http://www.rainews.it

26 ottobre 2017

 

Catalogna, riunione fiume nella notte.

 

Governo catalano diviso Cup e di Esquerra Repubblicana chiedono la proclamazione unilaterale dell'indipendenza e della Repubblica, mentre alcuni moderati della PDeCat vogliono che la decisione sia accompagnata da elezioni

 

Non sono bastate sette ore di riunione nella notte per trovare l'accordo: il governo catalano si presenta diviso all'appuntamento con la seduta del Parlament in cui potrebbe essere dichiarata l'indipendenza. Nel palazzo della Generalitat, riferisce la stampa spagnola, per l'intera serata di ieri e fino a tarda ora, si sono susseguiti incontri e riunioni: il presidente catalano Carles Puigdemont ha visto i membri del suo gabinetto, i leader dei partiti che formano la sua maggioranza e le diverse entità sovraniste che hanno appoggiato il referendum del 1 ottobre. Tra poche ore inizia la seduta della commissione del Senato spagnolo che comincerà a esaminare i documenti che riguardano il ricorso all'articolo 155 della Costituzione: Puigdemont, che in mattinata proseguirà le sue consultazioni, ha deciso ieri di non andare a riferire dinanzi al Senato e si trova stretto tra la richiesta della componente della sinistra indipendentista della Cup e di Esquerra Repubblicana, che chiedono la proclamazione unilaterale dell'indipendenza e della Repubblica e alcuni moderati della PDeCat che invece vogliono che la decisione sia accompagnata da elezioni. Nessuno dei dirigenti che ha partecipato ai vertici notturni ha voluto fare dichiarazioni pubbliche. La decisione è nelle mani del presidente della Generalitat, che nella tarda serata ha pubblicato un tweet con l'hashtag 'Catalan Republic', in cui scrive "Non perderemo tempo con quelli che vogliono sconfiggere l'autogoverno della Catalogna. Andiamo avanti".

 


http://www.corriere.it/

25 ottobre 2017

 

Catalogna, la sfida dei leader: «Facciamo la Repubblica»

di Andrea Nicastro

 

Domani votazioni decisive al Parlament di Barcellona. Il presidente catalano ha rinunciato all’invito al Senato spagnolo. Madrid: non vogliono il dialogo

 

Non c’è più dialogo tra Madrid e Barcellona e altri rinvii avrebbero del miracoloso. La deflagrazione di un conflitto mai visto nell’Europa democratica ha ormai una data e un’ora. È scritta su manifesti che vorrebbero passare alla storia: «Fem la Republica», facciamo la Repubblica, concentrazione indipendentista. Venerdì 27 ottobre, ore 12. 

Il president catalano Carles Puigdemont ha rinunciato all’invito del Senato spagnolo di difendersi dalle accuse di sedizione e ribellione. «Non perderemo tempo con chi ha deciso di distruggere l’autonomia catalana. Andiamo avanti» ha scritto su Twitter. Da Madrid rispondono in pochi minuti. «È la riprova che non ha mai voluto dialogare. Per lui è indipendenza sì o sì».

I passi che ancora separano la Spagna dal caos istituzionale sono pochissimi. Oggi il Senato di Madrid dibatterà ancora sull’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione alle istituzione catalane che, in pratica, permette di esautorarle. Nel pomeriggio, quando il treno Ave avrà riportato i senatori catalani da Madrid a Barcellona, il Parlament regionale comincerà la sua riunione. È annunciata una sospensione per la notte e la delibera è in calendario dalle 12 di domani, in coincidenza con il voto di Madrid sul 155 e la manifestazione «Fem la Republica».

 

Così, mentre nella capitale si approverà il commissariamento, Barcellona potrà decidere tra indipendenza o elezioni anticipate che sarebbero, forse, l’unica alternativa allo strappo. «La Spagna — ha detto però il vice presidente catalano Oriol Junqueras alla Ap — non ci ha dato altra scelta che la costruzione della Repubblica». Se secessione sarà, durerà una sola notte però. Sabato il 155 entrerà in vigore e Madrid avrà gli strumenti legali per ricondurre Barcellona all’obbedienza. Sulle agende va scritto: caos.

 


http://www.wallstreetitalia.com/

25 ottobre 2017

 

Catalogna: indipendenza aprirà vaso di Pandora in Europa

di Alessandra Caparello

 

Il pugno duro del primo ministro spagnolo Mariano Rajoy nei confronti della Catalogna sta suscitando non poche perplessità all’interno del gruppo dei suoi alleati. Il più grande partito all’opposizione nel Parlamento spagnolo ha sostenuto Rajoy e il suo governo finora, ma ha espresso preoccupazioni su un aggravio inutile del braccio di ferro in corsa con Barcellona.

