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15 giugno 2017

 

Isis, Europol: rischio attacchi con droni esplosivi

 

Dalla relazione del direttore Wainwright emergono dati preoccupanti, pur nell'ipotesi più che probabile che l'Isis venga sconfitta in Siria e Irak

 

Attentati jihadisti con droni esplosivi: il nuovo rapporto sul terrorismo di Europol mette in guardia sul rischio che la tecnica, in uso nelle "crisi in Irak e Siria, possa ispirare altri", arrivando anche in Europa. C'è inoltre preoccupazione per possibili attacchi con armi chimiche, biologiche, radiologiche e nucleari. Nella sua propaganda on-line l'Isis, nel 2016, ha sollecitato a queste azioni, condividendo tattiche (era stata diffusa anche una guida sull'estrazione della tossina della ricina) e obiettivi. Intanto Siria e Iraq continuano ad essere la palestra per i gruppi dell'Isis, ma anche di al-Qaeda (in competizione con i primi), che Europol ritiene abbiano, "volontari", "intenzione e capacità di mettere in atto attacchi di massa, complessi" in Occidente.

 

Sono 7.670 i nomi di 'foreign fighter' di Paesi Ue sulla lista nera della Turchia. E' un altro dei dati che emerge dalla relazione annuale di Europol sul terrorismo, presentata dal direttore Rob Wainwright, alla riunione informale dei ministri dell'Interno a Malta, che avverte sulla crescente minaccia dovuta anche al rientro massiccio dei combattenti da Irak e Siria, "se come sembra, l'Isis sarà sconfitto". D'altra parte, uno dei nuovi elementi di cui si è arricchita la propaganda del Califfato nel 2016, si rileva, è che "in caso di sconfitta in Siria e Irak, l'Isis chiede ai propri affiliati, in altre aree geografiche, di portare avanti la lotta".

 

Sempre più donne jihadiste

Le donne hanno assunto ruoli più operativi nelle attività terroristiche jihadiste in Europa, così come anche i bambini o i giovani adulti. Uno su quattro (26%) delle persone arrestate, nel 2016, erano donne, "un importante aumento", se comparato al 18% del 2015, ha spiegato al vertice di Malta il direttore di Europol. Inoltre, nonostante una diminuzione delle partenze verso le aree di crisi, la Gran Bretagna ha segnalato un aumento nel numero di donne, famiglie e minori impegnati nel conflitto in Irak e Siria, mentre l'Olanda ha evidenziato che oltre 40 bambini (fino a 12 anni) sono andati nelle zone di conflitto. Nel 2016 sono state 135 le vittime di attentati jihadisti nell'Ue, mentre gli attacchi registrati sono stati 13 (5 in Francia; 4 in Belgio; e 4 in Germania), 10 di questi portati a compimento. Gli arresti per presunti crimini connessi al terrorismo islamista nel 2016 sono stati 718, soprattutto in Francia (429), dove sono aumentati per il terzo anno di seguito.

 

L'Isis arretra on-line

Nel 2016 si è registrata una diminuzione della produzione e della diffusione on-line della propaganda del Califfato, questo grazie anche alle misure adottate da alcune piattaforme dei social network, che iniziano a dare risultati. Cambiamenti, ha sottolineato Wainwright, si registrano anche nei contenuti propagandistici: dalla retorica dell'Islam vittorioso si è passati ai richiami a vendicare l'Islam sunnita, "sotto attacco da parte di una presunta alleanza ebraico-sciita e dall'alleanza internazionale anti-Isis". In questo scenario, si rileva, al-Qaeda ha cercato di approfittare dello spazio lasciato dall'Isis, muovendosi, come il suo avversario, su Telegram, dove è più difficile incorrere nell'oscuramento.

 

Vedi anche

Europol: possibili attacchi Isis in Europa con autobombe

 

L'Europol avverte: terroristi infiltrati nei flussi verso l'Ue

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19 giugno 2017

 

Il rapporto Europol sul terrorismo jihadista

 

Sono raddoppiati, in due anni, gli arresti eseguiti in Europa a partire dall’accusa di essere affiliati al gruppo Stato islamico: lo sottolineano gli esperti di Europol in un Rapporto pubblicato il 15 giugno, nel quale si rileva però’ anche una riduzione del numero di attentati. Secondo lo studio, nel 2014 erano stati effettuati 395 arresti. Il dato per il 2016 è invece di 718 soprattutto in Francia (429), dove sono aumentati per il terzo anno di seguito.

