollò a terra.

 

John Lennon fu  dichiarato morto al suo arrivo all’ospedale.

In modo molto simile, Martin Luther King Jr., John F. Kennedy, Malcolm X, Robert Kennedy e altri che sono morti tentando di  sfidare i poteri costituiti, Lennon era stato finalmente “neutralizzato.”

 

Tuttavia, non si può uccidere un movimento con una pallottola e un pazzo: l’eredità di Lennon continua a vivere nelle sue parole, nella sua musica e nei suoi sforzi di dire la verità al potere.

 

Come Yoko Ono scrisse in una lettera del 2014 alla commissione per la libertà condizionale incaricata di determinare se Chapman dovesse essere rilasciato: “Uomo di umili origini [John Lennon], portò luce e speranza al mondo intero con le sue parole e la sua musica. Ha cercato di essere un potere buono per il mondo, e lo è stato. Ha dato incoraggiamento, ispirazione e sogni alle persone, indipendentemente dalla loro razza, fede e sesso.”

L’opera di Lennon per cambiare il mondo in meglio è lungi dall’essere finita.

 

La pace resta irraggiungibile. Gli attivisti e le “talpe” continuano a essere perseguite per aver contestato l’autorità del governo. Il militarismo è in crescita e al tempo stesso la macchina governativa della guerra continua a devastare vite innocenti.

 

Per chi di noi si è unito a John Lennon per immaginare un mondo di pace, sta diventando più difficile conciliare quel sogno con la realtà dello stato di polizia americano. Come faccio notare nel mio libro Battlefield America: The War on theAmerican People, coloro che osano davvero far sentire la loro voce, sono classificati come dissidenti, agitatori, terroristi, pazzi o malati di mente e destinati a alla sorveglianza, alla censura o, peggio, alla detenzione involontaria.  E sembra  che stia soltanto peggiorando. Come raccontava –Lennon in un’intervista del 1968:

Penso che tutta la nostra società sia gestita da gente folle che ha obiettivi folli…Penso che simo gestiti da maniaci con mezzi maniacali. Se qualcuno può mettere su carta ciò che il nostro governo e il governo americano e quello russo…cinese…quello che stanno realmente cercando di fare e quello che pensano che stanno facendo, sarei molto contento di sapere che cosa stanno facendo. Penso che siano tutti folli, ma sono  soggetto a essere messo da parte come un pazzo per avere espresso queste idee. Questa è la cosa folle  riguardo a ciò.”

 

Qual è, quindi, la risposta?

Lennon aveva una miriade di risposte.

“Se tutti chiedessero la pace invece che un altro televisore, allora ci sarebbe la pace.”

“Producete il vostro sogno personale. Se volete andare a salvare il Perù, andate a salvarlo. E’ possibile fare qualsiasi cosa, ma non  rivolgetevi ai leader. Dovete farlo voi stessi.”

“La pace non è qualcosa che desiderate; è qualcosa che create, qualcosa che siete e qualcosa che regalate.”

“Dite di volere una rivoluzione/E’ bene procedere subito/Ebbene, alzatevi in piedi/ E uscite in strada/Cantando, potere alla gente.”

“Se volete la pace, non l’avrete con la violenza.”

In realtà, una rivoluzione di qualsiasi essenza non avverrà per mezzo della violenza. Le forze governative sono armate completamente e stanno aspettando quell’occasione.

Combattere contro il male dello stato di polizia americano può solo accadere per mezzo di pensieri consapevoli che vengono messi in azione. Come canta Lennon in “Happy Xmas,” “La guerra è finita, se lo volete.”

 

Volete la fine della guerra? Smettete, allora di appoggiare le campagne militari del governo. Volete che finisca la violenza del governo contro la cittadinanza? Allora chiedete che la vostra polizia locale venga demilitarizzata. Volete il ripristino delle vostre libertà? Dovrete convincere il governo che “noi, la gente” siamo i padroni in questa relazione e che gli impiegati governativi sono i nostri funzionari pubblici.

 

La scelta è nostra.

Il potere (se lo vogliamo), come ammetteva Lennon, è nelle nostre mani.

“La gente ha il potere, tutto quello che dobbiamo fare è risvegliare quel potere

nelle persone,” concludeva Lennon. “Le persone sono inconsapevoli. Non sono educate a rendersi conto che hanno quel potere. Il sistema è  orientato in modo  che ognuno crede che il governo sistemerà ogni cosa. Noi siamo il governo.”

 

Per il  momento, la scelta è ancora nostra: schiavitù o libertà, guerra o pace, morte o vita.

Il punto in cui non abbiamo scelta, è il punto in cui i vincono i mostri – i maniaci, l’autorità costituita, lo Stato profondo.

 

Come avvertiva Lennon: “O vi dovete stancare combattendo per la pace o morire.”

 

nota

*http://www.unipd.it/ilbo/content/usa-dal-fronte-alluniversita-pagati-dal-governo

 


John W. Whitehead è  presidente del Rutherford Institute e  autore di  Battlefield America: The War on the American People.

 


Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/john-lennons-most-radical-message

 

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