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8 marzo 2017

 

8 marzo, i progressi realizzati dalle donne sono in pericolo in tutto il mondo

 

Onu: le donne agenti del cambiamento e del consolidamento della pace

 

In occasione della Giornata internazionale delle donne, l’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani, Zeid Ra’ad Al Hussein, ha denunciato che «I progressi realizzati dalle donne in questi ultimi decenni sono oggi oggetto di attacchi in tutto il mondo. Dobbiamo essere vigili. I progressi degli ultimi decenni sono fragile e non dovrebbero mai essere ritenuti come acquisiti».

Secondo Al Hussein, «E’ estremamente preoccupante vedere il ferocemente smantellamento di leggi importanti in questo ambito in numerose parti del mondo. Questo movimento si basa sull’ossessione rinnovata di controllare e limitare le decisioni delle donne riguardanti i loro corpi e la loro vita e sull’idea secondo la quale il ruolo delle donne dovrebbe essere essenzialmente imitato alla riproduzione e alla famiglia».

L’Alto commissario Onu ha fatto l’esempio delle leggi recentemente approvate in Bangladesh, Burundi e en Russia, «che indeboliscono i diritti delle donne a lottare contro il matrimonio delle bambine, gli stupri coniugali e la violenza domestica» ed ha anche fatto notare la «Feroce resistenza in  Repubblica Dominicana, El Salvador, Honduras e Nicaragua agli sforzi per aprire l’accesso ai diritti sessuali e riproduttivi«.  Resistenze e politiche misogine molto pericolose perché «Con il giovani concentrati nei Paesi in via di sviluppo  – ha aggiunto Al Hussein – le misure retrograde che rifiutano alle donne e alle ragazze l’accesso ai servizi della salute sessuale e riproduttiva, avranno un effetto devastante». L’Alto commissario Onu ha evidenziato «L’aumento dei decessi materni, delle gravidanze indesiderate, la diminuzione del numero di ragazze che finiscono la scuola e l’impatto economico dell’incapacità di integrare pienamente le donne nel mercato del lavoro».

Il giordano e musulmano Zeid Ra’ad Al Hussein è invece ammirato dai «Movimenti delle donne in Paesi come l’Argentina, la Polonia e l’Arabia Saudita, dove delle donne e degli uomini sono scesi in piazza per esigere dei cambiamenti. Bisogna proteggere le conquiste importanti del passato e mantenere la dinamica positiva».

In occasione dell’8 marzo l’Onu ha presentato anche il rapporto ‘Women’s rights in Africa” nel quale emerge che «In Africa le donne continuano a vedersi rifiutare il pieno esercizio dei loro diritti in tutti i Paesi. Le statistiche dimostrano che alcuni Paesi africani non hanno protezione giuridica per le donne contro la violenza domestica, che sono obbligate a subire delle mutilazioni genitali e a sposarsi quando sono ancora bambine». Ma il rapporto sottolinea anche che «Però, in Africa  – come dappertutto nel mondo – quando le donne esercitano i loro diritti all’educazione, alle competenze e al lavoro, c’è una grande prosperità, dei risultati positivi per la salute, una maggiore libertà ed un benessere migliore, non solo per le donne ma per tutta la società».

Al Hussein aggiunge: «Quando tutte le donne avranno la possibilità di fare le loro scelte e di condividere le risorse, le opportunità e le decisioni come partner uguali, tutta la società in Africa sarà trasformata».

Il rapporto fa alcune raccomandazioni, tra le quali c’è anche la richiesta ai governi africani a «incoraggiare il lavoro produttivo a tempo pieno delle donne (suggerimento che potrebbe valere anche per il governo italiano, ndr), a riconosce l’importanza delle cure non remunerate e del lavoro domestico e a garantire alle donne l’accesso e il controllo delle loro risorse economiche e finanziarie».

Il rapporto insiste sul fatto che «Le donne non devono essere considerate unicamente come delle vittime ma, per esempio, come degli agenti attivi nei processi formali e informali di consolidamento della pace».

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