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6 ottobre 2017

 

Le grandi aziende in fuga dalla Catalogna

 

Il prefetto generale spagnolo in Catalogna Enric Millo si è pubblicamente scusato con la popolazione per il pugno di ferro usato dalla polizia nazionale domenica scorsa in occasione del referendum indetto dalla Generalitat per la secessione della regione: “Ho visto le immagini e so che ci sono persone che hanno ricevuto percosse, spinte, e che c’è ancora una persona in ospedale, posso solo chiedere scusa a nome degli agenti che sono intervenuti”, ha affermato intervenendo sulla tv pubblica Tv3.

 

Intanto a Barcellona il comandante dei Mossos d’Esquadra, Josep Lluis Trapero, è stato ascoltato dai magistrati in quanto indagato a piede libero per sedizione circa i fatti del 20 settembre, quando la Guardia Civil venne assediata mentre perquisiva la sede del ministero catalano dell’Economia su ordine delle autorità centrali. Con lui sono indagati anche la funzionaria dei Mossos Teresa Planas e i presidenti delle due organizzazioni pro-indipendenza Assemblea nazionale catalana (Anc) e Omnium Cultural, rispettivamente Jordi Sanchez e Jordi Cuixart. Il reato di sedizione in Spagna prevede pene fino a 15 anni di reclusione.

 

Tuttavia l’attenzione verso la questione catalana è anche per l’allarme economia, non solo perché la borsa spagnola ha chiuso anche oggi in calo proprio a seguito delle tensioni, ma anche perché importati gruppi potrebbero lasciare la regione, e dal Fondo Monetario Internazionale è già arrivato un allarme,

 

“Se la crisi catalana persiste, ci sono seri rischi per l’economia”. Difatti Banco Sabadell ha già formalizzato il trasferimento altrove della propria sede, ed anche Caixa, l’altro gruppo bancario, sta per fare lo stesso, probabilmente a Palma di Maiorca.

 

Gas Natural Fedosa ha annunciato che porterà la propria sede da Barcellona a Madrid, ed in mattinata il ministro dell’Economia Luis de Guindos ha reso noto l’approvazione di un decreto che agevola il trasferimento delle sedi sociali delle imprese. Il timore è infatti che un’eventuale “Repubblica di Catalogna”, nel momento in cui dovesse nascere, sia fuori dall’Ue, ed i grandi gruppi non possono rischiare.

 

Carles Puigdemont, il presidente della Regione autonoma, ha sempre parlato della Catalogna quale 29mo paese dell’Ue, ma qui siamo all’utopia, dal momento che sia l’Ue ha già fatto sapere il proprio appoggio alla causa di Madrid, sia la Spagna porrebbe certamente il veto all’adesione della Catalogna alla Casa comune.

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