 

Alla fine i socialisti, ago della bilancia per le sorti del governo conservatore di Mariano Rajoy, hanno deciso di schierarsi con il premier sulla questione catalana. Secondo fonti da Madrid, Pedro Sanchez, il segretario del Psoe, ha deciso di appoggiare l’esecutivo nella richiesta di commissariamento della regione della Catalogna. Rajoy ha tenuto una serie di incontri non solo con il leader socialista Sanchez, ma anche con Albert Rivera di Ciudadanos – partito conservatore favorevole alla linea dura – prima di decidere di utilizzare i poteri di cui all’articolo 155, una norma cui la Spagna non aveva mai fatto ricorso prima d’ora.

http://www.huffingtonpost.it/

25/10/2017

 

Catalogna verso la proclamazione dell'indipendenza, ma il governo non è compatto

 

Secondo i media catalani l'esecutivo è diviso sulla prossima mossa: c'è chi vorrebbe indire le elezioni e chi dichiarare immediatamente l'indipendenza

 

Ultime ore al cardiopalma prima di una scelta 'storica' per la Catalogna, con gli occhi puntati sul presidente Carles Puigdemont, vicino alla proclamazione della Repubblica che farà entrare in terra ignota la crisi con Madrid.

Il 'President' da giorni tiene le carte coperte, lasciando aperte tutte le ipotesi. Ma questa sera il suo vice Oriol Junqueras, uomo forte del Govern e leader di Erc, ha affermato che Madrid, rifiutando il dialogo, non ha lasciato "nessuna alternativa" alla proclamazione della nuova Repubblica. "Non perdiamo tempo con chi ha già deciso di distruggere l'autogoverno della Catalogna, andiamo avanti!", ha scritto su Instagram lo stesso Puigdemont, confermando che non andrà al Senato spagnolo per cercare di bloccare il commissariamento della Catalogna - come ipotizzato fino alla mattinata del 25 ottobre - perché "tutto è già stato deciso".

 

Da giorni impegnato in frenetiche consultazioni sulla risposta da dare alla scure dell'articolo 155 brandita dal governo Rajoy, Puigdemont ha convocato in serata una riunione informale del Govern, con anche i leader della coalizione parlamentare indipendentista di Junts Pel Sì. Secondo i media catalani, le divisioni nell'esecutivo sulla prossima mossa - elezioni o indipendenza - hanno portato il governo sull'orlo della crisi.

Venerdì il Senato spagnolo darà il via libera al 155: in quest'ambito, il premier Mariano Rajoy ha già annunciato che destituirà Puigdemont e i suoi ministri, prenderà il controllo di Mossos, radio-tv, amministrazione e fisco della Catalogna e convocherà elezioni entro sei mesi.

 

Il presidente catalano deve annunciare domani davanti al Parlament che strada ha scelto di imboccare. E con lui i 7,5 milioni di catalani. Il Parlament si riunirà alle 16. Le risoluzioni saranno votate venerdì, forse anche la proclamazione della 'Repubblica'. Prima del blitz di Madrid. La tensione è altissima. Il fronte indipendentista ha avvertito che contro il colpo di mano spagnolo "la gente scenderà in piazza per difendere le sue istituzioni". E il think tank spagnolo Instituto Elcano non esclude un "Maidan catalano", una rivolta di piazza come nella 'rivoluzione arancione' ucraina.

 

Per Puigdemont, al centro di pressioni incrociate, sono ore critiche. Junts Pel Sì chiede che proclami l'indipendenza. Ma il governo è diviso. Una parte è per la Repubblica subito, costi quel che costi, un'altra chiede di salvare le istituzioni dell'autogoverno, convocando immediatamente elezioni anticipate.

 

Una decisione che potrebbe fermare il commissariamento. Il President è schierato per l'indipendenza ma comprensibilmente esita davanti al prezzo da pagare. Sul suo tavolo ancora oggi c'erano tre ipotesi: la Repubblica e l'avvio di un processo costituente; una dichiarazione d'indipendenza e la convocazione simultanea di elezioni anticipate (o, variante, la proclamazione abbinata ad una vittoria indipendentista alle urne); infine un semplice ritorno della Catalogna al voto. In una situazione di caos, anche giuridico, non è chiaro però se quest'ultima mossa basterebbe ad impedire il commissariamento. Il Psoe, che finora ha appoggiato la linea di Rajoy, ritiene di sì. Il Partito popolare di Rajoy invece ha già detto di no. Il premier non si è pronunciato.

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