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Feb. 16, 2017

 

Decodex: la Censura della Verità

 

In Francia è arrivato il “Decodex”: uno strumento che pretende di distinguere il bene dal male, avrebbe potuto inventarlo Orwell e per il Ministero della Verità del Grande Fratello sarebbe stata una manna dal cielo! Invece è Le Monde che offre questo “servizio” al cittadino-lettore ipoteticamente “perso” nella giungla di informazioni del web (sic). Grazie a quest’arma informatica chiamata Decodex, può identificare e distinguere la buona verità giornalistica dalla cattiva propaganda.

A prima vista quest’idea potrebbe sembrare lodevole, ma una riflessione più approfondita solleva molte perplessità e la domanda nasce spontanea: chi controlla i controllori? O meglio chi verifica i verificateur?

Concretamente, Decodex si presenta come un motore di ricerca, si digita l’indirizzo di un sito e questa bocca della verità (sic) dice se è affidabile o diffonde false notizie. Ci sono già estensioni disponibili per Chrome e Firefox e anche per reti sociali come Facebook e Twitter. A partire dal 2 febbraio, 600 siti, per lo più francesi, saranno valutati da un motore di ricerca attraverso un sistema di bollini colorati che ne sentenziano l’affidabilità: grigio per i siti pubblici come Wikipedia, blu per i siti parodia, rosso per i siti “non del tutto affidabili, complottisti o fuorvianti”, arancione per i siti “inaffidabili o altamente orientati”, verde per i siti “molto affidabili”. Un modo con cui si vuole classificare la loro nocività per l’informazione.

I giornalisti di Le Monde quindi si proclamano arbitri di affidabilità della professione, non solo sarebbero loro la bocca della verità assoluta, ma decretano chi è al loro livello e chi ai piani inferiori. Su quali parametri il servizio “Decoder” sarebbe autorizzato a concedere brevetti di affidabilità? Anche Le Monde, è un produttore di informazioni, come non vedere un conflitto di interessi? Jerome Fenoglio, intervistato su France Inter da Sonia Devillers, nega qualsiasi intenzione di censura ideologica: si tratta semplicemente di offrire a coloro che lo vogliono (insiste che non si è obbligati, sic!) un modo per sapere se sono di fronte a ciarlatani o persone serie, se ciò che leggono da un sito è informazione o una contraffazione. L’intenzione è lodevole, ma il problema è: con quali canoni si distingue l’uno dall’altro? E vendendo i pochi esempi forniti dai promotori di questa lodevole iniziativa, si può già temere e constatare un filtro ideologico.

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