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16 ottobre 2017 

 

La marcia di Sebastian Kurz, il bimbo prodigio che ha sedotto l’Austria

di Paolo Valentino

 

Inseparabile dalla sua Susanne, studi in Legge abbandonati, una carriera lampo. E sui migranti, ha fatto il lavoro sporco per Angela 

 

Il Wunderwuzzi, il «bambino prodigio», è nato il 2 agosto 1986. Suo padre era ingegnere, la madre insegnante. Ha studiato Legge, ma ha abbandonato l’università attratto dalla politica. 
Eppure, di sé ama dire che non voleva fare il politico di professione, che la politica gli è passata vicino e se l’è preso. A Vienna se lo ricordano nel 2009, quando si candidò al Consiglio comunale e girava per la città in una Geil-o-Mobil, l’auto-figa, dove il secondo termine sta sia per cool che per un’altra cosa. Infatti, a bordo del Suv si accompagnava a diverse signore succintamente vestite. Lui, Kurz, distribuiva profilattici neri, il colore del partito, per sottolineare l’aspetto eccitante di un voto alla noiosa Övp. 

 

Ma questo è il passato, di cui il futuro cancelliere non parla volentieri. Anche perché sul piano privato, Kurz è in verità molto Biedermeier , romantico: da quando ancora studiava ha una compagna, la bionda Susanne Thier, cinque anni più giovane di lui, che non lo ha mollato un minuto durante la campagna e si prepara ad assumere il ruolo di first lady dell’Austria. 


La marcia di Radetzky verso il potere di Sebastian Kurz lascia senza fiato: sottosegretario all’Integrazione a soli 24 anni, deputato a 26, ministro degli Esteri un anno dopo, subito a suo agio sulla platea del mondo. 
I suoi viaggi a New York per l’Assemblea Generale dell’Onu si raccontano: solo incontri di alto livello, interventi molto ascoltati sulla minaccia dell’Islam radicale, dibattiti con Henry Kissinger. I modi garbati, la figura elegante, il volto fanciullesco reso luminoso dai lunghi capelli tirati indietro all’Umberta ne fanno una star della diplomazia internazionale. 


Nel 2016 Kurz è decisivo nella chiusura della rotta balcanica, fa un po’ il lavoro «sporco» per Angela Merkel, dopo averla pubblicamente criticata per la sua Willkommenkultur , la cultura dell’accoglienza. «Ha avuto i ringraziamenti della cancelliera?», gli chiede ironicamente Wolfgang Schäuble. Non li aveva avuti. Ma la domanda è per Kurz come una medaglia. 


È però fra le mura di casa che si gioca la partita vera. Occorrono disciplina, determinazione, Wille zur Macht , volontà di potere, tutte qualità che Sebastian Kurz dimostra di possedere. 
Seguendo un piano segreto curato in ogni dettaglio, l’ Operation Ballhaus , nel maggio di quest’anno fa un’Opa ostile sulla Övp, la conquista e la svuota, cambiandone perfino il nome, oltre che il lugubre colore nero: la Lista Sebastian Kurz si veste di turchese. 


Il copione lo prende all’estrema destra di Heinz-Christian Strache: no all’immigrazione, lotta all’islamismo radicale, espulsioni facili per i profughi che non rispettano le regole, chiusura delle frontiere esterne della Ue. 
Per il resto formule vaghe, suggestioni, promesse di cambiamento e tante bombe sulla Grosse Koalition , di cui pure ha fatto parte. 
In soli tre mesi Kurz ha sedotto gli austriaci. Ora dovrà dimostrare anche di saperli governare. 

 

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