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Martedì, 14 Marzo, 2017

 

Solo due anni di interdizione dai pubblici uffici per il leader catalano che indìsse il referendum separatista

 

Due anni senza potersi presentare alle elezioni. È il prezzo che l'ex governatore della Catalogna Artur Mas deve pagare per aver consentito, disobbedendo al Tribunale costituzionale, di celebrare una consultazione popolare sulla indipendenza della regione dallo Stato centrale. 

 

Nel 2014, l'alta corte aveva avvertito Barcellona che un referendum indipendentista non sarebbe stato compatibile con la legge nazionale. L'esecutivo regionale decise quindi di stemperare il referendum in un più generico "processo partecipativo" senza valore giuridico. La procura aveva chiesto che Mas, processato assieme a due ex assessori, fosse allontanato dalla cariche elettive per dieci anni. Ma le toghe hanno ritenuto che l'ex presidente della "Generalitat" abbia sì "disobbedito" al Tribunale costituzionale, ma non "prevaricato", l'ordine istituzionale spagnolo.

 

Il verdetto fissa un "pericoloso precedente", scrive il quotidiano "El Mundo": la pena di due anni è "molto generosa" per una decisione "grave come la celebrazione di un referendum di autodeterminazione che contravviene alla legge spagnola e disobbedisce chiaramente al Tribunale costituzionale". La testata non si spiega come i giudici abbiano riconosciuto la volontà manifesta del governo Mas di procedere a una consultazione, senza ricavarne gli estremi per una condanna di prevaricazione nei confronti dello Stato spagnolo. E sottolinea che i due anni di pena, se la Catalogna non andrà al voto anticipato, permetteranno a Mas di presentarsi alle urne nel 2019.

 

Più sfumato il giudizio del quotidiano "El Pais". La sentenza, da un lato serve a ricordare che "le leggi devono essere rispettate", dettaglio non irrilevante "in una società come la catalana nella quale alcuni elogiano la disobbedienza". Dall'altro, scartando il reato di prevaricazione, "il tribunale si mostra capace di una ponderazione maggiore di quella che gli attribuiscono - ad esso e a tutto il sistema giuridico dello 'Stato' - i secessionisti". Lo sguardo, sottolinea la testata, è rivolto ora verso il governo, che dovrà mostrare di poter "chiudere politicamente o superare per quanto possibile la ferita giuridica che l'elite nazionalista catalana ha appena incassato". Bisognerà poi convincere l'attuale presidente catalano Carles Puigdemont a non fare altri "passi falsi": la Catalogna ha infatti decretato il 2017 come l'anno dell'indipendenza e assicura che tornerà ad aprire le urne, stavolta per davvero. Infine, ricorda "El Pais", si tratterà "di riportare i problemi politici, al momento fermi nei tribunali, sul terreno dal quale non sarebbero mai dovuti uscire: la politica"

 

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