Il numero degli attentati in Europa, stando al rapporto, è diminuito dai 17 del 2014 ai 13 dello scorso anno (5 in Francia; 4 in Belgio; e 4 in Germania), 10 di questi portati a compimento.

Sono raddoppiati, in due anni, gli arresti eseguiti in Europa a partire dall’accusa di essere affiliati al gruppo Stato islamico:

Nel 2016 sono state 135 le vittime di attentati jihadisti nell’Ue.

Il rapporto mette in guardia sul rischio che l’impiego di mini droni, in uso nelle “crisi in Irak e Siria, possa ispirare altri” arrivando anche in Europa per uso terroristico.

Nel 2016 si è registrata anche una diminuzione della produzione e della diffusione on-line della propaganda del Califfato, questo grazie anche alle misure adottate da alcune piattaforme dei social network, che iniziano a dare risultati. Emerge dalla relazione annuale sul terrorismo di Europol, presentata dal direttore Rob Wainwright, alla riunione dei ministri dell’Interno Ue a Malta.

Cambiamenti si registrano anche nei contenuti propagandistici: dalla retorica dell’Islam vittorioso si è passati ai richiami a vendicare l’Islam sunnita, “sotto attacco da parte di una presunta alleanza ebraico-sciita e dall’alleanza internazionale anti-Isis”. In questo scenario, si rileva, al-Qaeda ha cercato di approfittare dello spazio lasciato dall’Isis, muovendosi, come il suo avversario, su Telegram, dove è più difficile incorrere nell’oscuramento.

Secondo il Rapporto sono 7.670 i nomi noti di foreign fighters di Paesi Ue sulla lista nera della Turchia mentre aumenta la minaccia terroristica col rientro massiccio dei combattenti da Irak e Siria, “se come sembra, l’Isis sarà sconfitto” ha detto il direttore Rob Wainwright.

Le donne hanno assunto ruoli più operativi nelle attività terroristiche jihadiste in Europa, così come anche i bambini o i giovani adulti. Uno su quattro (26%) delle persone arrestate, nel 2016, erano donne, “un importante aumento”, se comparato al 18% del 2015.

Inoltre, nonostante una diminuzione delle partenze verso le aree di crisi, la Gran Bretagna ha segnalato un aumento nel numero di donne, famiglie e minori impegnati nel conflitto in Irak e Siria, mentre l’Olanda ha evidenziato che oltre 40 bambini (fino a 12 anni) sono andati nelle zone di conflitto.

Oltre 800 foreign fighters sono partiti dai paesi dei Balcani occidentali verso la Siria per aderire al conflitto armato e unirsi alle forze dell’Isis. Emerge dalla relazione annuale di Europol, che avverte sulla “minaccia primaria” rappresentata dal terrorismo jihadista nella regione e sui consensi trovati dall’ideologia radicale islamica predicata da fondamentalisti e gruppi salafiti.

Bosnia-Erzegovina, la regione di Sandzak (tra Serbia e Montenegro), i territori albanesi in Serbia e Macedonia, Kosovo e Albania, sottolinea Europol nel rapporto, “sono stati considerati i principali punti di forza per la radicalizzazione” e il “reclutamento” dei foreign fighers diretti in Siria. Tuttavia, i dati disponibili non confermano quanto riportato dai media sull’esistenza “di campi di addestramento nella regione simili a quelli presumibilmente presenti in Siria e mirati a formare i combattenti”.

Il numero degli arresti effettuati nei Balcani occidentali negli ultimi anni “attesta che il terrorismo primario è stato e continuerà ad essere di matrice jihadista”, prosegue il rapporto, evidenziando come questo tipo terrorismo prevalga nella regione anche sul terrorismo etno-nazionalista e separatista. Nel novembre del 2016, le autorità di Albania, Kosovo ed ex Repubblica jugoslava di Macedonia hanno sventato due attacchi terroristici con 19 arresti in Kosovo e 6 in Albania e Macedonia. I due attentati volevano colpire contemporaneamente una partita di calcio in tra Albania e Israele e un obiettivo in Kosovo.

La regione dei Balcani occidentali ha rappresentato una rotta di viaggio importante verso e dalle zone di conflitto in Medio Oriente. La presenza di armi illegali, soprattutto armi leggere e piccole, nonché le miniere e gli esplosivi presenti sul territorio costituiscono “un importante problema di sicurezza”, conclude il rapporto.

 

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